Grido è tornato e sembra più maturo che mai. L’ex voce dei Gemelli Diversi, che ha segnato l’epoca Mtv nei primi anni del 2000, è uscito con il disco Musica Eterna dove parla di crescita, memoria e prospettive. Un progetto che si muove tra passato, presente e futuro, e che ci restituisce una visione sul mondo più consapevole del proprio percorso e delle responsabilità di un artista nell’epoca che stiamo vivendo. “Questo album rappresenta per me la maturità raggiunta, il risultato di esperienze vissute e cicatrici che diventano forza”, ci ha spiegato. Prodotto da Willy L’Orbo e arricchito da collaborazioni di spessore come Fabri Fibra, J-Ax, Clementino, Jake La Furia e Tormento, l’album si immerge nei temi fondamentali della contemporaneità: identità, eredità culturale e il rapporto con una società in continuo cambiamento. Grido, con lucidità e autenticità, nelle sue barre critica il consumismo “sotto steroidi”, dà ragione a Greta Thunberg sul cambiamento climatico, non ha pregiudizi sull’auto-tune (“lo usavamo già con i Gemelli Diversi”) e allontana l’idea di una reunion…
Nel tuo disco ci sono diverse riflessioni su temi epocali, non solo faide del rap-game. Era un po' che non si sentiva un album così.
Hai colto nel segno! Mi fa piacere che arrivi questo aspetto. Per la mia visione personale, dovrebbe essere la normalità. Per il mio modo di vedere e fare rap, bisogna partire dall'esigenza di comunicare qualcosa, avere dei contenuti, dei messaggi da lanciare. Poi si comincia da lì a costruirci della musica intorno.
Questione di maturità o di esigenza, visto il contesto storico?
Mi sono accorto che, nel mondo di oggi, mi viene da fare rap con questa attitudine. Prima di realizzare questo disco, però, c'è stata tanta ricerca, tanta fatica e tanto lavoro personale. Mi sono domandato che tipo di album volevo fare, ancora prima di iniziare a farlo. Mentre prima era sempre un po' sperimentazione, anche guidata da amici o artisti compagni di viaggio.
Già dall’intro metti in chiaro un tema che è centrale per il rap: "Devi farti un nome", dici nella prima traccia. Quanto è importante la credibilità?
Nel rap è fondamentale e ancora di più oggi. Negli ultimi anni sembrava che, per fare rap, fosse più importante costruirsi un personaggio o un brand, rispetto a essere autentici. Tu hai usato la parola giusta: “credibilità”. Io volevo fare un disco dove credibilità e autenticità andassero di pari passo. E per riuscirci devi fare musica che nasca da una vera esigenza.
Nelle varie collaborazioni del disco ho notato l’uso dell’auto-tune. Non hai pregiudizi verso questo strumento, che oggi è molto criticato?
Per me l’auto-tune è una forma stilistica, come ogni strumento. C'è chi lo usa male, chi lo usa bene e chi ne abusa. Io nel mio disco l’ho usato per dare una sfumatura stilistica a quello che canto, non per intonarmi o correggere degli errori. Tra l'altro, con i Gemelli Diversi usavamo l'auto-tune già prima che arrivasse la trap in Italia, circa sette anni fa. In quel periodo in America, per esempio, artisti come Kanye West già lo utilizzavano per brani lontani dalla trap. Non lo vedevamo come un trucco per nascondere delle carenze. E continuo a non vederlo così. Anzi, a volte i ragazzini lo usano meglio di me. È bello imparare anche da loro.
In "Macchine volanti" elogi Greta Thunberg e ti chiedi cosa lasceremo ai nostri figli. Senti di avere delle responsabilità verso il mondo in cui vivranno le nuove generazioni?
Assolutamente sì. Forse lo sentiamo ancora di più noi, che abbiamo già bambini e responsabilità. Mio figlio, per esempio, ha iniziato la prima elementare durante la pandemia e conosciuto la scuola da remoto. Certe risposte non le ho neanche io per me stesso. "Macchine volanti" ruota attorno alla disillusione di certi sogni, ma non vuole essere distopico o distruttivo. C'è sempre un giorno dopo e qualcosa che si può fare per migliorare.
Critichi anche il consumismo che oggi, rispetto agli anni '90 e 2000, è andato oltre ogni immaginazione.
Certo, perché noi siamo stati la prima generazione che ha dovuto fare i conti con internet. Il consumismo c'era già, ma oggi è sotto steroidi. Viviamo nell'epoca della fast satisfaction e dello sfruttamento sfrenato delle risorse. La situazione è molto più grave di quanto si percepisca, almeno in questa parte del mondo.
In "Facile Facile" canti che oggi tutte le colpe di quello che succede nella cronaca vengono date ai rapper. È un nuovo trend o qualcosa di già visto?
Non è un problema nuovo. Anche noi, ai tempi, con i Gemelli Diversi o gli Articolo 31, venivamo accusati di cose simili. Si cerca sempre un capro espiatorio. La verità è che il rap è una reazione alla società. Se nei quartieri ci fosse più benessere, i rapper parlerebbero d’altro. Questo non significa glorificare certe realtà, ma raccontarle per come sono. Il rap è anche questo: una via d’uscita.
Con i Gemelli Diversi, all’inizio dei 2000, hai cavalcato l’epoca della musica esplosa grazie a Mtv. Quali sono i ricordi positivi e quelli negativi di quella stagione?
Tra i ricordi positivi, sicuramente il contatto con le persone. Penso agli eventi live, ai tour, al poter suonare e confrontarci con il pubblico. Oggi è tutto più digitale. Tra i ricordi negativi, invece, c’era il pregiudizio del sistema. Nonostante il successo, dovevamo sempre dimostrare che il rap meritava certi spazi. Questo era frustrante, ma oggi ci ho fatto pace.
Noyz Narcos ha detto che Eminem, pur essendo un grande rapper, ha fatto dei danni al rap perché tutti cercavano di copiarlo. La pensi così anche tu?
Ognuno ha la sua visione. Per me Eminem rimane uno dei migliori liricisti e rapper sulla faccia della terra. Certo, il rap non è solo Eminem. E meno male! Lo spirito di emulazione è inevitabile, ma è anche ciò che mantiene vivo il genere.
Hai qualche consiglio per i giovani che vivono in contesti difficili?
Se la musica diventa uno spiraglio per allontanarti dalla criminalità, allora falla subito. Non cercare di mantenere contatti con pessimi ambienti per la street credibility. Le persone di strada rispettano chi riesce a tirarsi fuori, non chi continua a rimanerci dentro.
Tornando al disco, c’è anche la collaborazione con Fabri Fibra con cui avevate fatto pace, anche se in passato i vostri dissing erano durissimi. Un esempio per le nuove generazioni?
Sì, perché collaborare con Fibra è stata una delle cose più hip hop che mi siano successe. All'epoca era una battaglia vera, non come i dissing su Instagram di oggi. Adesso, invece, riconosco il valore di quel periodo e sono fiero di aver chiuso un cerchio.
Non posso chiudere senza chiedertelo: una reunion con i Gemelli Diversi è possibile?
Mai dire mai, però al momento non c'è nulla in programma. Non ci sono ancora i presupposti, ma chi lo sa cosa ci riserverà il futuro…