Per il Club Tenco la questione si chiude qui. Facile, a dirsi. Pesti un merdone, anche bello grande, invece che provare a riparare, chiedendo scusa e risolvendo le cose, ti trinceri dietro scuse che non stanno esattamente in piedi, e poi la chiudi, così, decidendo tu quando finisce una partita della quale non sei arbitro, ma giocatore. Anzi, giocatore sotto di un paio di goal. Le partite non si giocano così. Ricapitoliamo. Piotta fa un post nel quale lamenta, a ragione, che nonostante abbia contezza di aver ricevuto tanti voti per il suo album ‘Na Notte Infame, in gara alle Targhe Tenco nella categoria Miglior album in dialetto, del suo album nella cinquina non vi sia traccia. Nel post, ovviamente, chiedeva ragioni di ciò al Club Tenco, presumendo, tra le righe, che la questione non fosse affatto relativa ai voti ricevuti, quanto a una eliminazione ex abrupto dell’album. Il Club Tenco, per voce del suo direttivo, spiega che la questione è proprio così, l’album non è stato preso in considerazione perché non ritenuto abbastanza in dialetto, quindi nonostante i voti ricevuti, non è stato preso in considerazione. Ne abbiamo parlato qui. Piotta rilancia, citando prima il Presidente della Crusca, non esattamente uno di passaggio, che conferma l’essere dialettale il parlare e cantare e rappare di Piotta, poi un post del Comune di Roma, in sostegno morale, così come dell’Assessorato alla Cultura del Municipio di Montesacro, lì dove è nata la scuola del rap romano da Piotta fondata con gli amici Colle Der Fomento. Io, che ho scritto quanto sopra, vengo contattato dall’ufficio stampa che segue la manifestazione, Riccardo Vitanza, capo di Parole e Dintorni, il quale mi propone un incontro chiarificatore con il direttivo. Premetto che, stando al sito, di chi faccia parte del direttivo non si ha traccia precisa. Anche goglando la faccenda resta ambigua. Alla faccia della chiarezza. Nel sito, né altrove, si trova neanche la Pec del Club Tenco, nel caso uno volesse fare una qualche richiesta ufficiale. Vabbè, mi dico, avrò modo di chiederne ragione durante l’intervista, prevista per questa settimana, con Stefano Senardi e Paolo Talanca del direttivo. Intervista prima prevista de visu, poi su Zoom. Vorrei chiedere quanti voti sono arrivati, magari anche da chi, visto che la giuria, che il Club Tenco vanta come la più prestigiosa in Italia, è piena zeppa di nomi che con la critica musicale nulla hanno a che fare, qualcuno anche col giornalismo, e che con la musica d’autore ancora meno, questo detto senza alcun intento di svilire nessuno, uso un nome su tutti, di una mia cara amica, Andrea Delogu, che è una grande showgirl, un’ottima attrice, volto televisivo e radiofonico di prima grandezza, ma non si occupa né di critica musicale né di musica d’autore, appunto, giuria infarcita anche di gente che nel mentre è passata a fare altro nella vita, e che comunque, storicamente, non vota in toto. Vorrei chiedere anche perché non si segnala subito se qualche lavoro è stato caricato su una sezione sbagliata, così da non incorrere in errori ipotetici come questo. E soprattutto perché, visto che i voti che mi risultano per ‘Na Notte Infame sono tanti, non si è presa in considerazione che i tanti che dialettale lo hanno ritenuto e lo hanno votato, non abbiano ragione.
Per altro, forse in risposta al presidente della Crusca, nottetempo, intorno a mezzanotte di un paio di giorni fa, il Club Tenco fa un post nel quale, riconoscendo la rappresentatività della cultura romana da parte di Piotta, il Club stesso ha chiesto pro-bono, attenzione, a una ricercatrice di Filologia e Linguistica Romanza dell’Università di Chieti, Marcella Lacanale, la quale ha stabilito “al momento della votazione dei giurati” che la percentuale di canzoni in dialetto nell’album era inferiore al 50%. Amen. Quindi, si apprende, prima si è fatto votare, poi, visti i voti, tanti, presi da Piotta qualcuno del direttivo ha chiesto a una ricercatrice dell’università di Chieti un parere, però pro-bono. Poi, però, il parere di Paolo D’Achille, appunto presidente dell’Accademia della Crusca, rispetto alla ricercatrice di Chieti deve essere sembrato sproporzionato, e il post è stato cancellato, sia mai che la ricercatrice si comprometta nel suo percorso universitario per difendere il Club Tenco. Alla fine, comunque, quel post è finito nel cestino, e negli screenshot che trovate qui sotto. Peraltro, per curiosità sono andato a dare uno sguardo alla pagina della ricercatrice di cui sopra, Marcella Lacanale. Risulta che abbiamo tre amici in comune, primo dei quali Paolo Talanca, e il primo post che mi appare, non essendo amici suppongo non mi appiano gli ultimi ma solo quelli leggibili da esterni, risalnte al 6 agosto 2023, mostra una serie di foto di un giardino, taggati tra gli altri lei, Paolo Talanca e Nicola Setak Pomponi, cioè Setak. Non esattamente una figura terza, sembrerebbe, né verso Setak, né, tantomeno, verso Talanca stesso, il cui ruolo nell’eliminazione di Piotta ci è rimasto fin qui oscuro, ma sospetto. Il passaggio del post che ora si trova sulla pagina social del Tenco, il primo, senza ricercatrici citate, post che specifica che se chi vota vota male sono caz*i suoi, detto un po’ meglio, è lì, a indicazione di chi fa parte della giuria, capre. Veniamo però a noi.
L’intervista non si fa. E non si fa perché il Club Tenco non vuole passare per una realtà culturale che si piega di fronte a me, che li ho già criticati. Fanno bene. Sono una realtà pubblica, con tanto di fondazione, che prende i soldi da realtà pubbliche, Siae, Nuovo Imaie, e patrocini vari, oltre che la possibilità di prendersi il 5x1000, non può scendere a trattare con me, che neanche sono un giornalista. Resta che non volendo incontrarmi, dando seguito a quanto proposto da Vitanza, non a caso uno che fa questo mestiere da lungo tempo, non ho potuto fare le domande di cui sopra, e neanche altre, quelle che trovate continuando a leggere. Per dire, avrei dovuto intervistare Stefano Senardi, discografico e produttore storico della scena italiana, con tanti successi in palmares, e Paolo Talanca, critico musicale e insegnante a una scuola media di Montesilvano, dettaglio che a breve capirete ha un senso, da tempo parte di quel contesto musicale. Nessuno dei due, in quanto parte del direttivo, vota. E ci mancherebbe pure altro. Non voto neanche io, che ho chiesto e ottenuto di essere tolto da una giuria nella quale ero stato messo senza chiederlo. Però il direttivo, lo dice il regolamento, ha l’ultima parola riguardo le Targhe, oltre che i Premi. Per dire, sono loro che hanno deciso di eliminare Piotta, in fase di verifica dei voti. Bene. La cinquina delle Targhe Tenco per il Miglior album in dialetto vede in gara, a oggi, questi nomi: Eleonora Bordonaro con Roda, Mesudi con Nodi, Setak con Assamanù, Massimo Silviero con Hrudja e Davide Van de Sfroos con Manoglia. Se è vero, come mi risulta, che Piotta abbia preso una cinquantina di voti, forse più, quanti ne hanno presi in complessivo e singolarmente i cinque finalisti? Uno di questi, poi, va detto, Setak, autore di un ottimo album, terzo di una trilogia, lascia sorpresi. Perché sfogliando il booklet dell’album si legge che, “I testi del libretto sono stati tradotti dal dialetto all’italiano da alcune classi di terza media dell’I.C.Troiano Delfico di Montesilvano, (Pe). In particolare dai ragazzi della 3°A, 3°G e 3° H, guidati dai loro insegnanti di lettere Annalisa La Vella e Paolo Talanca. Paolo Talanca, per altro, che, si vede sui social, ci conosciamo da tempo, non solo ha da subito sposorizzato Setak e il suo lavoro, ma lo ha anche invitato a scuola, alla presenza dei suoi alunni, nonché ne ha scritto su Avvenire. Ne ho parlato anche io, per dirla tutta, invitandola al mio format Musicleaks, Setak è assai bravo. Come ho invitato Piotta, che è anche un mio amico da lungo tempo, sempre per non giocare a carte coperte. Solo che io non voto alle Targhe Tenco e non faccio parte del direttivo. Talanca sì, e infatti può aver deciso di eliminare Piotta, che a occhio di voti ne ha presi parecchi. Così non stanno le cose? Venga dichiarato. E venga anche dichiarato che Talanca, collaboratore di Setak, non ha preso parte in alcun modo alla decisione di eliminare Piotta. Così a rimetterci è anche lo stesso Setak, artista di tutto rispetto che prende su di sé ombre non sue. Nel mentre, del resto, Andrea Satta, voce storica della band dei Tetes de Bois, titolare di un incredibile album solista dal titolo Niente di nuovo tranne te, ha deciso di ritirare la sua candidatura dalla cinquina finale. Perché? Perché era in finale tra gli esordienti, essendo tecnicamente il suo il primo album a suo nome, in passato c’erano stati anche Morgan, Francesco Bianconi dei Baustelle, Cristiano Godano dei Marlene Kuntz, tanto per fare qualche nome, ma lui non sapeva che avrebbe potuto iscriversi anche come Miglior album in assoluto. Vedersela con dei veri esordienti gli è parso fuoriluogo, e in effetti lo era, così si è ritirato, dando un buon esempio e indicando una falla bella grossa nel regolamento. Anche qui, voti andati a puttane, sempre per trasparenza. Ora, di Talanca e Setak vi ho detto, ma non ne ho potuto parlare con il diretto interessato, né con Senardi.
Che questa edizione, come forse anche le altre, sia fallata mi sembra evidente. Due categorie su sei presentano dei bug, belli grossi, con un candidato eliminato d’ufficio, e uno che si ritira perché non si trova, a suo legittimo dire, nel posto giusto, e nessuno glielo ha fatto notare. Detto che non si sa chi fa parte del direttivo, non si sa quale sia una Pec alla quale scrivere per avere ufficialmente dati di voto, così da poter capire se i finalisti abbiano più o meno voti di Piotta, non si sa chi abbia deciso di eliminare Piotta, se tra chi lo ha fatto c’è anche Paolo Talanca, legato a Setak, e anche alla professionista che avevano inizialmente usato come pezza, salvo poi cancellare il tutto, insomma, non si sa niente. Allora, impossibilitato a fare domande, passo a dare io qualche risposta, sperando di essere utile alla causa. Causa, sia chiaro, che non è quella di far rientrare Piotta in cinquina, per dirla con Vasco, ormai è tardi, né di nuocere a Setak, grande artista con un grande album, quanto piuttosto di salvare quel briciolo di credibilità che forse il Club Tenco ancora ha, dubito. Quindi, mentre il legale di Piotta ha fatto esplicita richiesta al Club Tenco di bloccare l’assegnazione della Targa nella sezione Miglior album in dialetto per quest’anno, in attesa di chiarimenti, io questo propongo, consapevole che Piotta ha decisamente già vinto, e va detto, Ricky Vitanza dovrebbe ringraziarlo, perché mai come adesso si è parlato delle Targhe Tenco, poi è da vedere se la cosa sarà utile o meno. Prima proposta, comincerei col fermare le Targhe Tenco per quest’anno, un po’ come si è fatto col Nobel per la Letteratura anni fa, lì lo scandalo era di tipo sessuale. Due ferite su sei categorie mi sembrano troppe. Meglio fermarsi, rivedere decisamente il regolamento, rivedere decisamente la giuria, e ripartire, con serietà. Seconda proposta, nel caso non venisse accettata la prima, cosa che credo accadrà. I cinque finalisti della categoria Miglior album in dialetto, come i quattro della categoria Miglior album d’esordio si ritirino. Vincere, in caso, in una categoria su cui aleggia una nuvola carica di merda non ha molto senso, anzi, porterebbe con sé un cattivo odore. Meglio fare un passo indietro, esprimendo solidarietà a chi non è lì, per motivi differenti, ma sempre legati al cattivo funzionamento della macchina Targhe Tenco, A lato di questo, però, visto che se mai i finalisti decidessero di fare il passo, il Club Tenco ne sarebbe spettatore, chiederei ai tanti, tantissimi giurati che hanno votato Piotta e il suo ‘Na Notte Infame, ritenuto non idoneo sulla base, si è letto, di un parere di una ricercatrice legata in qualche modo a uno dei concorrenti, parere fatto a voti già dati, attenzione, chiederei ai tantissimi giurati di uscire dalla giuria, con gesto deciso, direi francese. Ritenete che il nostro voto non valga nulla? Anzi, che la nostra opinione non valga nulla, visto che ci dite che voi, su parere di una ricercatrice etc etc, avete optato diversamente? Bene, allora noi ci leviamo di torno, cantatevela e suonatevela da soli. Credo sia tutto, resta l’amarezza di non aver potuto fare le mie domande, dando seguito alla giusta imbeccata di Vitanza, l’amarezza di vedere un artista di valore come Setak finire in mezzo al fango, non certo per sue colpe, di vedere incolpevolmente coinvolto anche Stefano Senardi, che ha una carrira di tutto rispetto ma che, trovandosi lì, diventa gioco forza coinvolto, e anche l’amarezza di vedere un nome importante come quello di Tenco usato in questo modo. Fortuna che lui è morto, e i morti non possono provare a loro volta amarezza, credo. In caso contrario tornasse a tirare le lenzuola in certe notti estive, se hanno avuto paura di me, figuriamoci di un fantasma così blasonato.