L'incubo perfetto: sei in una piazza piena zeppa di persone ma sono tutti Crepet, tutti parlano fuori sincrono, e tutti ripetono le solite litanie sull’educazione, la scuola, la crescita, la ricrescita dei capelli, la musica trap e il boomerismo. Fiato, virgole, occhi aperti, caffè, domande. A qualcuno interessa davvero sapere i problemi esistenziali che assillano un assassino, fresco fresco di delitto? Piange, vuole i genitori, è triste, vuole pagare, ha paura. Perché questo bisogno di ri-umanizzare qualcuno che ha appena fatto qualcosa di disumano? Che senso ha indurre il lettore alla compassione nei confronti del mostro? Come quando stai cercando qualcosa, poi ti accorgi di avercelo in mano, ma non era quello che stavi cercando davvero, così ci si accorge dei testi delle canzoni rap dopo anni che sono uscite. Per comodità, ovviamente. Una delle caratteristiche della mente umana è la sua funzione inferenziale: collegare cose per poi trarne conclusioni. Il problema è che i neuroni sono impulsi elettrici, e se colleghi i fili a caso bruci tutte le lampadine. È per questo motivo che Aristotele, santo protettore degli elettricisti, ha messo giù le basi per la logica inventando i sillogismi, che servono per dimostrare se una conclusione è giusta o sbagliata, a partire dalle sue premesse. Senza un metodo è facile scambiare la verità per qualcos'altro, e viceversa. Scarpe, guinzaglio, cane che abbaia perché vuole uscire, risposte. Secondo una ricerca di Wearesocial, il genere crime nei podcast ha fatto aumentare del 26% le ads.
Ibristofilia: in psicologia è una forma di deviazione per cui si è attratti, in una qualche gradazione erotica - dalla semplice curiosità alla stima, fino al lancio di mutande - dai criminali. La prima puntata di Chi l'ha visto è andata in onda nel 1989 e il programma viene trasmesso ancora adesso. Ci sono canali tv interamente dedicati al giallo, ai documentari true crime. Ci sono serie Netflix che raccontano la biografia dei serial killer. Passando oltre al fatto che i testi rap e trap, dal punto di vista letterario, facciano veramente cagare, è palese che non ha del tutto torto Emis Killa quando dice che la sua è finzione. L'ira che viene riversata dagli opinionisti di una certa età verso i testi dei rapper è ben più reale, ed è soltanto l'ennesima modalità di incomprensione generazionale. Lo stesso vale per Grand Theft Auto, che è probabilmente il più bel videogioco mai sviluppato, e anche se ti dà la possibilità di compiere qualsiasi atto di violenza contro chiunque, chi ci gioca lo sa benissimo che sta facendo violenza soltanto contro un'immagine graficamente eccellente, e non contro una persona reale. Rincariamo la dose: accusare i prodotti di finzione e di avere effetti sulla realtà è una forma molto più grave di confusione tra ciò che è finto e ciò che è reale, perché ciò che è finto può essere vero tanto quanto ciò che è reale può essere falso. Così, se proprio dobbiamo parlare di spirito di emulazione, dovremmo constatare che sono molto peggio le narrazioni fatte dai giornali sui criminali, così come i programmi e i podcast true crime, che raccontano storie vere di gente che viene ammazzata in maniera del tutto gratuita. Al pubblico piace, è vero, ma non si può parlare di educazione sentimentale, finché si viene costretti a una continua rieducazione che insiste sulle meccaniche dei sentimenti al solo scopo di vendere un prodotto. Anche perché siamo tutti schiavi delle emozioni, e non ci si può fare un granché, se non almeno capire le dinamiche imposte dai carcerieri. Mangia qualcosa, non pensare ad altro, non sognare di nuovo un mondo di Crepet.