Chi non è mai stato a un concerto di Nino D’Angelo non sa che nel pubblico incontrerà tre generazioni differenti, ma soprattutto tantissimi ragazzi, che con il caschetto biondo non solo non se lo ricordano, ma non l’hanno mai visto. Chi scrive, classe 95, appartiene a questa categoria. La prima canzone che ricordo di aver imparato è proprio una delle sue, “Maledetto treno”, e volendo citare Rino Gaetano “anche se non ci capivo niente io la cantavo sempre”. Ed oggi, ogni volta che l’ascolto, rivedo me bambina cantarla insieme a mia madre, che mi ha tramandato questa sua enorme passione, rendendola nostra. Quella bambina ora non esiste più, ma l’amore per Nino crescendo l’ha portato con se, anche qui a MOW. Abbiamo infatti partecipato alla conferenza stampa del concerto/evento di Nino D’Angelo “I miei meravigliosi anni 80”, lo spettacolo che ha portato in scena ieri sera allo Stadio Diego Armando Maradona a Napoli, registrando un emozionante sold out.
Nonostante il successo e la straordinaria carriera che ha alle spalle, Nino è la persona più umile e semplice che si possa incontrare in questo mondo di artisti e compagnia bella, dove per la maggior parte son tutte stelle cadenti con la puzza sotto al naso. Ma nessuna sorpresa per chi come me lo segue da tutta la vita. Eppure, stare dall’altra parte, per la prima volta non solo in veste di fan, ha smosso qualcosa in profondità. Davanti a me c’era la persona che mi ha cresciuta, non sapendolo, con le sue canzoni. La sua voce è casa. E quando mi sono avvicinata per salutarlo, quella bambina che cantava “Maledetto treno” è tornata senza che me ne rendessi conto. E ho pianto, con Nino a un centimetro da me, che vedendo l'emozione nei miei occhi mi ha abbracciato come fa un nonno con la nipote. E stretta in quell’abbraccio, che mai mi sarei aspettata, ho ripensato a tutti quei concerti bellissimi tra Napoli e Roma di questi anni, in cui speravo anche solo di stringergli la mano. E dirgli grazie. Il potere dei ricordi dell'infanzia è questo, davanti a certe emozioni si resta sempre bambini. Ed io, davanti a lui, ho sempre quel “cuore, che batticuore…”.
Lo Stadio pieno, persone di tutte le età strette a cantare i successi di Nino degli anni 80. Amo il Nino di oggi che nei suoi testi parla del sociale, ma il Nino dei suoi film fatti con due soldi, con il suo caschetto biondo, è qualcosa che mai potrà tramontare. E Napoli ha risposto, più di 40 mila fan a regalargli il sogno della sua vita: cantare al Maradona. Si è inginocchiato, e stavolta quello in lacrime era lui, davanti al popolo delle sue canzoni per ringraziarlo di questa vita meravigliosa che gli ha regalato. Una vita più facile, bella. E lui sa riconoscere che è alla gente che lo ama che deve tutto. Lui, che non smette mai di definirsi un cantante napoletano, nato in una famiglia povera, a cui “'Nu jeans e 'na maglietta” ha cambiato tutto. Nino aveva annunciato che non ci sarebbe stato nessun ospite, che il Maradona ieri sera sarebbe stato soltanto suo. Ma poi è successo l’inaspettato: Marco Mengoni. Sorpresa delle sorprese, ma lui non era solo un ospite, come ha subito voluto precisare, ma un fan cresciuto anche con le canzoni di Nino. Tutto torna.
Caro Nino, i tuoi meravigliosi anni 80 sono anche di chi non li ha vissuti. Sono nostri, e quel caschetto biondo potrà anche non esserci più, ma questo non potrà mai cambiare nulla della rivoluzione che hai creato con la tua musica.