Ci siamo abituati, soprattutto negli ultimi anni, a consumare tantissima musica, spesso senza soffermarci neanche troppo sulle parole. Proprio quelle a cui diamo tanto peso nella vita di tutti i giorni, ma che in musica a volte sembrano passare in secondo piano. Fasma, invece, alle parole dà un peso importantissimo. Lo dimostra (anche) con “Piccola”, il suo nuovo singolo. Un brano di poco più di due minuti che ricorda quasi una ninna nanna dai toni dark. Lo abbiamo intervistato per parlare non solo di “Piccola”, ma anche di TikTok, dell’essere virali sui social e degli anni dopo la sua partecipazione tra i big al Festival di Sanremo nel 2021.
Come ti senti?
Molto felice. Ieri non stavo neanche troppo bene, ma l’uscita del singolo mi ha fatto svegliare carichissimo. Questo è un potere che ti dà fare quello che ti piace.
Guarda già solo come ti cambia l’umore.
Eh, ma chiaro. Anche un banale raffreddore, te lo dimentichi proprio. È il potere della musica: ti sorprende sempre.
Di “Piccola” mi ha colpito che è un brano breve, dura poco più di due minuti, sembra quasi una ninna nanna, molto concentrata e diretta.
Sai, credo che quando hai finito di dire quello che devi non serve aggiungere altro. Io in realtà volevo fare solo una strofa, poi GG mi ha guardato e mi ha detto “Tibbè, va bene tutto eh, ma manco a fà così” (ride, ndr.). E aveva ragione, anche perché a livello concettuale manca proprio una parte. Diciamo che non c’è un modus unico di lavorare, e il giorno che lo avrò smetterò di fare musica.
Perché?
Come ti dicevo prima la musica riesce sempre a sorprenderci. E la cosa bella è che non esiste la perfezione, al contrario dei canoni che ci poniamo tra noi esseri umani. Una canzone può essere bellissima se dura un minuto come se ne dura quattro, l’importante è che ti arrivi il messaggio che vuole comunicare. Noi l’abbiamo fatto, secondo me.
Già solo la prima frase “piccola come una pillola, come una pillola che non va giù” è fortissima. Perché sei partito da qui?
Hai preso proprio la frase da cui effettivamente è iniziato tutto. In realtà è partito tutto da Wayne Santana: siamo amici, stavamo lavorando al pezzo che abbiamo fatto insieme e poco prima gli ho fatto ascoltare il ritornello di “Piccola”, che non volevo neanche registrare. Era una cosa per me particolare, e lui mi ha detto: “Fidati di me, fallo, buttati”. E da lì sono andato con questo ritornello da GG, gliel’ho cantato a cappella e abbiamo costruito il brano.
Da una frase semplice spesso nascono cose buone. E poi non servono parolone, perché spesso le persone si “conquistano” con la semplicità ed essendo diretti.
Voglio dire solo la verità nella musica, perché oggi ce ne bisogno e sono d'accordo, dalle cose piccole possono nascere grandi cose, e spesso le diamo per scontate. Anche queste sono importanti, a volte sono le più importanti ed è assurdo. Ma lo trovo anche curioso, perché ci aiutano a relazionarci con la realtà dei fatti.
Wayne ti ha detto “buttati”, ed è una cosa che spesso tendiamo a non fare. Fatichiamo a prenderci dei rischi, perché oggi c’è paura di perdere…
A me questa cosa l’ha insegnato la musica, perché prima non mi fidavo neanche di me stesso e sono un solitario, nel senso buono del termine. Oggi c'è tanta difficoltà nell'accettare di poter perdere, ho cercato di imparare anche questo dalla musica e spero di riuscire a trasmetterlo anche a chi mi ascolta. La vita dovrebbe insegnarci che perdere fa parte del percorso. Anzi, fa proprio parte della vittoria, perché vincendo si sacrifica sempre qualcosa. Bisogna avere consapevolezza della perdita, che ci fa crescere, anche se soprattutto in Italia perdere ci terrorizza.
Direi che perdere spaventa soprattutto i giovani.
Sì, c’è proprio la paura di fallire, di rimanere soli ed essere giudicati dagli altri. Perdere è un tabù gigante. Parliamo di sesso e di tematiche delicate con una facilità quasi da social, però di tutto ciò che è emotivamente parlando impegnato non se ne parla, anzi lo si banalizza. Si dice che l'amore e l'amicizia non esistono come se sia una cosa normale, ma sono la base della nostra società e tutto è partito da lì. Potrei raccontarti una storia bellissima.
Vai.
Si dice che la società sia iniziata col fuoco, ma in realtà una studiosa ha detto una cosa molto interessante: la società è iniziata con l’amore. Invece di lasciare fuori chi era malato, in passato andavamo a caccia per lasciarlo riposare, ed è una cosa totalmente innaturale se ci pensi. Quando smetteremo di amare e di avere questi valori iniziermo ad avere il terrore del prossimo, di tutto ciò che ci rende vulnerabili, e avremo finito di essere evoluti.
Ancora prima di "Piccola" hai pubblicato "Mille notti", che è andata virale su TikTok. Come vivi la viralità? Non sempre è positiva per gli artisti, spinge in termini di numeri ma spesso non è musica di qualità.
Io non ho aspettative, per me sono una stronzata e portano delusione. In qualasisi cosa eh, non solo nella musica. La viralità l’ho vissuta col sorriso, perché è inaspettata, e mi ha reso felice vedere una community di persone che non ci sentiva da un anno dire "oh è tornato Fasma". Mi ha dato la carica e fatto capire che fuori c'è gente che vuole ascoltarci. Ho vissuto tutto come un regalo che devo sfruttare e non penso ci sia un modo giusto o sbagliato di usare TikTok. È "un'arma", sta a noi decidere come sfruttarla e non possiamo condannare chi lo utilizzare in un modo che non ci piace. Così saremmo dei dittatori, ci illuderemmo che il mondo sia ai nostri piedi, ma non è così.
Nel 2021 hai partecipato a Sanremo tra i big. Come sono stati gli anni successivi al festival?
C’è stata poca musica. Sono successe molte cose a livello personale e credo che sia stato tutto necessario a ricordarmi perché faccio musica. Diciamo che sono stati anni particolari, perché ci siamo fermati, non per scelta mia, e non era mai successo prima. Però, sono felice di quello che è successo, doveva andare così. Quindi ringrazio tutti i momenti e, come ti dicevo all'inizio, bisogna saper perdere. È come in un videogioco: non è che se pardi un livello smetti di giocare. Ci riprovi finché non ce la fai e noi, ogni volta, ci prepariamo al livello successivo.