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I Grammy Awards sono un paradiso femminista? Su 12 premi 11 sono vinti da donne: è un complotto contro i maschi? O, come può accadere a parti invertite, vince semplicemente chi è più bravo?

  • di Domenico Agrizzi Domenico Agrizzi

5 febbraio 2024

I Grammy Awards sono un paradiso femminista? Su 12 premi 11 sono vinti da donne: è un complotto contro i maschi? O, come può accadere a parti invertite, vince semplicemente chi è più bravo?
Taylor Swift e le donne sono le vere protagoniste dei Grammy Awards 2024, dove hanno trionfato in praticamente tutte le categorie. Ma ha ragione chi dice che è una congiura femminista? E hanno ragione le femministe a lamentarsi quando invece prevalgono gli uomini? È tutto un complotto o semplicemente il merito non ha (o non dovrebbe avere) genere?

di Domenico Agrizzi Domenico Agrizzi

Un dominio femminile ai Grammy Awards 2024. Dopo le polemiche legate all’esclusione di Greta Gerwig e Margot Robbie dagli Oscar, rispettivamente per miglior regista e miglior attrice protagonista, dal fronte musicale arrivano notizie opposte. È la serata della storia per Taylor Swift, che con il grammofono del 2024 raggiunge quota 13 totali e 4 per “miglior album”: questo secondo traguardo non era mai stato raggiunto da nessun artista. Poi Miley Cyrus e Billie Eilish, vincitrici dei premi come miglior registrazione e miglior canzone. Insomma, i tre premi nobili della notte sono stati vinti da donne, così come quasi tutte le altre categorie: è la prima volta che abbiamo assistito a qualcosa di simile. Pronti via, c’è già chi ha gridato alla lobby rosa, al tranello del politically correct che vuole rimediare alle scelte poco rosa degli Oscar, il segno di un tempo che non premia il talento, ma in cui tutti fanno i propri comodi per sembrare i più buoni. Ma non è che quella che viene definita la vittoria delle femministe è, invece, la vittoria delle migliori? Siamo sempre pronti a valutare le classifiche artistiche in base al genere quando vengono nominati solo maschi: a quel punto, si dice, è una questione di talento. Per lo stesso ragionamento è lecito pensare che ai Grammy abbiano vinto semplicemente le canzoni più belle, le artiste più brave. Dicevamo: è la prima volta che un simile dominio femminile si realizza. Beyoncé è l’artista con più primi posti: sono 33 i Grammy vinti. Di nuovo: complotto! Ma chi c’è ai vertici della classifica degli artisti più premiati? Su 15 nomi, considerando anche quelli a parimerito, 13 sono uomini e solo due donne, Beyoncé, appunto, e la violinista Alison Krauss. La storia, quindi, come spesso accade, non sorride ai complottisti. Ma la serata dei Grammy è stata anche quella di Annie Lennox che ha tributato Sinnead O’Connor, dell’omaggio di Fantasia Barrino a Tina Turner con Proud Mary, poi Victoria Monet come Best New Artist e Kylie Minogue che è tornata a vincere un grammofono dopo vent’anni. La scena è loro, delle donne. Viene da chiedersi, mentre le donne esultavano scintillanti, gli uomini che caz*o facevano? Niente di indimenticabile. Qualcosa di indimenticabile, in realtà, ci sarebbe pure stato: Killer Mike è uno dei grandi protagonisti con tre premi nell’ambito della musica rap, cioè miglior canzone (Scientists & Engineers), miglior album e miglior performance. Poi, il momento che (forse per lui) ha minato “l’indimenticabilità” della serata: Killer è stato arrestato. Non per il suo nome (ai Grammy sono garantisti), ma perché il cantante avrebbe aggredito un addetto alla sicurezza. Ogni occasione è buona per sentirsi underground. Ci tiene l’agente a sottolineare che già in serata Killer è stato rilasciato. Scaramucce, quindi.

Avrà fatto sicuramente meglio Travis Scott, tra gli ospiti che si sono esibiti: il rapper ha portato sul palco tre canzoni del suo album Utopia, cioè My Eyes, I know? e Fein!. C’è rimasto male, troppo male Travis Scott per non aver vinto nulla. Di nuovo, dopo il 2023, dove era stato battuto da Cardi B nella stessa categoria (“Miglior album”). Durante l’esibizione, Travis si è lasciato andare: “They slept on me ten times”, “mi hanno snobbato dieci volte”. Insomma, un’uscita in stile Sanremo per uno che più volte si è detto “innamorato” dell’Accademy. Poco street, molto glam. Poi c’è Jay Z, che pare aver letto e non imparato la lezione sull’amichettismo di Fulvio Abbate: durante il suo discorso di ringraziamento per aver ricevuto il premio speciale come produttore (che prende il nome di Dr. Dre), ha lanciato un appello all’Accademy: “Fate la cosa giusta”, dice facendo eco al titolo del leggendario film di Spike Lee. Il riferimento è all’album di sua moglie Beyoncé, snobbato dalla giuria: “Questa ragazza (sua moglie nda), ha più Grammy di tutti e non ha mai vinto l'album dell'anno. Quindi, anche secondo i suoi parametri, non funziona”. Un gesto che sa di schiaffo di Will Smith, ma senza schiaffo. Una minaccia? Un “vi aspetto fuori”? Chissà, ma considerato l’impero su cui la coppia siede è plausibile che di nemici, nelle Accademy, i due non ne abbiano. Sarà, forse, una questione di merito? L’onore però è l’onore e quindi “date un premio a mia moglie, se lo merita, garantisco io”. Poi i momenti con Lenny Kravitz che non perde un colpo, gli U2 da Las Vegas e Billy Joel. Qualcuno se li ricorderà? Pochi. La maggior parte di noi ricorderà le donne di quest’edizione, oltre che a delle oneste figure di mer*a di qualche mattacchione. Tra botte con la sicurezza, polemiche perché “volevo vincere io” e raccomandazioni della moglie.

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