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È davvero di Morgan la canzone più bella del millennio? Risponde Simone Feroli in “Volgere lo sguardo Altrove”. In anteprima su MOW un estratto del libro

  • di Simone Feroli Simone Feroli

8 settembre 2024

È davvero di Morgan la canzone più bella del millennio? Risponde Simone Feroli in “Volgere lo sguardo Altrove”. In anteprima su MOW un estratto del libro
Il brano di Morgan “Altrove” è stato eletto da Rolling Stone “canzone più bella del millennio in Italia”. Ma lo è davvero? Ed è riuscito a sopravvivere al tempo e nel tempo? A questo e ad altre domande prova a rispondere il libro “Volgere lo sguardo Altrove - O di come una canzone è entrata nella storia musicale” di Simone Feroli, tra riferimenti storici, filosofici e non solo: ne pubblichiamo un estratto

di Simone Feroli Simone Feroli

Le sonorità di “Altrove” riportano alla mente anche i lavori di Scott Walker, cantautore statunitense in attività dalla fine degli anni '60 fino al 2018, ovvero un anno prima della sua scomparsa avvenuta nel 2019. Nella produzione di Scott Walker (in realtà si chiamava Noel Scott Engel) si può trovare di tutto: a partire dalla sperimentazione, fino al pop barocco, passando per ballate, arrangiamenti orchestrali, rock in tutte le sue sfaccettature, colonne sonore, folk: insomma, Walker era difficilmente etichettabile. Walker e Morgan possono andare tranquillamente a braccetto e finire nelle pagine dello stesso libro di storia. Scott Walker che a tratti si ispirò a Jacques Brel, artista (non solo compositore e cantautore ma anche poeta, regista teatrale e tante altre cose) belga scomparso nel 1978 al quale, più o meno indirettamente si rifece Fabrizio De André nel suo quarto singolo “Il testamento”, uscito nel 1963. Lo schema narrativo utilizzato dal cantautore genovese, quello del testamento, fu utilizzato sia da George Bressens nel 1955 ne “Le testament” sia da Jacques Brel nel 1961 con “Le moribond”. 

Volgere lo sguardo altrove libro
Volgere lo sguardo Altrove di Simone Feroli
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Per la cronaca, il singolo successivo di Fabrizio De André, uscito nel 1964, fu “La guerra di Piero”, che vide all'opera Vittorio Centanaro, chitarrista e compositore già al fianco di alcuni esponenti della cosiddetta scuola genovese (oltre a De André, collaborò anche con Bruno Lauzi e Gino Paoli) che, qualche anno prima venne a contatto con grandi protagonisti della storia del teatro nostrano, in primis Carmelo Bene («Il talento fa quello che vuole, il genio fa quello che può. Del genio ho sempre avuto la mancanza di talento», tutti i diritti riservati ai rispettivi proprietari). Le canzoni di Brel furono tradotte anche in italiano. Il testo in italiano di “Le moribond” ad esempio fu scritto nel 1966 da un altro incredibile artista, Herbert Pagani, brano cantato dallo stesso Pagani col titolo di “Testamento all'italiana”. Qualche anno prima, nel 1962, fu Gino Paoli a tradurre “Ne me quitte pas” in “Non andare via”: il primo a cantarlo fu proprio Gino Paoli, poi Patty Pravo e, in tempi più recenti, Rossana Casale, altra splendida voce di casa nostra e purtroppo un po' snobbata da certa critica e ingiustamente messa nel dimenticatoio. Anche Giorgio Gaber interpretò alcune canzoni di Brel, così come Sergio Endrigo, Franco Battiato e anche Roberto Vecchioni. L'altrove è anche infinito nella filosofia di Georg Wilhelm Friedrich Hegel, che consiste nel finito che fa parte dell'infinito e che la libertà non esiste e che tutto è determinato nello spirito e dallo spirito che è anche Ragione, Essere e Idea. Hegel, il titolo dell'ultimo disco pubblicato da Lucio Battisti coi testi di Pasquale Panella. Quel Pasquale Panella col quale Morgan ha collaborato e dalla cui collaborazione è uscito (anche) “Sì, certo l'amore”, altro esempio di come la musica dell'artista brianzolo sia difficilmente etichettabile (…).

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