Sempre più studi smentiscono la correlazione tra videogiochi violenti e aggressività. La percezione comune è quella che essi stessi renderebbero violento chi ci gioca. Al contrario, sono sempre più le pubblicazioni che dimostrano l’opposto: potrebbero fare anche del bene, come dimostra il recente studio pubblicato sulla rivista scientifica Physiology & Behavior dal titolo Games, hormones, and “dark” personalities: Dark tetrad and the effects of violent gaming on aggression, cortisol, and testosterone, che ha riaperto il dibattito a livello globale. Il rapporto tra i videogiochi e aggressività è da diversi anni, argomento di accese riflessioni. Ricercatori accademici, genitori preoccupati e non appassionati del settore alternano le loro più disparate versioni e considerazioni. Opinioni molto spesso discordanti e divergenti. C’è chi sostiene, con modalità estremiste, che i videogiochi possano aumentare l’aggressività. D’altra parte, che chi ritiene non ci sia alcuna correlazione diretta. Nello specifico parliamo di una complessa relazione che non trova mai entrambe le parti disponibili a un confronto costruttivo. I videogiochi sono diventati la principale forma di intrattenimento dei nostri tempi, più di musica e altre arti visive. Al loro interno presentano una vasta gamma di generi e stili, ce n’è per tutti i gusti. Varianti che attraggono di conseguenza giocatori di tutte le età e da ogni parte del mondo. Nel corso degli anni, il notevole incremento sul mercato di console, smartphone e device di ogni genere predisposti al gioco, ha fatto sorgere non poche preoccupazioni. Tra queste, quelle riguardo agli effetti sulla psiche e sui disturbi del comportamento, su tutte la possibile relazione tra il contenuto violento dei videogiochi e l'incremento di aggressività nella vita reale. Studi ormai datati a un decennio fa suggeriscono che esiste una correlazione ben evidente tra l'esposizione costante a videogiochi violenti e un aumento dell'aggressività nei giocatori più giovani. Studi che si basano quasi sempre su test che esaminano i dati comportamentali dopo aver giocato a videogiochi violenti. Nelle ricerche è dimostrato un aumento temporaneo dell'aggressività, un incremento emozionale e adrenalinico. Questi studi, infatti, si concentrano su correlazioni e non su causalità dirette. Negli ultimi anni invece emergono nuove pubblicazioni che al contrario non hanno trovato una relazione netta tra l'aggressività̀ e i cosiddetti videogiochi violenti. Alcuni di essi evidenziano che sono altri i fattori critici e stimolanti sul comportamento come l'ambiente familiare, il contesto sociale e le caratteristiche individuali dei giocatori. Un ulteriore fattore importante da considerare è anche la differenza tra l'aggressività e la violenza effettiva. Molti giocatori possono sperimentare un aumento dell'aggressività durante o dopo il gioco, ma questo non si traduce necessariamente in comportamenti violenti nella vita reale. La maggior parte delle persone che giocano a videogiochi violenti che sia Fortnite o Gta, non diventano violenti nella vita di tutti i giorni.
L'American Psychological Association (Apa) ha notato che esistono prove sufficienti per avvisare i genitori e i professionisti della salute mentale sull'importanza di monitorare l'esposizione dei bambini ai contenuti violenti dei videogiochi e di essere consapevoli dei potenziali effetti. È importante riconoscere che il loro impatto dipende dal contenuto specifico del gioco, dalla frequenza e dalla durata del gioco, nonché dalla personalità e dalle esperienze individuali del giocatore. Al di là delle preoccupazioni riguardanti l'aggressività, ci sono anche evidenze degli effetti positivi dei videogiochi. Su tutti che possono migliorare le abilità cognitive, la coordinazione mano-occhio e persino la capacità di prendere decisioni rapide in situazioni stressanti. Non da meno i benefici sociali, poiché molti giochi consentono ai giocatori di connettersi con altre persone online, formare comunità e sviluppare relazioni sociali positive. La pandemia da Covid ce lo ha insegnato, si può socializzare a distanza. Ci sono anche giochi progettati specificamente per l'apprendimento e l'educazione, che possono essere utili strumenti didattici o possono ridurre lo stress e favorire l'autostima. Come afferma il Department of Behavioural and Cognitive Sciences dell'University of Luxembourg, giocare a un videogioco violento riduce il livello di cortisolo salivare con effetti positivi sui giocatori, come il rilassamento, la soddisfazione e la riduzione dello stress. Non si può comunque escludere che ci possano essere effetti diversi a lungo termine. Il tutto nella totale indipendenza della ricerca nei rapporti con i pubblisher dei videogames. Un discorso che riflette l'evoluzione dell'intera generazione degli attuali quarantenni che cresciuti a tv e cartoni animati non troppo tranquilli, non si sono trasformati in perfette macchine da guerra, più o meno non tutti. La ricerca rimane comunque uno strumento importante da sostenere e chi vivrà vedrà o si confronterà non più con un esperto ma con l'intelligenza artificiale.