Libera, voglio essere libera. Vi sarà capitato, anche distrattamente, di incappare in un reel, su Instagram come su Tik Tok, che parte con queste parole. Sono l’incipit e il leit motiv del brano Bandiera, della cantautrice siciliana Giulia Mei, recentemente divenuta virale sui social e su Spotify grazie all’esclusione da X Factor (noi ve ne avevamo parlato prima di tutti qui). Strano destino, il diventare famosi per una esclusione, ma il karma esiste e per una volta, si può dire, giustizia è fatta. Perché Bandiera di Giulia Mei, canzone presentata alle audition e che le era valso un passaggio al successivo step dei BootCamp, non è solo una bella canzone pop, o almeno non lo è più. È una canzone pop, sicuramente un pop d’autore, anche molto contemporaneo, che è assurta al giusto ruolo di manifesto. Procediamo con ordine. Giulia Mei è una cantautrice che scrive le sue canzoni al pianoforte, e che si è fatta notare, più dalla critica che dal pubblico, con un album d’esordio dal piglio decisamente tradizionale, Diventeremo adulti. Recentemente è tornata sulle scene con una nuova veste musicale, grazie al lavoro di Ramiro dei Selton alla produzione, a soprattutto con una penna decisamente più affilata. Proprio Bandiera, uscita in primavera, segnava in qualche modo una svolta, quell’elettronica posta a chiusura del ritornello, quel testo così tagliente, capace di mettere chiunque, uomo o donna, di fronte a una realtà ineludibile, che dovrebbe metterci tutti a grande disagio. Disagio del resto ben espresso in quel ritornello così evocativo: “Della mia fi*a farò una bandiera / che brillerà nella notte nera”. Canzone che sulle prime si è fatta notare, sempre tra addetti ai lavori, ma che è esplosa proprio per quel passaggio nel talent di Sky, e anche per quell’incredibile eliminazione, per una volta che qualcuno aveva proposto davvero una potenziale hit. Nei fatti il brano ha iniziato a girare sui social, con quell’incipit così potente, quel dire che ogni donna dovrebbe essere libera di fare la propria vita, nel testo si parla di fare figli a quarant’anni come di girare film porno, tanto per citarne un passaggio, e di lì è divenuta una rara hit capace di veicolare contenuti e messaggi.
Ripresa da ragazze, donne, ma anche ragazzi e uomini, Bandiera, decisamente partendo dal basso di una produzione indipendente e fuori dalle logiche del mercato e delle major, ha cominciato a macinare numeri, finendo poi nel mirino di chi quei numeri può moltiplicarli esponenzialmente. Ecco quindi che Chiara Ferragni l’ha ripresa, forse per tentare un proprio riposizionamento, come ecco Emma Dante riproporla usando il ritornello come testo del post di accompagnamento, con tutto quello che possiamo immaginare tra la Ferragni e la regista siciliana nel mezzo. E ecco anche che Geppi Cucciari l’ha invitata al proprio programma tv, Splendida Cornice. In quest’occasione, vedi tu la discriminazione di genere, Geppi e Giulia hanno inscenato una gag per giustificare la censura che la Rai ha imposto sulla parola “fi*a”. Peccato che subito dopo la medesima censura non sia stata applicata alla parola “figa” cantata ne La ghigliottina da Brunori Sas, vai a capire se il problema sia che lì a cantarla era un uomo, o magari per quel pronunciarla con la c invece che con la g. Questo fatto è stato notato da Striscia la Notizia, che ci ha fatto su un servizio, a sua volta divenuto virale, ripreso tra gli altri da Vasco Rossi. Un vero crescendo wagneriano, con Giulia invitata ovunque, il suo nuovo singolo La vita è brutta ben avviato a diventare a sua volta una hit. Quel “libera, voglio essere libera”, al pari col ritornello, entrati di diritto nel nostro immaginario, al punto che il 25 novembre la sua Bandiera è diventata un vero e proprio inno nella Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Lei stessa ha presenziato alla manifestazione di Milano, dove in decine di migliaia hanno cantato con lei la sua canzone, anzi, la canzone ormai divenuta di tutti. Sicuramente i versi di Bandiera sono diventati anche di Francesca Ghio, coetanea di Giulia Mei, al momento consigliera comunale di Genova, che in un suo intervento in aula consiliare, celebrando il 25 novembre, ha parlato di quando a dodici anni è stata per mesi stuprata da un adulto di cui si fidava. Un racconto lucido, toccante, anche violento per come ha sbattuto in faccia a tutti la difficoltà di fare i conti con uno stupro in una società ancora giudicante nei confronti delle donne come la nostra. Un racconto che si è chiuso coi versi “della mia fi*a farò la bandiera/ che brillerà nella notte nera”. Non so cosa riserverà il futuro a Giulia Mei, artista meritevole di tutta la nostra attenzione, ma credo che quel che le sta succedendo in questi giorni sia assai più di una vittoria al Festival di Sanremo, o forse addirittura di un Grammy.