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Il cortometraggio Marina e il cinema di ieri che è già domani

  • di Ilaria Ferretti Ilaria Ferretti

  • Thanks to Ufficio Stampa CSC

17 settembre 2025

Il cortometraggio Marina e il cinema di ieri che è già domani
“Le prime volte” in amore del cinema. E chi se le dimentica. Questo il titolo della rubrica di MOW dedicata agli emergenti. Quanti giovani attori, registi, sceneggiatori ci sono in Italia di cui non si parla mai? Troppi. E allora iniziamo a conoscerli. Questa volta è il turno della regista Paoli De Luca premiata durante la Sic con Marina. Con noi a Venezia 82 anche il montatore Marco Balzano e la direttrice della fotografia Francesca Avanzini

Thanks to Ufficio Stampa CSC

di Ilaria Ferretti Ilaria Ferretti

Nello spazio MOW a La Terrazza by Atlas Concorde  (Joydis è titolare dello spazio) abbiamo parlato del corto Marina. A raccontarcelo la regista Paoli De Luca, il montatore Marco Balzano e la direttrice della fotografia Francesca Avanzini. Loro ci hanno spiegato cosa significa fare cinema oggi, portare il frutto del proprio lavoro a Venezia durante la settimana della Mostra - Marina ha vinto il premio come miglior cortometraggio nella selezione SIC@SIC (Short Italian Cinema @ Settimana Internazionale della Critica) - e hanno condiviso con noi un pensiero che guarda al futuro dell'arte senza dimenticare i film e le storie che li hanno formati come spettatori, come artisti, come persone. Paoli De Luca è una regista e sceneggiatrice che in Marina ci parla di identità, bellezza, amicizia e scoperta di sé. Studia al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma (tra le poche realtà capaci davvero di supportare i ragazzi e che peraltro ha anche prodotto il corto). Dentro Marina, tra le luci dell'acqua, i colori della scoperta, l'amore per sé e gli altri, i giovani, intravediamo in tutto questo enorme sentimento qualcosa che conosciamo bene. Assomiglia al primo cinema di Xavier Dolan.

La storia è questa:
Marina, un anno dopo aver iniziato la sua transizione di genere, trascorre un weekend estivo a casa dell’amica Camilla. Tutti le dicono quanto sia diventata bella, ma lei fatica a vedersi così. Al contrario, vive un confronto costante con il corpo di Camilla, che osserva e ritrae sul suo taccuino. L’arrivo improvviso di una presenza maschile, Lorenzo, insieme ai suoi amici, metterà a dura prova Marina, Camilla e la loro amicizia.

Dal cortometraggio Marina di Paoli De Luca
Dal cortometraggio Marina di Paoli De Luca Courtesy Ufficio Stampa

Un intreccio semplice e allo stesso tempo complesso, come tutte le cose autenticamente belle. Questo è in fondo Marina. “Quando parlo del corto dico sempre che è stato girato in modo un po’ tradizionale” spiega Paoli De Luca. “Marina resta in quella sfera di cinema nostalgico, lo abbiamo girato con naturalezza e consapevolezza, scegliendo noi ogni cosa”, racconta la regista, e lo fa rivolgendo lo sguardo al montatore e alla direttrice della fotografia.

Paoli De Luca sostiene di non aver mai dimenticato il cinema che l'ha cresciuta, quello degli anni Duemila e dentro Marina si avverte proprio quell’immaginario lì fatto di scatti pieni, di suoni così nitidi che sembra di vederli, di momenti che si vivono come se fossimo anche noi accanto ai personaggi del racconto. A occhi semiaperti sullo schermo la si può sentir crescere la preoccupazione per il mondo, l'emozione delle prime volte della vita. Il cinema del futuro.

Ma i professionisti che hanno seguito questo progetto così tradizionale - come ci hanno detto - come interpretano la presenza costante ed enorme dell’intelligenza artificiale? “Se c’è una cosa bella del cinema è lo scambio di idee che si crea tra i tanti reparti che partecipano a un progetto. È ciò che davvero nutre e dà vita a un film. Per questo l’Ai può essere una risorsa, ma va usata con cautela. Non dobbiamo dimenticare che il cinema si fa collettivamente”, ci ha detto Balzano.

Francesca Avanzini conferma sul senso di collettività. Anche per lei l'Ai è utile ma non deve modificare del tutto le cose. “Penso che l'Ai applicata al cinema abbia un senso se è una integrazione del mezzo, per sperimentare attraverso la forma la narrazione.” Ma su questo siamo tutti sicuri. Il cinema è insieme, punto. 

Marina è un racconto che parla di identità e di bellezza, è piaciuto a tanti ma è stato anche criticato da qualcuno. Su questo Paoli De Luca è attenta e precisa. Lei vuole tutte le critiche, positive o negative e parlare con le persone. E proprio questo tempo impiegato nel fare domande all'altro, a chi guarda, sedersi a un tavolo con lo spettatore per capirsi e capire di più il proprio lavoro è forse il senso più puro di fare questo mestiere. Esattamente come quella mezz'ora che abbiamo trascorso in Terrazza. Insieme, come dicevano Avanzini e Balzano, perché alla fine il cinema si può fare solo così.

Ecco che Marina ci fa capire cosa significa studiare (bene), andare indietro per guardare avanti. È una giovane e brillante idea di cinema che ci porta già a domani. 

https://mowmag.com/?nl=1

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