Abbiamo intervistato Antonio Folletto, attore protagonista di Ma chi ti conosce, tra i film più visti su Netflix. Antonio è Alessio, un ragazzo romano che lavora come muratore nel nord Italia e che si innamora di Silvia (Simona Tabasco), aspirante violinista. Ma chi ti conosce è, in un certo senso, una storia che abbiamo già visto, basata sulla diversità tra due persone che finiranno per scoprirsi vicine perché toccate, perché destinate e mosse da qualcosa di più grande di loro che non riescono a capire. Ora abbiamo parlato di Alessio e meno di Antonio. Ma chi è Antonio Folletto? Un ragazzo che ha capito quale fosse il suo mestiere quando, emozionato, è entrato per la prima volta all’Accademia Silvio d’Amico, il protagonista di film e serie di successo (fra cui La vacanza, Gomorra, Capri Revolution e A casa tutti bene) un attore che guarda Napoli e le sue terre e si dice affascinato dal costante fermento culturale che c'è ma anche un giovane papà che a suo figlio vorrebbe mostrare, tra i film e spettacoli che ha realizzato, Romeo e Giulietta, una storia universale che sfida gli anni, l’età, l’amore. Parlando di destini, del potere infinito delle scelte e la forza delle promesse in un secolo anestetizzato dal digitale, ecco l’intervista ad Antonio Folletto.
Antonio, essendo napoletano, hai lavorato in produzioni come Gomorra, Capri-Revolution e I bastardi di Pizzofalcone, spesso girando in luoghi della tua terra. Com’è stato vivere queste esperienze in ambienti a te così familiari?
È stato bellissimo. È stato come girare a casa mia. Un regalo che mi ha dato modo anche di scoprire e riscoprire la mia città dal punto di vista cinematografico.
In un’intervista a Dire hai affermato: “Fare l’attore è un lavoro, non un hobby. Serve riconoscerlo.” Quando hai capito che questo sarebbe stato il tuo mestiere? Ed è stato più difficile ammetterlo a te stesso o farlo capire agli altri?
La prima volta che l'ho capito è stato durante l'Accademia d'Arte Drammatica Silvio d'Amico. Durante il mio percorso di studi mi hanno chiamato per lavorare in una serie televisiva. Mi ricordo che è stata la prima volta in cui sono stato pagato e fu, in un certo senso, come un'illuminazione capire di poter vivere, pagare le bollette grazie alla mia passione, al lavoro dell'attore. Per quanto riguarda invece la realizzazione, diciamo che ho capito che sarei diventato un attore quando ho iniziato l'Accademia, è stata una grande realizzazione. Se non sei davvero innamorato di quello che fai non puoi fare questo mestiere.
Al cinema e nelle serie tv hai interpretato diversi personaggi. Penso a O' Principe in Gomorra, Diego in A casa tutti bene e molti altri ancora. Qual è quello a cui sei più affezionato?
Sono sincero, sono molto legato ad Alessio di Ma chi ti conosce ma anche a Diego di A casa tutti bene, è stato un ruolo che mi ha dato tanto. Non posso non citare poi anche Il Principe in Gomorra. Insomma, credo che siano stati tutti importanti per me, chi per un verso e chi per un altro.
Durante gli anni di formazione, c’è stato un consiglio di un regista o di un attore esperto che ha influenzato profondamente il tuo approccio al lavoro?
Sì, ce ne sono stati diversi. Una volta una persona mi disse “rispetta profondamente il tuo lavoro e quindi sii serio quando giochi” e un’altra persona invece mi disse di non perdere mai l’entusiasmo. Sono frasi che ancora ricordo e porto con me, mi hanno colpito parecchio.
Si parla spesso di cinema e molto meno di teatro. Più di un anno fa, su la Lettura del Corriere della Sera dell’11 giugno 2023, Franco Cordelli pubblicava un articolo dal titolo Il declino culturale del teatro italiano, esprimendo un profondo disagio nei confronti della scena teatrale contemporanea. É davvero così?
Chi sono io per contrappormi al suo giudizio? (Ride, ndr). Per la verità, posso dirti che negli ultimo tempi ho girato molto a Napoli e ho percepito, visto, assistito a un'esplosione dei teatri. Le sale sono sempre piene, ci sono tantissimi giovani che realizzano laboratori speciali, si aprono tanti teatri anche quelli più piccoli. C'è vita. Credo che non si sia mai persa la voglia di andare a teatro. Dal dramma alla commedia. E poi se devo dire la mia, a me il teatro piace così tanto e in ogni sua forma che mi emoziona sempre come fosse la prima volta.
Un ruolo che vorresti interpretare a teatro?
Mi ha sempre affascinato il Cyrano de Bergerac.
Sei un attore e anche un giovane papà. Quale film, serie o spettacolo in cui hai recitato mostreresti per primo a tuo figlio?
Che bella domanda (ride, ndr). Ci devo riflettere, alcune cose di cui sono più orgoglioso forse non sono adatte alla sua età. Ma ci penserò. Sicuramente mi farebbe piacere mostrargli Romeo e Giulietta a teatro.
Arriviamo a Ma chi ti conosce tra i film più visti su Netflix con Simona Tabasco. La storia di un legame che in un certo senso sopravvive al tempo o meglio ai secoli tra due persone destinate a stare insieme. Tu credi nel destino?
Io credo nel caso. Non credo al destino come qualcosa di già scritto perché penso che possiamo cambiare il nostro destino in ogni momento. Credo molto nel nostro potere.
Ma chi ti conose si poggia su una famosa promessa d’amore fatta mille anni prima dai rispettivi antenati dei due protagonisti. In un’epoca come questa, nel 2024, veloce, inarrestabile, iper digitale che fine fa il valore della promessa?
Credo che il valore della promessa sia fondamentale e il momento in cui una persona viene meno alla parola data non faccia in primis un bel servizio a se stesso. Penso sia importante continuare a tenere molto ben presenti questi principi. Nella mia quotidianità mi interfaccio ancora con persone che ci credono, che li rispettano.