Galeotta fu la scala. Ai David Di Donatello 2024 l'oggetto della discordia è stata la scalinata nel teatro 14 di Cinecittà, dove sono state premiate le maestranze del cinema italiano. Se c'è infatti un momento che ricorderemo di questa edizione dei David, sarà quello in cui il costumista Sergio Ballo lancia strali contro l'organizzazione dell'evento. Tutto nell'ipocrisia di una sala che prima applaude lui, poi, subito dopo, Carlo Conti che cerca di rimediare alla figura barbina con un po' di equilibrismo aziendale. Già dall'anteprima con Fabrizio Biggio, gli interventi fuori luogo in stile Radio 2 lasciavano presagire sciagura: il rischio Paolo Ruffini era altissimo. Infatti il momento dell'imbarazzo è arrivato, ma più che a causa di Biggio, il tutto è accaduto per una disgraziata scelta autoriale che Biggio si è trovato a dover gestire: la premiazione delle maestranze in uno spazio diverso. I colleghi famosi al centro dell'evento, nel prestigioso teatro 5 di Cinecittà; e loro fuori, senza l'emozione della premiazione. Sergio Ballo parte con una mimica inequivocabile: seduto a terra, gesticolamento intenso. Quando Biggio pronuncia il suo nome e quello della collega Daria Calvelli, è il segnale per scatenare l'infermo. Ballo si alza, getta a terra la giacca che aveva sulle spalle e parte in quarta: “Stiamo sulle scale come Wanda Osiris, siete tirchi perché potevate darci due statuette, il nostro lavoro viene visto come quelli delle vetriniste, stringo ma non mi si può interrompere mentre parlo”. Biggio non sa che dire, la linea passa a Carlo Conti nel Teatro 5 di Cinecittà. Sembrava bello, anzi “una ricchezza”, farfuglia allora il conduttore, aver portato certe categorie nei luoghi dove il cinema si fa. Del resto come rendere giustizia a quelle maestranze che, di solito, stanno dietro le quinte, se non lasciandocele?
Ci sarebbe il dettaglio che questi luoghi non li abbiamo visti. La regia ha inquadrato una scalinata su cui, di volta in volta, stavano in piedi scenografi, costumisti, direttori della fotografia, acconciatori, truccatori: dev'essere per questo che cotanta “ricchezza” non è stata colta dai diretti interessati i quali, al contrario, lamentano di essere stati trattati come professionisti di serie B. Chiunque pensava ci sarebbero stati strascichi, si è dovuto ricredere: la questione non è interessata a nessuno. Nel silenzio generale, l'indomani interviene via Facebook Carlo Poggioli, Presidente della Asc (Associazione Italiana Scenografi Costumisti e Arredatori): dopo essersi congratulato con i vincitori, scrive: “La festa che sarebbe dovuta essere, trasmessa in diretta su Rai1, è stata infatti compromessa dall’infausta decisione dell’organizzazione di premiare le categorie cosiddette “tecniche" nel Teatro 14 e nel Teatro 18. È stato mortificante veder relegati scenografi, arredatori e costumisti in spazi disadorni, senza il calore degli applausi e del pubblico, impossibilitati a festeggiare insieme al resto delle troupe i successi di film che hanno rappresentato il fiore all’occhiello della produzione cinematografica italiana dello scorso anno, riportando in sala il pubblico, appassionando la critica, emozionando noi per primi”. Date le poche luci accese sui set con i progetti fermi da mesi e lo sconforto che ne deriva, Poggioli ringrazia Ballo “per essersi fatto messaggero di uno scontento che era ed è dell’intera categoria”. I commenti al post sono una fotografia dello scontento delle “categorie” in questione.
Nel frattempo non un pensiero da parte dell'account ufficiale dei David, scuse nemmeno a pensarci. Ma neanche un nome importante - uno di quelli tutti eleganti seduti nella platea del Teatro 5, per intenderci - che abbia espresso apprezzamento o vicinanza alle maestranze: né durante la serata né dopo, né in via ufficiale né personale sui social. Eppure a microfono aperto, là sul palco, si sono toccati temi sociali e politici importanti: i dimenticati delle migrazioni attraverso il deserto, la mattanza dei civili in Palestina, le ferite di Taranto. Dov'è finito l'impegno sociale adesso? Eccolo un motivo per praticare la solidarietà tanto predicata davanti alle telecamere: una giusta causa a km zero, tra l'altro, senza dover andare a pescare chissà dove. Dove stanno i protagonisti del cinema impegnato? Ah si, giusto: la platea che applaude sia Ballo che Conti. È che pensavamo recitassero solo nei loro film.