Alla fine non gliel’hanno data. Né gliel’hanno dato. Parlo della Targa Tenco e del Premio Tenco, niente, ‘Na Notte Infame di Piotta non è entrato nella cinquina dei finalisti delle Targhe Tenco, abbiamo appreso, né ha ricevuto un premio. Piotta, forse dovrei dire Er Piotta, ben sapendo che nei fatti Tommaso Zanello, questo il suo nome d’arte, quell’Er non ce l’ha mai messo. È una questione di abitudine, da parte del pubblico, sei un rapper romano, canti e rappi in romanesco, di più, canti e rappi in romanesco di Roma e delle abitudini dei suoi abitanti, normale che da Piotta, nome del resto derivato dal romanesco, le piotte sarebbero le monete da cento lire, simili ai suoi occhialini tondi, normale che da Piotta tu diventi Er Piotta. Del resto sei diventato famoso per Supercafone e Robba Coatta, mica per O mia bella Madunina o qualche canzone in italiano corrente. Famoso, sei diventato, parliamo di esattamente venticinque anni fa, un vero e proprio fenomeno sociologico, al punto che pure la Rai ti ha dedicato una prima serata, con tutti i principali personaggi di Roma, da Carlo Verdone in giù, lì a parlare di coattaggine. Hai anche fatto un film, Il mambo del Giubileo, scritto la colonna sonora di Suburra, insomma, che sei romano e ti esprimi in romanesco lo sanno anche i sassi, quelli dei sanpietrini, immagino. Tutti tranne che quelli delle Targhe Tenco e del Club Tenco, mai capito esattamente la differenza, pur avendo fatto parte di quanti votavano alle Targhe Tenco per lungo tempo, e avendo ottenuto a fatica di uscirne, roba che manco con Scientology. Andiamo però con ordine. Era l’inizio di marzo quando, forte dell’ascolto dell’album ‘Na Notte Infame evocavo un Tenco per Piotta. Il disco era, è tutt’ora, bellissimo, intriso di autobiografismo, quindi di romanità, legato a doppio filo a un romanzo, Corso Trieste, Corso Trieste che è una via di Roma, titolare del quartiere Trieste, per altro, libro scritto a quattro mani con Fabio Zanello, fratello di Tommaso, scomparso un paio di anni fa, proprio d’estate, come oggi. Evocavo e invocavo un Tenco perché l’album, come il libro, non a caso incensato di recente proprio da Corrado Augias, non certo un cultore del rap, è intenso, dolente, bellissimo. E perché Piotta, ormai da anni, ha fatto un percorso all’interno del cantautorato, mescolandolo al rap, da cui arriva e di cui è uno dei padri nobili con i Colle Der Fomento e Ice One, parlo della scena romana, se lo meriterebbe tutto.
Un articolo che era certo anche una provocazione, perché un tempo al Tenco un album così non lo avrebbero mai preso in considerazione, ma ultimamente ha vinto Marracash, ha vinto Madame, ha vinto Caparezza, ci starebbe bene anche un Piotta maturo. Al punto che Altafonte, etichetta che distribuisce il tutto, ci ha creduto davvero, e ha iscritto ‘Na Notte Infame, titolo direi sufficientemente chiaro, alle Targhe Tenco, Premio come Miglior Album in Dialetto. Io ho lanciato la palla, ma non voto più al Tenco. La mia storia dentro la giuria merita un breve inciso. Anni fa, quando scrivevo per il Fatto Quotidiano, ho duramente criticato una certa staticità e miopia delle Targhe. Il tutto mi è costato da una parte un dissing social da parte di Brunori, che avevo usato come frecce per colpire al cuore il Club, poi abbiamo ovviamente fatto pace, dall’altra un’inclusione d’ufficio tra i giurati, della serie “se devi criticare fallo da dentro”. L’anno successivo, per un mio errore, sembra, Filippo Andreani è arrivato secondo nella categoria Miglior Album, perché il mio voto per lui, dichiarato da me sui social, non è mai arrivato. Quando si è capito che non era arrivato per un problema con la mail, ho mostrato screenshot inequivocabili, l’allora presidente del Club mi ha in qualche modo accusato di voler portare il caos dall’interno. Risultato, Andreani non ha vinto e io di lì in poi ha dichiarato per qualche tempo i miei voti, poi ho smesso di votare e ho iniziato a chiedere di essere tolto dai giurati, ritenendo il Club e anche le Targhe qualcosa nei quali non mi riconoscevo. Ho avuto anche un carteggio fitto con il nuovo Presidente, l’oggi compianto Staino, e alla fine, zac, sono sparito dai giurati, finalmente. Questo senza che la cosa venisse comunicata agli uffici stampa, che anche oggi mi rompono chiedendo i miei voti per i propri assistiti. Comunque, venendo a noi e venendo a Piotta. Succede che l’album venga iscritto alla categoria Miglior Album in Dialetto, e quello è. ‘Na Notte Infame, di Er Piotta, un album sui luoghi di Roma, cantato in romanesco, o almeno in quella versione di romanesco che usa oggi, un italiano sporco, con intonazione romana, sentite Serpico, con Zampaglione dei Tiromancino, e ditemi se è in italiano italiano. L’album viene caricato nella piattaforma per i votanti dentro la sezione dialettale, riceve anche diversi voti, e poi, al dunque, non finisce in cinquina. Lui, Piotta, che nel mentre ha ricevuto un numero importante di messaggi da parte di votanti che affermano, per iscritto, di averlo votato, fa un post, nel quale chiede che ne sia stato dei suoi voti, buttando lì che siano spariti, ma senza sapere perché. Chiede quindi ragione di ciò al Club Tenco, che risponde così: “Il Club Tenco, in nome della trasparenza che da sempre lo contraddistingue, risponde a Tommaso Zanello, in arte Piotta, in merito alla votazione delle Targhe Tenco, e lo fa pubblicamente, nelle stesse modalità di richiesta dell’artista. Le cose stanno così: il disco ‘Na Notte Infame ha ricevuto diversi voti dai giurati, ma nella categoria “Miglior album in dialetto” e, secondo i parametri inequivocabili del nostro regolamento, i testi dell’opera non sono scritti e cantati per oltre il 50% in alcun dialetto o lingua minoritaria”. Ora, alcune domande sorgono spontanee, anche a fronte di alcune posizioni, spero che Piotta le esponga, prima o poi, prese da linguisti esperti di dialetti e nello specifico del romanesco, chi stabilisce all’interno del Club Tenco cosa sia o non sia dialetto? Fuori i nomi. Altra cosa, perché, essendo stato caricato per tempo nella categoria dialettale il disco, nessuno dei componenti della giuria che così ha stabilito, non ha fatto presente che era la categoria sbagliata, avvisando Altafonte che lì lo aveva caricato? I giurati che hanno votato ‘Na Notte Infame come Miglior Album in Dialetto, sarebbe quantomeno bello sapere quanti, hanno tutti avuto un abbaglio? Sono dei dilettanti che non distinguono, a differenza dei componenti dei probiviri del Club Tenco, cosa sia o non sia dialetto? Sono semplicemente scemi? Capito l’errore, nel caso i voti siano stati in un numero importante, non sarebbe stato meglio farlo comunque concorrere, lasciando semmai agli artisti concorrenti per la medesima categoria decidere se fare ricorso o meno? Sono sicuro, per dire, che Setak, artista che stimo e conosco personalmente, titolare di un album assai bello che spero a questo punto vinca la Targa, titolo Assamanù, cantato com’è in una lingua che si rifà a un abruzzese spurio, non di un luogo specifico, ma mettendo insieme più dialetti, quindi una neolingua che trae origine da più lingue, non avrebbe sicuramente avuto nulla da eccepire nei confronti di un lavoro come ‘Na Notte Infame, comunque album importante non fosse altro per la storia che racconta. Ma il Club Tenco ci tiene a far sapere di avere una chiara fama, quella di trasparenza, che nei fatti, lo dico col piglio di chi ha chiesto e ottenuto di andarsene, non è che sia poi così chiara. Così hanno deciso, e così sia. Resta che è come se si fosse deciso a monte di escludere qualcuno senza avergli dato modo di cambiare campo di gioco, nel caso davvero i parametri fossero inequivocabili. Oppure di intervenire per provare che tanto inequivocabili non sono, tirando in ballo linguisti e associazioni romane che appunto sostengono il contrario. Ultimo dettaglio, sarebbe bello sapere quanti dei probiviri siano romani, quelli che conosco io, per dire, vengono da altrove, ma questo è un dettaglio irrilevante. Visto da fuori, grazie a Dio, il Club Tenco, nella sua reale irrilevanza, sembra sempre più un Premio Strega nel quale se la cantano e se la suonano, forse sarebbe il caso di rivedere un po’ tutto, votanti, molti sono dilettanti allo sbaraglio, alcuni neanche scrivono più, regolamento e anche direttivo, così almeno la famiglia di Luigi Tenco non dovrà anche quest’anno denunciarli per l’uso improprio che fanno del loro caro congiunto. Qualche tempo fa, credo ai tempi di La mia generazione, album che lo vedeva interpretare le canzoni dei suoi colleghi che avevano animato la scena underground e alternativa italiana, Mauro Ermanno Giovanardi, per tutti Giò dei La Crus venne escluso per una faccenda simile. Il suo album venne iscritto nella categoria Album a Progetto. Gli venne fatto notare che era la categoria sbagliata, perché lui risultava un interprete solista di brani di album, quindi la categoria giusta era Miglior Album da Interprete, salvo poi scoprire, al momento dell’uscita delle cinquine che lui non c’era perché la categoria giusta sarebbe dovuta essere quella di Miglior Album a Progetto, gabbato due volte. Quest’anno, fortunatamente, i La Crus concorrono come Miglior Album, e magari Giò verrà risarcito, almeno moralmente di quanto gli è stato ingiustamente tolto in passato. Vorrà dire che Piotta dovrà aspettare qualche anno prima di vedere quel riconoscimento che al momento non è arrivato. Pensa te se proprio Er Piotta poteva mai pensare che un giorno gli avrebbero negato il diritto di concorrere al Tenco perché troppo italiano. Tommà, portace ar mare, ‘ndo caz*o te pare, tanto resto uguale...