La notizia, si dice in questi casi, ha fatto il giro del mondo. Nello scriverlo, nello scrivere nello specifico il passaggio “ha fatto il giro”, lo scrivente, che poi sarei io, si compiace, un sorriso tipo Monnalisa a tagliare il viso, anche se alle spalle non c’è alcun passaggio bucolico, quanto piuttosto la parete tagliata, come il sorriso della Monnalisa fa col viso della Monnalisa, da una mensola con su un ukulele, una statuetta della regina Eilsabetta II di Inghilterra che saluta con la mano quando c’è il sole e pochi altri oggetti effimeri. Un sorriso, quello di chi scrive, dovuto al fatto che la notizia che ha appunto fatto il giro del mondo è quella di un gregge di pecore che da giorni e giorni, tredici al momento in cui chi scrive sta scrivendo, vai a sapere poi quando leggerete voi che state leggendo, il plurale usato nei vostri confronti più un atto di autostima da parte dello scrivente che una certezza solida e incontrovertibile, un sorriso, quello di chi scrive, dovuto al fatto che la notizia che ha appunto fatto il giro del mondo, qui lo scrivente sorride in maniera forse anche troppo sguaiata, perché sta scrivendo usando un modo circolare, come in una sorta di meta narrazione nella quale la circolarità ha un ruolo centrale, manco fosse Proust, la notizia è quella di un gregge di pecore che da giorni e giorni, tredici al momento, sta girando in circolo ininterrottamente. Ci sono immagini a supporto, e le immagini, come la notizia, hanno fatto il giro del mondo. C’è questo cerchio quasi perfetto fatto di pecore, il cerchio non è quasi perfetto, è perfetto e basta, e le pecore lo compongono in due, a volte tre file parallele, sempre che si possa parlare di file parallele anche nel momento in cui queste file stanno percorrendo un circuito e non una linea retta. L’immagine, sempre lei, mostra le pecore bianche, e così del resto non potrebbe che essere, le pecore sono bianche, e ce ne fosse in quel gregge una nera, le metafore stanno lì a buon uso di chi le vuole usare, sarebbe una pecora fuori da quel circolo, una outsider del tutto intenzionata a rimarcare le proprie posizioni non omologate, non dimentichiamo mai che l’ariete, simbolo di cocciutaggine e testardaggine, è il maschio della pecora, ci sarà un minimo di testardaggine anche nelle femmine di questa specie, ipotizzo, così, come fossi un Gerald Durrell, l’immagine, dicevo, mostra le pecore bianche, ma è una di quelle immagini notturne, agli infrarossi, dove qualsiasi essere vivente apparirebbe bianco, un tempo, parlo della prima Guerra del Golfo, che quel tipo di immagini ha fatto entrare sinistramente nelle nostre case per la prima volta, il bianco era sostituito da un verde fluo, vagamente alieno, come quando il signor Montgomery Burns, padrone della centrale nucleare di Springfield, sto parlando dei Simpson, divenne fosforescente, la puntata è la decima dell’ottava stagione, titolo Sprigfield Files, con chiaro riferimento alla serie TV di Mulder e Scully, presenti come cameo nella puntata, questa dei cameo dei personaggi reali o di finzione famosi nei Simpson è una costante cui ci siamo sin da subito piacevolmente abituati, come quando il signore Burns, padrone della scentrale nucleare di Springfield terrorizzò l’intera cittadinanza, apparendo nei boschi circostanti circondato da un alone fluorescente, al punto che molti, Homer in testa, pensavano fosse un marziano, salvo poi scoprire che era lui, lì a vagare intontito per una cura atta a ritardare di una settimana la sua morte, morte imminente anche per il suo vivere proprio nella centrale nucleare, un altro cerchio, un altro loop.
Per altro, toh, Fox Mulder e Dana Scully, c’è da giurarci, avrebbero indagato su queste pecore bianche su fondo nero, così appaiono i fermo immagine che corredano gli articoli, come le immagini dei video divenuti virali, la location un ovile, il numero 13, di un allevamento cinese in Mongolia, a Baotou, un allevamento gigantesco, 34 ovili, ma solo il numero 13 da giorni e giorni lì a girare ininterrottamente, le pecore imperterrite, a breve le vedremo immagino morire di stanchezza. Immagini, queste, agli infrarossi, sia che si tratti di foto sia che si tratti di video, che hanno fatto, appunto, il giro del mondo, divenendo virali. E sono divenute virali, non potrebbe che essere così, dentro i social, che hanno rilanciato milioni di volte la notizia, lanciata da un giornale cinese e poi rimbalzata su quelli occidentali e del resto del mondo, sappiamo tutti quanto sia difficile in genere rilanciare notizie cinesi, i caratteri diversi, una certa riottosità a far circolare all’esterno della Cina le notizie che li riguardano, si veda alla recente gestione dello scoppio della pandemia. Il motivo per cui le pecore da giorni e giorni girano in circolo, ho mollato anche io a un certo punto questo vezzo di scrivere circolarmente, credo di aver reso a sufficienza l’idea, è ancora allo studio. C’è chi ipotizza una forte carica di stress che avrebbe colpito tutte le pecore, magari una sola inizialmente, le altre a seguirla, come pecore appunto, o per suggestione, roba tipo quella che tutti abbiamo letto, prima o poi, di come in un collegio femminile le ragazze a un certo punto, naturalmente, sintonizzassero, il termine è ovviamente sbagliato ma non è materia di cui spadroneggio così tanto, di come in un collegio femminile le ragazze a un certo punto, naturalmente, sintonizzassero i propri corpi, andando a avere le mestruazioni in contemporanea, vai a sapere se per faccende legate alla luna piena o altro, ricordo che quando mia moglie era incinta della nostra prima figlia, Lucia, tutti le dicevano che Lucia sarebbe nata in concomitanza con la luna piena, andando poi tutti a sbagliare di oltre dieci giorni, ma ci siamo capiti.
Un’altra motivazione per cui le pecore a Baotou girano in circolo da giorni e giorni, dicono gli scienziati, che però vanno a tentativi, mi sembra indubbio, è la listeriosi, che nonostante il nome che ricorda un collutorio è in realtà una infezione che infiamma una parte del cervello, dando vita a atteggiamenti strani, come il girare in tondo da giorni e giorni, suppongo. Per altro, vallo a sapere, i bambini da piccoli ricordano col loro modo di giocare le pecore di Baotou, provate a guardarli, quando si rincorrono, questa è una digressione che non è circolare, attenzione, come se io al momento fossi la pecora nera che lì, a Baotou, in realtà non c’è, quando si rincorrono tendono a seguire delle traiettorie dettate da chi è inseguito, se due bambini si rincorrono in cerchio nessuno taglierà il cerchio, andando ovviamente a raggiungere subito l’inseguito, lo dico forte di altri due figli, gemelli, che ho a lungo osservato in questo, il potere di fare un mestiere che ti permette di fingere di lavorare, come quando Conrad guardava dalla finestra per fare la morale alla moglie, stando in realtà a cazzeggiare conscio di una sorta di impunità lunga tutta la vita.
Tornando alle pecore, la notizia è viralissima, ripeto, lì in Mongolia, c’è chi guarda a questo come a un imminente segno della fine del mondo, sappiamo tutti che i segni dell’imminente fine del mondo possono essere molteplici da una frittella sfornata a un Luna Park di Le Havre che riporta precisa precisa la faccia di Gesù Cristo a un qualche animale nato con due teste, vallo a sapere perché mai il mondo dovrebbe annunciare la propria imminente fine in modi così bizzarri e ambigui.
Il fatto che tutti condividano le immagini e il video delle pecore che a Baotou sfilano da giorni e giorni in cerchio, facendoli diventare virali sui social, magari con sotto tutti la stessa musichetta, i social funzionano anche così, tu condividi una cosa, io la riprendo anche senza citare la fonte, e via discorrendo, il successo planetario o presunto tale dei Måneskin è nato così, su Tik Tok, dove tutti, suppongo spinti dai tiktoker della compagnia Stardust, nel cui board c’è anche il loro manager Fabrizio Ferraguzzo, è lui che andrebbe premiato col Grammy, hanno condiviso video e video con Beggin’come colonna sonora, lanciandoli nell’empireo, il fatto che tutti condividano le immagini e il video delle pecore che a Baotou sfilano da giorni e giorni in cerchio, facendoli diventare virali sui social, magari con sotto tutti la stessa musichetta, i social funzionano anche così, attesta come probabilmente da qualche parte, magari al largo dei bastioni di Orione, ci sarà qualche alieno, fosforescente come Burns dopo la cura che tendeva a tenerlo in vira per un’altra settimana, “Vi porto amore” il suo motto, confesso all’origine di quello “spando amore” che uso da sempre come hashtag, ho cinquantatre anni ma è un po’ come fossi ancora un bambinone, potere di quel lavoro, sempre quello, che mi permette di guardare i Simpson dicendo a mia moglie che sto lavorando, sempre meglio che guardare fuori dalla finestra.
Il fatto che tutti condividano le immagini e il video delle pecore che a Baotou sfilano da giorni e giorni in cerchio, facendoli diventare virali sui social, magari con sotto tutti la stessa musichetta, i social funzionano anche così, attesta come probabilmente da qualche parte, magari al largo dei bastioni di Orione, ci sarà qualche alieno, fosforescente come Burns dopo la cura che tendeva a tenerlo in vira per un’altra settimana, Dio salvi il copia/incolla, ci sta osservando dicendo a sua moglie, lui non guarda fuori dalla finestra, guarda direttamente noi, che ci sono otto miliardi di umani che da anni e anni girano in cerchio, ininterrottamente. Magari sarà dovuto allo stress, chioserà, o magari a una qualche infezione che colpisce una parte del loro cervello, aggiungerà poi, chiedendosi perché tutti tendiamo a aggiungere quella canzone dei Måneskin ai nostri video. Della fine del mondo, lui, l’alieno al largo dei bastioni di Orione non parla, no, è un essere più evoluto di noi pecore da social, sa bene che quando il mondo finirà non sarà certo un gregge di pecore in Mongolia a annunciarcelo, e che cazzo, almeno i fondamentali.