Ogni settimana inondanti da una valanga di musica nuova, cerchiamo di dare un ordine agli ascolti, per suggerire le uscite che per motivi diversi hanno catalizzato la nostra attenzione. Questa volta il primo piano spetta a Tananai con "Calmocobra", il suo secondo album, di cui avevamo già parlato per l’insolita campagna pubblicitaria realizzata tramite finti motociclisti incidentati apparsi a Roma e Milano. Tananai dopo gli anni frenetici susseguiti alle partecipazioni al festival di Sanremo, si è preso una pausa per riassaporare la calma e osservare in silenzio quello che gli accadeva dentro e intorno, proprio come un cobra che rimane fermo e immobile davanti alla preda. Il risultato è un disco di dodici tracce in cui la doppia anima del cantante trova una sintesi convincente, come se i suoi successi “Tango” e “Sesso occasionale” si fondessero in un sound unico. Così Alberto, questo il vero di nome, conquista gli ascoltatori a suon di défaillances, mostrandosi allo stesso tempo come quello sedotto e abbandonato di “Punk love storia” e quello incredulo di “Ragni”, che ancora si stupisce di come la sua ragazza possa restargli accanto. La stessa duplicità si riscontra nelle sonorità che sono indie e pop, elettroniche e melodiche insieme, in un’atmosfera che è sempre confortevole all’ascolto, forse anche troppo, grazie anche al timbro caldo e suadente di Tananai. Se i testi sono ben costruiti e capaci di alimentare l’immaginazione con dettagli ed esperienze comuni a tutti, le melodie azzardano poco, col vantaggio di essere rassicuranti e comprensibili all’orecchio di tutti.
Tutt’altro che rassicurante invece è Simba La Rue, una figura controversa nel panorama discografico attuale, perché costantemente in biblico tra la legalità e la criminalità, senza accennare a voler risolvere questo pericoloso equilibrio. Dopo soli dieci mesi da “Tunnel”, il suo primo album ufficiale, è stata rilasciata la versione “Deluxe” del disco intitolata “Esci dal tunnel” con ben otto tracce inedite, a cui hanno preso parte gli stessi artisti che avevano già collaborato all’interno del progetto. Tornano così Ghali, Paky, Tedua, Guè e Sfera Ebbasta, oltre al fidato amico e scopritore Baby Gang, con cui divide il destino giudiziario (entrambi condannati per reati connessi a una rissa). A differenza di Baby Gang, che è più consapevole della possibilità di redenzione che gli è stata offerta dalla vita, Simba prende l’attività del cantante come un modo diverso per guadagnarsi da vivere, ma rimane comunque ancorato alle logiche e all’ambientazione di strada. Le rime, poche, sono crude, per non dire disturbanti e il flow è rallentato, per non dire inceppato. Eppure ci dovrà pur essere una ragione per cui questo ragazzaccio è apprezzato oltre che dai ragazzini (sfiora i tre milioni di ascoltatori mensili su Spotify), da tutti i rapper più influenti della scena. In lui c’è la totale assenza di dissimulazione della realtà, non facendosi remore nel descrivere le cose più turpi, viste o vissute e la sfrontata sicurezza di chi pensa di non avere nulla da perdere, perché è convinto che la propria strada finisca in ogni caso al cancello di un carcere. Ad ascoltare “Pensieri” però, si riesce a empatizzare un po’ con questo giovane cantante, che si porta dietro un destino di violenza che non riesce a disinnescare e di cui porta ancora le cicatrici (“È successo di tutto in casa mia, Papà mi picchiava, si sfogava sui figli, Io e i miei fratelli portiam le cicatrici).
Tra i vari singoli di questo venerdì, spiccano per originalità gli esponenti della scena rap napoletana, sempre più promettente. Tra Lele Blade in coppia con Luchè in “Jet privato”, Vale Pain che affianca Mondo Marcio in “Città del fumo, PT.2” e Samurai Jay con Federico di Napoli in “Nun m’annammor cchiu’ (to giur)”, la lingua napoletana si conferma come l’unica alternativa dialettale ad avere spazio nelle classifiche, costringendo il pubblico nazionale alla comprensione delle parole o almeno all’attenzione. Per chiudere il carosello menzioniamo l’ultimo brano del re del raggaeton Fred de Palma, che ha scelto Rose Villain per uscire dagli umori estivi e piombare nella malinconia autunnale, senza rinunciare ai ritmi latineggianti. La presenza di Rose riesce a spegnere l’atteggiamento da piacione scanzonato di Fred, portandolo in ambienti in cui oltre al sole caliente si trovano delle ombre.