Chi scrive tutto il giorno cosa legge? E quando lo fa? Jeremy Clarkson, autore bestseller del Sunday Times per il suo The World According to Clarkson, ogni weekend tiene una rubrica sul The Sun i cui ingredienti, oltre alle notizie più assurde della settimana, sono l’ironia e uno stile che la gente può confondere per istintivo e animale. Non è così. Chi sa scrivere, spesso, legge (anche se non tutti quelli che scrivono, poi, leggono davvero). D’altronde lo dice anche Stephen King: “Se non hai tempo di leggere, non hai il tempo e gli strumenti) per scrivere. Semplice”. Proprio sul Sunday Times Clarkson ha parlato di alcuni dei suoi libri preferiti, tutti di autori anglofoni tranne uno. “A volte leggo di notte. C'è un allarme nel mio pollaio collegato al mio telefono. Se un visone entra per attaccare le galline, o se l'allarme scatta per sbaglio, mi sveglio e leggo per riaddormentarmi”. Ma quali libri piacciono a Clarkson? Spy story, saggi, storie vere, romanzi storici, polizieschi di razza e anche un romanzo postapocalittico. Ecco qualche titolo.
“Ho appena finito un libro su un dirigente di marketing della classe media che viene condannato a 12 anni per omicidio colposo in una prigione americana. Si intitola You Ain't Got Nothing Coming ed è davvero bello”. L’autore è Jimmy Lerner, ex dirigente marketing della Pacific Bell. “Anche The Power of the Dog di Don Winslow, basato sulla sua dettagliata indagine sul traffico di droga negli Stati Uniti, è eccellente”. E non stupisce, se pensiamo che Winslow è un autore capace, l’unico forse vivente, di iniziare un libro con un capitolo composto da una sola parola: “Vaffan*ulo!” Peccato abbia scelto di smettere di scrivere per dedicarsi a distruggere Donald Trump. Uno spreco di talento concentrarsi su un politico così poco talentuoso. Forse Clarkson dovrebbe invitarlo nella sua fattoria e convincerlo con carne e alcool a cambiare idea?
Come se niente fosse Clarkson dice subito qual è il suo libro preferito: “Probabilmente Matterhorn di Karl Marlantes, ex marine statunitense. È ambientato nel 1969 e ispirato alle sue esperienze in Vietnam. Si suppone che sia un'opera di fantasia, ma passi tutto il tempo a pensare: chiunque l'abbia scritto era lì. Matterhorn è il nome in codice di un remoto avamposto militare al confine con il Laos che cade in mani nemiche e la Bravo Company ha il compito di riprenderlo. Non posso che consigliarlo vivamente”. Per fortuna Solferino ha scelto di ripubblicarlo, dopo l’edizione Bur Rizzoli del 2012, nel 2023. Per libri così vale l’imperativo di Sant’Agostino: prendi e leggi.
Poi serve anche un classico. Clarkson sceglie John Steinbeck, quel genere di scrittore che diventa un termine di paragone assoluto: “lo Steinbeck tedesco/francese/italiano/cinese…”, “lo Steinbeck del ventunesimo secolo”, “lo Steinbeck dei nostri giorni”… Su Steinbeck cadi in piedi, ma Clarkson taglia per il vicolo del fighettismo di nicchia, citando non i soliti Uomini e topi e Furore, ma Vicolo Cannery, che per lui ha costituito una sorta di lettura immersiva descritta così: “L'ho letto quando ero effettivamente a Monterey, in California. C'era nebbia, c'erano leoni marini e le barche stavano arrivando. Stavo vivendo il libro mentre lo leggevo, cosa che non avevo mai fatto prima”.
Poi arriva il problema finale, il libro perfetto per le vacanze: “Scegliere un libro da leggere in vacanza è sempre complicato. Il problema, come ho già detto, è che se ne prendi uno all'aeroporto, probabilmente parlerà della ricerca di un tesoro nazista e la copertina mostrerà una ragazza in bikini, un lingotto d'oro e una svastica, e un motoscafo che salta attraverso una specie di esplosione, e ti renderà lo zimbello della piscina. Hai bisogno di qualcosa che ti faccia sembrare intelligente. La mia migliore lettura per le vacanze è stata The Road di Cormac McCarthy, che ho letto nel 2012. Inizia con un uomo e un ragazzo che camminano lungo una strada con un clima freddo e finisce nello stesso modo, e mi ha fatto sentire così freddo che ho dovuto andare a prendere un maglione, anche se ero su una spiaggia alle Barbados”. Cormac McCarthy, morto all’inizio dell’estate del 2023, è semplicemente uno degli scrittori più grandi della nostra epoca. McCarthy è il tipo di scrittore che vive isolato in mezzo al nulla, studia il veleno dei serpenti e non ha una grande fiducia verso il mondo e le grandi narrazioni palingenetiche (marxismi e terre promesse varie). Forse ha scritto il miglior western di sempre, Meridiano di sangue, e poi La trilogia della frontiera.
Clarkson guarda indietro e seleziona The Forgotten Soldier di Guy Sajer, l’unico titolo originariamente non in lingua inglese. Il libro parla dell’esperienza di Sajer (pseudonimo di Guy Mouminoux) nella Werhmarcht, le forze militari naziste, sul fronte orientale per tre anni (1942-1945). C’è poi 500 Mile Walkies, il reportage di viaggio di Mark Willington insieme al suo cagnolino, “molto divertente”, e infine Shadow 81 di Lucien Nahum, “pubblicato nel 1976, che ha una trama grandiosa su un jet da combattimento che viene usato per dirottare un aereo di linea”. Clarkson ha buoni gusti ma segnatevi anche il suo nuovo libro, una raccolta di articoli, sempre per il The Sunday Times, che uscirà a Natale. Il quarto volume della seria Clarkson’s Farm, una sorta di best of dei suoi articoli. Mentre a chi spera in un’autobiografia dice: “La risposta è no perché non ricordo niente. La mia memoria è andata. Voglio dire, riesco a ricordare piccoli frammenti qua e là ma non abbastanza per scrivere un'autobiografia. Andy Wilman, il produttore esecutivo di Top Gear e The Grand Tour, dovrebbe farne una”.