“Questi della Global Sumud Flotilla stanno facendo quello che nessuno nella storia recente ha fatto. Perché ci sono dei governi che stanno dicendo 'voi non potete fare determinate cose perché violate la costituzione, violate i confini di uno Stato'. Perché ormai sono abituati ad avere gente lobotomizzata che non protesta per niente, che vive dentro gli smartphone e nei social, quando non hanno capito che la sovranità appartiene al popolo”. Parola del nostro direttore, Moreno Pisto. Aggiungiamo un altro perché: perché ormai c’è anche troppa gente che dalla musica non si aspetta più un ca**o. Un massaggio, tutt’al più. Un massaggio, mica un messaggio. Ché poi coi messaggi ci si impicca o, peggio, si rompono le palle a chi non vuol rischiare di confondere una playlist di Spotify con un bollettino di guerra. Invece forse è meglio tornare – con altri tempi, suoni e modi, ovviamente – ai giorni in cui si cantava che “la risposta, amico mio, è nel vento”.
La missione della Flotilla ha commosso Elisa, che in un video pubblicato sui social dice: “Allora portate voi gli aiuti in poche ore. Portateli voi gli aiuti, perché stanno morendo”. La premier Giorgia Meloni, per l’occasione, è stata taggata. E poi c’è Cosmo, che è sceso in piazza come solo un musicista può fare, con un pezzo nuovo. “Brucia tutto” si trova su Bandcamp e YouTube e in questo momento scandisce il ritmo, almeno in Italia, della ribellione. “È un inno alla lotta. E in questa lotta voglio fare la mia parte e infondere energia. […] Se il diritto internazionale viene calpestato e un intero popolo massacrato senza che nessuno prenda iniziative serie contro il colpevole, abbandonando la vittima, cosa succede? Succede che non c’è più un limite. E si può dire ciò che si vuole. Tanto ormai vale tutto”, dice Cosmo nel post che ha accompagnato la pubblicazione del brano.
La questione, in altri termini, è anche questa: lo stesso MOW, da quando esiste, ha registrato le dichiarazioni di tanti artisti, spesso sinceramente affranti, talvolta strategicamente scaltri, che negli anni hanno sempre lamentato il disinteresse della musica di oggi – degli idoli di oggi – per le emergenze che scuotono la realtà. Bene, adesso però che Cosmo è uscito allo scoperto, chi lo seguirà? Tutti quelli che fino a ieri hanno sempre denunciato un mondo musicale più interessato ai numeri dello streaming, superficialmente inebetito dal nulla che ci circonda? O saranno i barricaderi di sempre ad affilare di nuovo i loro strumenti? Aspettiamo il ritorno di Assalti Frontali, che solo l’anno scorso, con “Notte immensa”, battevano a loro modo un colpo inequivocabile, toccando tutti quei temi sociali di cui tanti si sentono orfani. Ecco, da loro, un altro colpo è lecito attenderselo. I veterani assoluti della polemica combattente, cosa faranno invece? Cosa potrebbero dire oggi i Modena City Ramblers? L’elenco è lungo. Attendiamo i Meganoidi, con una nuova “Superereoi contro la municipale” o un Fabrizio Moro che trasformi (non sarebbe poi così difficile) la sua divertente e recentissima “In un mondo di stronzi” in un attacco contro quegli stronzi che si stanno giocando il nostro futuro su una scacchiera dove ogni due pedine ce n’è una terza che in pancia nasconde una bomba. Per tornare ai perché in apertura: perché ogni fuoco ribelle diventa incendio anche con l’aiuto di una musica davvero “virale”. Cosmo parla appunto di “energia”. Reagire richiede taniche di energia. Danzi sull’orlo del precipizio, la tanica si esaurisce e quindi la riempi di nuovo. Ispirato, perché no, da un ritornello che può essere sintesi estrema di qualcosa di ben più grande. La musica può urlare “perché sì”, in questi momenti, o chiedersi dolorosamente “perché?”. Il 17 settembre scorso, a Londra, in occasione di “Together for Palestine”, Annie Lennox si è seduta al pianoforte per dedicare a Gaza l’unico brano possibile: “Why?”.
