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Intervista vintage a Plant: “La Sad? Tatuata sulla pelle, ma adesso siamo tutti concentrati sui nostri progetti…”. E sul singolo Piccolo me, la tecnologia, i problemi di overthinking e la scena alternativa italiana...

  • di Giuditta Cignitti

  • Foto: Giuditta Cignitti

3 maggio 2025

Intervista vintage a Plant: “La Sad? Tatuata sulla pelle, ma adesso siamo tutti concentrati sui nostri progetti…”. E sul singolo Piccolo me, la tecnologia, i problemi di overthinking e la scena alternativa italiana...
Tra i protagonisti della nuova scena alternativa italiana, Plant, conosciuto anche per la sua esperienza con La Sad, si racconta in un’intervista tra estetica, introspezione e musica. Lo incontriamo a Milano, nel negozio vintage dove ha mosso i primi passi nel look e nell’identità artistica. Dai freestyle a 15 anni alla solitudine e l'overthinking, passando per la rinascita dopo Sanremo, Plant si apre con noi e ci racconta della sua voglia di fare musica per dire sempre qualcosa…

Foto: Giuditta Cignitti

di Giuditta Cignitti

Molti lo avranno conosciuto a Sanremo come quello della Sad con i capelli blu, Plant però quel colore l’ha scelto molto tempo prima, quando dopo varie sperimentazioni cromatiche è diventato il suo distintivo. Il blu, mi spiega, è uno stato d’animo, è la tristezza, che più della felicità sprona a scrivere e a cantare. Il 28 marzo ha pubblicato il primo singolo del suo nuovo progetto da solista, “Piccolo me”, una dedica al sé stesso del passato, mentre da poco ha annunciato la data del 28 ottobre ai Magazzini Generali. Lo abbiamo incontrato in uno dei suoi posti del cuore di Milano, il negozio di abbigliamento vintage PWC, nei pressi dei Navigli.

Plant PWC Milano
Plant da PWC, negozio di abbigliamento vintage sui Navigli a Milano Giuditta Cignitti

Perché hai scelto questo posto?

Ci bazzico dal 2019, era il primo posto in cui ci vestivamo per i video, ci vestiva Maria, la proprietaria. La prima giacca custom di pelle, con borchie e scritte, me la sono fatta qui. Noi non avevamo un euro per i vestiti, quindi venivamo qua e Maria ci regalava i vestiti oppure ce li prestava. A Milano questo negozio è un polo artistico, fuori c'è sempre gente, cantanti, persone della moda, persone che hanno un brand emergente.

Con gli altri membri de La Sad tra voi vi chiamavate Principesse, l'attenzione per l’estetica vi accomuna.

Io penso che anche il vestiario abbia un messaggio dentro da portare avanti, quindi è tutto collegato, arte e moda. Ovviamente se un progetto artistico fosse basato solo ed esclusivamente sul look non avrebbe senso, perché a quel punto vai a fare il modello.

Milano è una città che dà molti stimoli per potersi creare un’immagine, non credi che ci si pensi anche eccessivamente?

È una giungla urbana, dove ognuno di noi alla fine non mostra la propria essenza. Vengo da una realtà molto piccola e le persone non è che si nascondono dietro degli involucri, sono come sono stati cresciuti dai propri genitori, non c'è niente di forzato. A Milano invece, c'è proprio questa cosa di dover essere sempre quello più al passo coi tempi di tutti, quindi metterti un capo che è in hype anche se non ti piace oppure parlare in un certo modo solo perché è di tendenza. Questa cosa ovviamente fa perdere l'essenza alle persone, appiattisce un po' tutto quanto.

Però ci vivi da tanto qui.

Si dal 2018, però già da quando avevo 15 anni facevo su e giù. Investivo i pochi soldi che avevo per iscrivermi alle battles di freestyle. In genere si mettono 20 o 50 euro a testa e poi chi vince si prende tutti i soldi oppure lo fanno registrare in uno studio. All'epoca giù da me c'erano tre studi nel raggio di 200 chilometri, quindi era difficile. A 16 anni ho avuto un momento in cui stavo già per esplodere, fui notato da diversi pezzi grossi dell'industria, però, secondo me, non ero pronto io e non era pronto nemmeno tutto il mio movimento attorno. Poi i miei si sono imposti fino all'ultimo che dovessi finire la scuola. Ho finito e il giorno dopo che ho fatto 18 anni sono scappato.

Hai fatto il classico vero?

Sì, non sono mai stato rimandato, non so come…

Ti ha aiutato questa scuola nella scrittura?

Secondo me sì, il classico è una scuola che ti rimane dentro, non so come dire. La parola è molto importante, soprattutto nella musica, perché tutte queste tendenze di sound durano due anni, poi alla fine le canzoni che sono rimaste, quelle di 60 anni fa, è perché avevano delle lyrics veramente forti, che potrebbero rappresentare tuttora il quadro della società.

Adesso che è tanto tempo che sei lontano da Altamura ti manca qualcosa della tua città?

Tantissimo. Le poche volte che scendo, 2-3 volte all'anno, mi accorgo che la roba è molto più lenta lì, è tutto più umano. C'è quella vibe di non correre, di fermarti, secondo me così la vita dovrebbe viversi di base, non correndo in una giungla di cemento. Però per quello che devo fare io purtroppo devo star qua, poi magari un giorno mi comprerò una casa anche là, speriamo.

Da adolescente che ascoltavi? Per la tua età anagrafica hai dei riferimenti non comuni ai tuoi coetanei.

Ho passato diversi momenti, a otto anni ho iniziato a suonare la chitarra, mio nonno me ne aveva regalata una; quindi, andavo a prendere le lezioni da un tipo di Altamura, che aveva una figlia Emo. Era la classica adolescente del 2005-2006 con i braccialetti da Emo, i capelli piastrati e mille piercing. Lei mi ha fatto appassionare un po' a tutta quella roba tipo Green Day, Sum 41, Blink 182. C'è un video di me in quarta elementare che suono i Green Day da qualche parte, dovrei ritrovarlo. Poi ho avuto la fase rap e ho mollato la chitarra.

Cosa ti ha spinto a non limitarti alla musica e volerci mettere la voce?

C'è stato un artista che mi ha proprio deviato la traiettoria, Juice WRLD, che ora non c’è più, ma anche Lil Peep. Juice mi ha proprio preso da dentro perché univa il rap alle melodie e parlava di cose introspettive. Per quanto ora la mia musica non c'entra nulla con la sua, però è come se mi avesse aperto una piccola porta nella testa, che mi avesse fatto riflettere sul fatto che dovevo fare musica per un messaggio, per dare qualcosa.

Nella canzone “Piccolo me” parli al te bambino, ma quando è che hai capito che eri diventato adulto?

Quando ho aperto la partita IVA (ride). Adesso mi sento adulto più che altro perché è dura che mi interfaccio con persone della mia età. Quando scendo giù e sento i miei amici con cui andavo a scuola, per come parlano potrebbero essere i miei nipoti capito cosa dico? È brutto però, perché comunque sai che quella spensieratezza te la sei bruciata già dai vent'anni, però vabbè magari tornerò bambino, un giorno.

Ti sei affacciato al mondo della discografia da solista, poi c’è stata La Sad, quanto è cambiata la tua visione della musica dopo questa esperienza?

Sono stato stra-influenzato dal percorso con la SAD. Io arrivavo con un mio background che ho messo nel progetto, ma ho anche assorbito tanto dal progetto. Non avevo questo background così tanto suonato, per dire, nei miei prossimi concerti ora mi vedo con la band, sei anni fa mi sarei visto col dj invece.

Adesso che ognuno sta prendendo la sua strada che fine farà La Sad?

Siamo un collettivo, la SAD la devi vedere proprio come un movimento, è una roba che va di pari passo alla mia vita. Ce l'abbiamo tatuato sulla pelle, va oltre il fatto che noi tre cantiamo insieme, è proprio un insieme di valori e di modi di fare, è una roba che non muore. Chiaramente adesso siamo tutti concentrati ognuno sul proprio progetto, mentirei se ti dicessi l'opposto.

Un po' tipo la Dark Polo Gang insomma?

Si esatto.

Tra tutti tu sei il più giovane, quindi quello che ha fatto il percorso più velocemente, quanto ha inciso sulla tua stabilità?

Tanto, sto facendo anche un percorso di terapia psicologica, sai? Con la mia psicologa siamo arrivati al punto che sono cresciuto troppo velocemente, ho tanti problemi di overthinking, di non riuscire a stare solo. Non sono mai stato da solo nella vita, prima perché dormivo con mio fratello più piccolo, poi a Milano ho sempre squattato in varie case con gente, da poco ho casa mia e mi sto cimentando in questa cosa dello star bene da solo con la mia compagnia.

Hai sempre parlato dei tuoi problemi con droghe e psicofarmaci, adesso sei più tranquillo?

Assolutamente sì. Non ti nego che comunque i farmaci mi hanno aiutato in un periodo ad andare avanti, perché ero davvero sommerso dalle emozioni negative, ovviamente sotto prescrizione medica. Già da prima di Sanremo avevo iniziato questo percorso di crescita, cioè di bastare solo io a me stesso senza dover introdurre per forza cose esterne, poi il festival è stato proprio un regolatore di cose, è stato tipo nuovo start. Adesso sono pulitissimo, fumo soltanto…

Tra i vari problemi della generazione Z c'è anche il rapporto con la tecnologia, quanto ti preoccupa?

È tosta, perché più che altro non c'è proprio più la voglia di scoprire le cose, anche le canzoni ora non si ascoltano più, della canzone che ci era esplosa su TikTok , tolti i nostri fan, l’altra gente sapeva solo quei 15 secondi che erano andati virali, capito quanto è trash sta roba? è come se tu vedi una parte di film senza aver visto il resto, cioè non capisci un cazzo! Moralmente mi preoccupa, perché stiamo diventando sterili e privi di curiosità, di pazienza. Quando realizzo un video per Instagram ormai, dico sempre che l'inizio deve essere anti-ADHD, cioè subito qualcosa, boom. È brutto ragionare così.

Ma tu ci pensi anche perché lo vedi su te stesso?

Io lo vedo su me stesso, a meno che non esce la bomba di film o non ho l'incontro della vita, il concerto del mio idolo, io sono disinteressato a tutto, perennemente insoddisfatto. Ora mi sto riempendo la vita di cose attive, tipo far palestra, anche una ricerca spirituale, tutte attività per cercare di staccarmi dalle cose materiali. Quando faccio musica però possono passare anche 15 ore senza accorgermene, non sento la fame, non sento l'esigenza di fumare, non sento la voglia di prendere un caffè, vivo il flusso.

Ci sono anche effetti positivi della tecnologia e dei social però, non pensi?

Si, ad esempio ho visto nostri fan di Caserta e del Trentino magari diventare amici oppure gente che faceva un tiktok perché non aveva nessuno con cui andare ai concerti e poi creava proprio la comitiva, quindi le cose belle ci sono. Chi ci viene a vedere non viene solo per sentire la canzone, ma anche per conoscere persone nuove. Però a parte la nostra nicchia, la gente di base non è interessata ai concerti, è interessata molto più alle cose veloci, l'evento del cazzo dove puoi vedere la persona famosa che fa l'ospitata. La massa è interessata a quello, poi ovviamente ci sono i cultori, che ringraziamo perché senza di loro se no aprivo il forno ad Altamura…

Che comunque ci sta.

Si certo. È un investimento che vorrei fare infatti, secondario, ma lo vorrei fare.

Stavo pensando che tra i vari artisti usciti negli ultimi anni, ce ne sono un po' che potrebbero rappresentare la nuova scena alternativa italiana, oltre a La Sad, ci metterei Naska, Chiello, i Bnkr44, centomilacarie, chi altro mi suggeriresti da aggiungere?

Allora Sally Cruz, che è mia sorella, ragazzina del 2003, abbiamo una hit insieme incredibile, che ancora non è uscita. Poi c'è un ragazzo che mi piace tantissimo del 2005, si chiama Holy Francisco, anche con lui ci saranno sorprese, al momento non mi viene in mente altro.

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