Francis Ford Coppola ha accettato “entusiasta” il premio Razzie per il peggior regista per Megalopolis, il suo ultimo filmone capolavoro (che vi avevamo recensito qui). Premiaccio meritato? Assolutamente no, quando l’Academy seleziona, si sa, qualche grande nome resta fuori. Almodóvar fuori, Coppola e Guadagnino anche. Ci asterremo dal commentare. E dunque perché mai un titolo strano, caotico ma finalmente rischioso e sovversivo (per giunta Francis se l’è prodotto di tasca sua) come Megalopolis poteva essere scelto? Il regista di Apocalypse Now, ha risposto così in un post su Instagram: “In questo mondo allo sfacelo, dove l'Arte viene giudicata con punteggi come se fosse il wrestling professionistico, ho scelto di non seguire le regole codarde imposte da un'industria così terrorizzata dal rischio che, nonostante l'enorme bacino di giovani talenti a sua disposizione, potrebbe non riuscire a creare film che saranno rilevanti e vivi tra 50 anni”, ha scritto. Ben vi sta. Grande Coppola. L'ultimo film del Maestro del cinema non è soltanto bellissimo, per quanto diverso, strano, complicato, ma anche la prova che una storia nuova, un futuro migliore ai figli e ai nipoti c'è dentro e fuori di noi. In anni di guerre, di vite adombrate, la venuta di un meteorite che potrebbe ammazzare tutto o della fine del mono tra le mani dei potenti, Megalopolis inforca il male, lo trasforma in uo spiraglio accecante di luce. Lo diceva anche David Lynch che il futuro sarà luminoso, e allora perché non sperarci? La conversazione (con il compianto Gene Hackman), l'attenzione per i giovani sempre e comunque, I ragazzi della 56ª strada, l'emozione grandissima di arrivare a Cannes, l'anno scorso, la voce del cinema. E noi niente, il film non lo vediamo. Non lo apprezziamo. Anzi, non lo abbiamo mai davvero capito.
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“Che onore stare al fianco di un grande e coraggioso cineasta come Jacques Tati, che si è completamente impoverito per realizzare uno dei più amati fallimenti della storia del cinema, Playtime! Un sincero grazie a tutti i miei straordinari colleghi che hanno collaborato con me per dare vita alla nostra opera d’arte, Megalopolis. Ricordiamoci sempre che il botteghino riguarda solo il denaro e che, come la guerra, la stupidità e la politica, non ha un vero posto nel nostro futuro”, continua il regista nel suo lungo post Instagram. Bisogna aggiungere una cosa, che molti forse ignorano, il regista de Il Padrino ha quasi novant’anni e nonostante questo riesce ad assemblare ancora oggi nel 2025 delle idee clamorose. E se neppure questo bastasse, noi asfissiati dai tragici algoritmi, biopic melensi, storielle imbarazzanti, concentriamoci a guardare lui, Coppola, che il suo film dato che lo voleva fare a ogni costo se l'è pure prodotto da solo. Quindi, davvero lo premiamo ai Razzie? È stato detto sì, così lui li ritira “entusiasta” (Razzie, viene da 'raspberry' che in inglese è l'equivalente dello sberleffo). Ma sarà mica che lo sberleffo, sarà lui a farlo a noi dall’alto, quando fra cinquant’anni sarà il suo film, tra i pochi, a essere ricordato? Speriamo, e allora sì che avremo la riprova di non aver capito un caz*o.
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