Salmo non fa musica. Appicca incendi controllati. E non sempre si riesce ad uscirne senza qualche ustione più o meno grave. Lo fa anche con On Fire, dove si trasforma (definitivamente) nel William S. Burroughs della musica italiana: stesso odio per le favole, stesso talento nel trasformare la merda quotidiana in arte radioattiva. Sul beat non cammina, affonda la lama: dubstep che sputa bassi, hardcore che spacca timpani, boom bap infangato, half-time che rende tutto angosciante. Il risultato? Un hip-hop dal groove contundente come una bastonata sui denti. E chi ascolta, sadicamente, non riesce a fare a meno di chiedere il bis. Il testo, poi, è un manifesto di lucida disperazione. Nessuno spazio per eroi o redenzione. Solo botte dritte da incassare o da sferrare: "Avevi ragione, siamo attori inconsapevoli", "famiglia, lavoro, fede cristiana, prigione mentale", "certa gente vive con la moglie e il cane, ma chi dei due c’ha il collare?". Frasi che potrebbero essere tratte da una pagina del romanzo Pasto Nudo.

Come Burroughs, anche Salmo non racconta storie. Spara proiettili che puntano dritti alla mela che abbiamo in testa. A volte la prende, altre invece ci colpisce alle tempie, proprio come lo scrittore quando uccise la moglie giocando a Guglielmo Tell. Così schizzano frammenti di realtà senza filtri tra paranoia, alienazione e rabbia: "Punto la vena da recidere, la penna mia per scrivere ha il grilletto sensibile". Questo non è cantautorato urbano, è guerriglia poetica. Ecco perché il primo pezzo del nuovo disco Ranch, che uscirà il 9 maggio, non si ascolta. Lo si prende in faccia. Salmo, in fondo, dimostra di conoscere bene la contenporaneità: oggi la finzione è il nuovo reality, visto che la realtà è più schifosa di una serie Netflix. Anche per questo, probabilmente, non ci resta che invocare forze ultraterrene per trovare una via di fuga da tanto orrore (nell’intro ci fa pregare sulle note dell’Ave Maria Catalana di Maria Carta). Burroughs aveva la macchina da scrivere e i fogli, Salmo ha il microfono e i beat, ma entrambi ci prendono a sprangate dipingendo quanto siamo disperati mentre brancoliamo nel buio delle ipocrisie. Il risultato? Una botta che ti sveglia o ti spezza.
