A tutto Francesco Gabbani. Sua l'abitudine di tornare, al momento opportuno e con qualcosa da dire. A cominciare dal nuovo singolo, L'abitudine appunto, scritta a quattro mani con lo storico co-autore Fabio Ilacqua (già insieme per successi come Amen, Occidentali’s Karma e Volevamo solo essere felici), e capace di parlare di concetti importanti in modo semplice. Un tratto che contraddistingue la produzione artistica del cantautore, pronto anche al suo primo one man show, ossia la seconda edizione del programma green Ci vuole un fiore. Un'altra prova che anticipa a MOW in una succosa chiacchierata. Dalla nuova musica al grande evento live a Carrara (la sua città), passando per Sanremo e i finti sold out: “c'è chi gonfia i numeri per pubblicità”. E uno spoiler sui primi ospiti del programma (in previsione il 14 e 21 aprile su Rai1) e una strigliata sull'abuso di auto-tune...
Francesco, torna a scrivere con Fabio Ilacqua e pubblica una signora canzone.
“Che bella definizione, un complimento così fa solo piacere. L'abitudine è frutto della ritrovata amicizia e collaborazione artistica con Fabio, e racchiude tutti i crismi che ci contraddistinguono. In equilibrio tra aspetto musicale suadente, e comunque pop, e un testo che propone delle riflessioni sul nostro modo di vivere”.
Il testo è anche una condanna al consumismo, lei a cosa non può rinunciare?
“Fortunatamente non sono legato a questo meccanismo, anzi mi auguro che il brano possa concedere una piccola illuminazione sulla questione e sull'illusione che la felicità consista nel possedere cose”.
Questa era la canzone per Sanremo, lo sa?
“È arrivata dopo, altrimenti avrei provato. Cantare al Festival è sempre piacevole, è una manifestazione a cui devo molto e dove è partita la mia carriera da cantautore. Si va con la canzone giusta, per non sprecare l’occasione”.
Perché voi artisti non avete alzato la voce sul mancato accordo Meta-Siae?
“Parlo per me, non dipendo dai social e neanche per l'attività musicale. Quindi ne posso fare a meno, ma appoggio Siae, è importante garantire i diritti d'autore, non solo in termini economici ma anche di rispetto del lavoro”.
Non solo musica, torna nelle vesti di conduttore televisivo, e con ben due appuntamenti in solitaria.
“La Rai mi ha affidato il continuum del progetto, credendo nella mia capacità. Stavolta sarà un one man show con performance canore, attoriali, un'avventura che affronto con tanta responsabilità e legame al tema. Provo un sentimento forte per la natura, per questo la rispetto, e spero che Ci vuole un fiore possa smuovere le altrui coscienze”.
Ci anticipa qualche ospite?
“Nella prima puntata avremo, in quota musicale, Ornella Vanoni, Levante, Mr. Rain. Poi Francesco Arca, Stefania Sandrelli, e due presenze fisse, Nino Frassica con la sua comicità no sense spettacolare e Mario Tozzi, che in modo divertente porterà contenuti divulgativi”.
Nesli allude ai finti sold out, è un dubbio che la sfiora?
“Per fortuna non mi riguarda, sono molto trasparente anche nell'aspetto live. Ma forse qualcuno gonfia i numeri, del resto viviamo in un momento storico in cui la facciata la fa da padrone. Anche perché spacciare il tutto esaurito comporta una maggiore esposizione e pubblicità”.
A proposito di live, cos’ha in programma?
“Intanto un grande evento nella mia città, a Carrara, occasione per festeggiare il mio compleanno e condividere coi miei concittadini, che mi hanno sempre supportato, l'appartenenza al territorio. Non solo, anche un modo per far conoscere ai miei fan il luogo in cui sono nato”.
Francesco Gabbani oggi è cantante, presentatore, attore, vuol fare anche il politico?
“Non è la mia vocazione, la politica dovrebbe essere una faccenda seria, anche se a guardarmi intorno sembra il contrario”.
Scrivendo, scrivendo, ci sarà anche un disco?
“Prima o poi verrà fuori, ma senza fretta. Ecco, il politico no, l'album sì” (ride).
È d'accordo con Laura Pausini che dichiara: cantano cani e porci?
“Premessa, sono abbastanza libertino in tal senso, quindi se l'auto-tune è usato come espressione artistica, ben venga, ma se maschera l'incapacità di cantare... Prima o poi se ne renderanno tutti conto”.
Se fosse al posto mio, come intitolerebbe l'intervista?
“Non è il mio campo, provo...”
Si lanci sereno.
“Francesco Gabbani: Ci vuole un fiore diventa un'abitudine”.
Buono, ma ho cambiato titolo, mi perdona?