L'evento della settimana è certamente il secondo estratto del comeback dei Rolling Stones (ai cori nientemeno che Lady Gaga), ma la discografia italiana si prende anche lo sfizio di proporci tutta la vita di Vasco in una canzone. Mobrici rimastica meravigliosamente in chiave rap (con due delle penne più apprezzate del genere) quei mali che inquinano il nostro tempo, Motta sblocca l'avvicinamento al nuovo disco, e salto in alto (verso Sanremo?) per Bresh supportato dai Pinguini, mentre Rocco Hunt si ridesta dopo gli annacquati tormentoni estivi. Che dire poi dell’ossessione dance paracula di Annalisa? A voi le recensioni del weekend.
Rolling Stones - Sweet Sounds Of Heaven
7 minuti e 22 secondi, il brano è una lunga cavalcata blues a tinte gospel che segue la marcia di avvicinamento alla release di quello che è, senza ombra di dubbio, una degli album più attesi dell'anno. A dar manforte alla leggendaria band ci sono, niente meno che Lady Gaga (relegata però ai cori) e Stevie Wonder (al pianoforte, quasi impercettibile). Una celebrazione, come si può intuire dai versi iniziali, di Charlie Watts, il compianto batterista scomparso nel 2021 (e presente in due delle dodici tracce dell'album). Non un capolavoro, ma comunque prova notevole. Mick Jagger e Co meglio dei Måneskin d'oggi.
Vasco Rossi - Gli sbagli che fai
Sigla d'apertura della docuserie in cinque puntate a piede libero su Netflix, e anche ballad che conta su una potente rullata di batteria e assoli di chitarra; una canzone che è un viaggio a ritroso nella vita del Kom, dal testo intimo e dal gran potenziale live. “Sempre a correre correre scappando da che/Poi a chiedersi chiedersi sempre il perché/Per accorgersi poi che alla fine/Non sempre c’è…”. Qualcosa che da lui abbiamo già sentito. E che male c'è?
La nuova Annalisa? E poi siamo finiti nel vortice
Dopo un sacco di album premiati più dalla critica che dalle vendite, la fisica passata per Amici sembra aver trovato la sua formula. Che altro non è che la dance paracula anni '80 delle sue ultime produzioni, che proprio quando non se l'aspettava più le sono valse un successo stellare. Del resto c’è un prima e un dopo Bellissima nella sua carriera, non solo dal lato testi curati dai re mida del recente mainstream pop, vale a dire Paolo Antonacci e Davide Simonetta, ma un prima e dopo anche di primati: prima donna per un anno in classifica, in una discografia che alle donne lascia solo gli avanzi. Certo è che questo album (trascinato dalla trilogia che include Mon amour e Ragazza sola) non è niente di nuovo, anzi parlando di sonorità è indietro di almeno 40 anni, eppure intercetta alla perfezione ciò che il pubblico vuole da lei. I testi sono divertenti, se vuoi anche facili, con qualche altra potenziale hit qua e là, come Euforia che farà parecchio ballare. L'intuizione è dunque sensata, e lei lo canta bene con quella voce che in tutta onestà non le è mai mancata, e gioca con se stessa, senza neppure tirarsela. A volte lo si dimentica, un'astuta mossa di marketing che sta comunque funzionando.
Bresh e Pinguini Tattici Nucleari - Nightmares
Riccardo Zanotti e Co dopo aver surclassato di vendite gli stadi di tutta Italia, tornano con un duetto a sorpresa, che racconta la travagliata fine di una storia d’amore (il titolo non a caso tradotto significa incubi). Sinceramente un'operazione credibile, ma che nulla aggiunge e nulla toglie al loro repertorio e forse più utile al cantautore genovese, già virato verso il pop, per allargare il suo pubblico. Chissà magari per un salto, anche meritato, sul palco dell'Ariston?
Motta - Per non pensarci più
Un singolo d’avvicinamento al nuovo disco, in cui canta liberatorio: “E ora balliamo sui problemi che poi non risolvo mai, sulla coerenza che mi ha ucciso, per non pensarci più”, per poi lasciarsi andare ancora “e chissenefrega del mondo e di noi”. Forse poco cantabile, che si ammorbidisce però sul ritornello: il mondo artistico insomma è quello e si fa ascoltare.
Rocco Hunt - Pe' vulà nata vota
Dopo gli osceni tormentoni estivi impacchettati a dovere, il timore è che ce lo ritroveremo ogni estate, con o senza la spagnoleggiante Ana Mena, l'ex enfant prodige del rap italiano, sollecitato dagli ultimi drammatici casi di cronaca nera a Napoli, torna al rap di denuncia. “Nè vincitor nè sconfitt dint'a sta guerra/ ce sta nu figl e Dio dint'nu lenzuol spuorco e sanghe nderr'...”. Certe cose bisogna pur dirle, e stavolta il rappautore sembra riuscire bene.
Mobrici, Frankie Hi-Nrg Willie Peyote - Vermi
L'ei fu Canova, nel suo esperimento rap coinvolge due tra i massimi esponenti del genere, per affrontare una questione spinosa: combattere quei tizi e vizi che hanno invaso le nostre vite, spesso senza rendercene conto. “Vermi che non votano o hanno smesso di votare/Perché non c’è nessuno che li può rappresentare... Vermi diffusi come germi, divorano gli inermi/Candidati a un posto al ministero degli infermi…”. Il risultato è un pezzo eccezionale: Mobrici meriterebbe un'attenzione mediatica che finora (quasi) nessuno gli ha dato.