Sono passati ormai diciotto anni da quando era lui a sedersi sui banchi dell’Istituto comprensivo Iqbal Masih, ma ieri Ghali ci è tornato per l’inaugurazione dell’anno scolastico. L’incontro con gli studenti è stato mediato dallo scrittore e giornalista Jonathan Bazzi, con cui ha in comune il vissuto nelle periferie milanesi, a Rozzano Jonathan e a Baggio Ghali, dove siamo. Per introdurre il protagonista la preside spiega ai ragazzi che quello che vedranno non è il personaggio, la star, il rapper, ma un ex allievo che avrebbe potuto essergli compagno di classe. Solo che alla sua epoca c’erano molto meno ragazzi afro-discendenti, mentre ora la platea che si trova davanti è un bel melting pot di culture. “Eravamo forse in tre o quattro di ragazzi arabi in tutta la scuola, vedere oggi così tante origini diverse è veramente bello. Non è scontato, era facile sentirsi esclusi o una minoranza, è una cosa che magari adesso non riuscite a capire e meno male”, dice Ghali.

Sul tema del bullismo e dell’emarginazione ritorna anche dopo, quando saranno i ragazzi a porgli le domande. “Mi hanno preso tanto in giro da piccolino, ma ho sempre creduto in me stesso e da subito ho capito che chi ha tempo di prendere in giro e chi ha il coraggio di farlo, non va da nessuna parte nella vita.” Proprio su questo disagio però si radica l’esigenza di esprimersi, che Ghali ha manifestato sin da subito, come ricordano due sue ex professoresse. Dai temi di italiano brillanti che facevano leggere anche alle altre classi, ai primi esperimenti con la musica: “Io voglio ricordare di una festa proprio qui in cortile, in cui hai cantato una canzone che ha commosso tutti. L’avevi scritta tu sul tuo papà, io me la ricordo perché ci siamo commossi tanto, era molto intensa”. Un episodio che neanche Ghali ricordava e che trasforma il suo passato in nuova ispirazione. “Mi sono sempre appoggiato tanto sulla fantasia, mi piaceva l'arte fin da piccolo e in qualche modo già influenzavo le persone che mi stavano attorno, in classe facevo scoprire nuova musica e poi ho portato il freestyle. Una volta avevo fatto proprio pressione sul prof di storia dell'arte per far venire un writer di cui mi piacevano tantissimo i graffiti, si chiamava Bros, è stata una bellissima esperienza.”

Tra i quesiti che vengono dal pubblico non mancano quelli sull’attualità, a partire dal senso di un verso del brano “Casa mia”: “Ma come fate a dire che qui è tutto normale?”. Ghali spiega: “L'avevo scritta quando tutti iniziavano a parlarne (si riferisce alla situazione in Palestina) e finalmente il racconto poteva toccarci tutti, però tutto continuava a filare liscio. Nei nostri media non se ne parlava e nella mia testa mi domandavo, come facciamo a far continuare lo spettacolo, come fa lo show ad andare avanti senza sapere che di là sta succedendo una tragedia incredibile? Però il vero senso di questo verso è quando tu, che probabilmente hai origini italiane al 100%, mi chiedi di questa canzone, perché ti è rimasta in testa e ti è rimasta impressa quella frase.” Non si fa problemi Ghali a dichiarare anche di aver sofferto in passato per le sue origini: “Dopo il 2001 c’era una certa propaganda contro l’Islam, era entrata pure nelle nostre case e nelle nostre teste. Noi arabi ci sentivamo in colpa continuamente di cose che succedevano in giro per il mondo. Non era facile da sopportare e nemmeno i nostri genitori ci aiutavano. Mia madre mi diceva di non uscire con altri amici arabi e gli altri genitori dei miei amici arabi non volevano che i loro figli uscissero con me. Ci iniziavamo ad auto-ghettizzare. Avevo cominciato a vergognarmi delle mie origini e della mia religione. Questa era la narrativa”. Quando il sole è al suo zenit e sta per suonare la campanella che segna la fine delle lezioni, i ragazzi si accalcano intorno al loro beniamino per farsi firmare disegni e poster, ma anche solo per strappargli un abbraccio.

L’evento è stato anche motivo di anticipazioni. Ghali, infatti, ha annunciato che allo spettacolo previsto a Fiera Milano Live il 20 settembre, che sarà l’ultimo dell’estate, non mancheranno anteprime del disco attualmente in preparazione, con uscita nel 2026. La ricorrenza dell’inizio dell’anno scolastico ha fatto sì che in questo settembre anche un’altra scuola aprisse le sue porte per una conferenza organizzata fondamentalmente per fare degli annunci. Parlo di quella di X Factor al liceo artistico Umberto Boccioni di Milano, dove lo scenario però aveva un ruolo esclusivamente decorativo e funzionale solo alla promozione del programma, in partenza contemporaneamente alla riapertura delle scuole. Una scelta che se all’apparenza può sembrare analoga, nasce con un’intenzione ben diversa da quella di Ghali. Lo spettacolo, infatti è solo tangente al suo percorso, perché come ricorda spesso lui “Io non ho un nome d’arte, sono sempre Ghali”. Nemmeno Rich Ciolino (la mascotte dalle sembianze aliene che da Sanremo lo accompagna nelle uscite pubbliche) è una finzione per lui: “Non è un'idea, è un alieno che è venuto a trovarmi, mangiamo spesso insieme, però mangiamo cose diverse.”
