“Ci vorrebbero più programmi in tv sul cinema”. Così Nanni Moretti si esprimeva alla prima de Il sol dell’avvenire a Roma. La Rai, forse, ha preso nota e ha risposto. Domenica 10 settembre, infatti, è uscita la prima delle Lezioni di Cinema di Paolo Mereghetti, uno dei critici italiani più letti in assoluto e ideatore del Dizionario dei film, l’iconica enciclopedia che festeggia quest’anno i trent’anni dalla prima edizione. Saranno 24 le lezioni di Mereghetti, in onda alle 12 di ogni domenica su Rai Movie e disponibili su Rai Play. La trasmissione fornisce agli spettatori un punto di vista diverso, che tiene insieme leggerezza e rigore. Una “chiacchierata tra amici”, come l’ha definita lo stesso autore, lontana dalla seriosità di una lezione accademica e, contemporaneamente, utile a conoscere curiosità, tecniche, strumenti e storie della settima arte. Nella prima puntata, si è parlato di una questione che ha scandito il dibattito sull'essenza del film già dai tempi dei fratelli Lumière. Il cinema è una finestra sul mondo oppure è una cornice? In altre parole: il cinema deve lasciare che sia il mondo stesso a manifestare la sua complessità o, al contrario, deve organizzare il reale per costruire qualcosa di parallelo? Le due concezioni trovano espressione in due filoni cinematografici ben precisi. Il primo, quello che propende per lasciare che il mondo scorra di fronte alla camera, fa capo al critico più famoso del mondo: André Bazin, fondatore dei Cahiers du cinéma e riferimento assoluto per la Francia di François Truffaut e Jean-Luc Godard. In questo caso, sono i piani sequenza e le riprese lunghe a essere fondamentali: la realtà può così essere catturata nella sua interezza. L’altro polo, che predilige un intervento più rilevante da parte del regista, è stato formalizzato da Sergej Michajlovič Ėjzenštejn. Il maestro russo aveva messo al centro della sua estetica il montaggio, la costruzione di una sequenza di immagini che potesse scioccare gli spettatori. Una realtà quasi indipendente, un mondo dentro il mondo. Ma non dobbiamo per forza scegliere, conclude Mereghetti. Il cinema può essere entrambe le cose, la finestra e la cornice: siamo fortunati noi spettatori a potercelo godere in entrambe le sue forme.
Il leggendario Blob di Enrico Ghezzi, Angelo Guglielmi e Marco Giusti ha dimostrato che non serve fare programmi lunghi ore per avere successo e fornire un contenuto di alto livello. Ovviamente, tutti gli interpreti devono essere all’altezza del caso. Se Mereghetti non si discute, anche le illustrazioni di Marco Raparelli funzionano perfettamente: sono il compendio ideale alla lezione del critico. Il tono disteso, i riferimenti precisi e lo sguardo dritto in camera dell’autore del Dizionario dei film ricordano l’atmosfera di quei minuti che, al cinema, precedono l’entrata in sala. Quegli attimi in cui si parla con chi ci accompagna, si conosce qualcuno in coda e si inizia a discutere sul film che si sta per vedere. Solo che quando a scambiare due parole c’è Paolo Mereghetti allora tutti hanno da guadagnarci. Le puntate potrebbero essere più lunghe? Probabilmente sì. La scommessa della Rai sulla durata avrebbe potuto essere più alta. Ma le lezioni sono uno spunto, l’inizio di un discorso che lo spettatore completerà. L'obiettivo era suscitare l’interesse e spingere chi guarda a fare un passo in più, alla ricerca del non detto da Mereghetti. Sarà contento, dunque, Nanni Moretti. L’inizio di una bella trasmissione sul cinema sulla televisione pubblica. Anche solo per 10 minuti la domenica.