“Panico” é forse la parola che racchiude tutta la vita e tutta la cinematografia del maestro del brivido: Dario Argento. La narrazione consiste nella vita di Argento raccontata da lui stesso: interviste ai suoi collaboratori, a familiari (la sorella, le figlie e l’ex moglie), agli amici, a guest star di fama mondiale del calibro di Guillermo del Toro, Gaspar Noé, Nicolas Winding Refn, spezzoni dei suoi film e materiale d’archivio dei suoi set. Dario Argento Panico è una riflessione sui temi che sempre hanno abitato il mondo creativo dell’artista: l’isolamento, lo sdoppiamento e il panico. E Giada Mazzoleni, produttrice e fondatrice di Paguro Film assieme al regista e collaboratore di vecchia data, Simone Scafidi, porta sul grande schermo tutto questo. La nostra intervista.
Cosa significa essere giovani, donne (belle) e produttrici in Italia?
Sai, io sono veramente partita dal nulla, nessun aggancio nel settore, diciamo figlia di nessuno, anzi, figlia di chi ha visto troppe volte troppi film con Al Pacino e Robert De Niro (ma questa è un’altra storia, nda), per cui riuscire a sviluppare un progetto e vederne concreti risultati già a trent’anni è un bel traguardo. Certo, una fatica immensa.
In Italia partire da zero come donna e giovane non è facile lavorativamente parlando, figuriamoci nella produzione cinematografica, un mondo estremamente maschile e conservatore, a partire dallo stesso set: elettricisti, macchinisti, operatori, registi.. tutto è sempre declinato al maschile…
Ora un pochino le cose stanno cambiando, e se mia figlia un domani avesse voglia di diventare direttrice della fotografia, credo potrà essere più semplice per lei rispetto anche solo a 10 anni fa. Questa distinzione di genere sul set rispetto ai ruoli invece in Inghilterra non l’ho mai notata. Con ciò non voglio massacrare il genere maschile, sia mai! Odio la tendenza a categorizzare film maschili e film femminili. Credo nella pluralità di sguardi e nell’autonomia di essi. Lavoro con incredibili professionisti, uomini, preparati, bravi… che mi hanno fatto crescere, che sono stati molto generosi con me e per cui la mia età o il mio genere non hanno mai precluso loro una mia considerazione autorevole a livello professionale. Solo vorrei che più donne preparate e brave avessero maggiore esposizione nell’industry, senza dover ogni volta “dimostrare di saper fare”. Perché il problema è sempre quello: far finta di imparare cose che già sappiamo fare, per rassicurare determinate leadership.
Come mai oggi, negli anni dei remake dei suoi film, hai deciso di produrre un documentario su Dario Argento?
Da quando ho aperto una casa di produzione tutta mia la direzione è sempre stata quella di concentrarmi sul genere. Il piccolo manifesto di Paguro Film presuppone la produzione di prodotti cinematografici e documentari per il mercato internazionale, con l’idea di crescere un pool di autori italiani capaci di portare storie italiane o talenti italiani nel mondo. E’ stato cosi’ con Moths to flame, il mio primo corto che ha vinto il Nastro d’Argento nel 2019 diretto da Jankovic e Pellegrino, girato in lingua inglese ed è andata così anche con Fulci for Fake di Simone Scafidi (in concorso nel 2019 a Venezia con un ritratto biopic su Lucio Fulci), abbiamo individuato un regista italiano amatissimo all’estero e lo abbiamo indagato da punti di vista mai sentiti (come quello della figlia Camilla, poi mancata a marzo 2019) e con una premura particolare nei confronti della sfera famigliare dell’uomo dietro il regista incontrando la figlia Antonella e i collaboratori di una vita. Dopo Fulci, con Scafidi, è stato quasi naturale pensare a Dario Argento per la successiva produzione. Volevamo arrivare a un autore italiano che nell’immaginario internazionale fosse iconico. E la cosa bella di Dario era che dal 1997 ad oggi non erano più stati prodotti documentari o speciali sul suo cinema. C’era molto da aggiungere e soprattutto mi intrigava poter conoscere i punti di vista femminili sulla sua vita. In primis quelli di Asia e Fiore.
Tanti criticano i film degli anni Duemila di Dario Argento, eppure nel docufilm sua figlia Asia dice che la cifra stilista cambia come cambia l’uomo, e se gli autori come gli umani non evolvono non c’è gusto, si tratta di sperimentazione.
Sì. Ho 34 anni, sono nata tra Opera e Trauma. Sono forse il principale target di questa operazione documentaristica destinata ai grandi fan di Dario, ma soprattutto a chi negli anni sta scoprendo la sua influenza culturale o riscoprendo la sua filmografia. Per questo con Scafidi abbiamo cercato di includere il più possibile circumnavigando l’intera filmografia del Maestro, fornendo (spero) delle chiavi di lettura e raccontandone anche il cambiamento. Asia ha ragione, la vita attraversa ciascuno di noi e cambia il nostro sguardo, le nostre priorità e prospettive. Un autore riconosce e avverte questa necessità e queste sfide. Se ha coraggio si misura. Dario non ha paura di niente. Dario continua a fare cinema, anzi. Dario deve fare cinema.
Nel film vediamo un Dario Argento papà che sceglie Asia, sua figlia, come attrice di alcuni suoi film e che se la prende un po’ quando lei impegnata con un lavoro in America rifiuta di tornare sul grande schermo diretta dal padre…
Dario-padre è l’aspetto che più mi ha emozionato di tutto il documentario. È riuscito a essere presente nella vita di Fiore e Asia con equilibrio e amore, nonostante i set dei film. Lavorare a un film credo sia una delle cose più impegnative, faticose e totalizzanti. Eppure lui ha creato dei capolavori senza trascurare le sue figlie, anzi, rimanendo loro punto di riferimento. Non è per niente banale. Lo dico da figlia di genitori divorziati. Non è per niente banale.
C’è anche l’ex moglie, probabilmente una delle sue pochissime apparizioni in pubblico…
In principio Dario non era sicuro dell’idea di avere la sua ex moglie davanti alla telecamera, abbiamo insistito. Personalmente ci tenevo davvero tanto. E abbiamo fatto bene. Marisa Casale che sorride emozionata mentre dice che era inevitabile innamorarsi di Dario Argento è un altro dei momenti più delicati e teneri di questo documentario.