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Ok, ma com’è “Fame” di Jake La Furia dal punto di vista musicale? Lo abbiamo fatto ascoltare a un esperto: Night Skinny in questo disco fa una masterclass di rap e produzione…

  • di Teo De Bonis Teo De Bonis

2 febbraio 2025

Ok, ma com’è “Fame” di Jake La Furia dal punto di vista musicale? Lo abbiamo fatto ascoltare a un esperto: Night Skinny in questo disco fa una masterclass di rap e produzione…
Nell’era del beatmaking compulsivo, dove le strumentali nascono e si consumano rapidamente, “Fame” di Jake La Furia si distingue come un disco di peso e il merito è anche di Night Skinny, che costruisce un ambiente sonoro su misura per il rapper. Lo ha ascoltato e valutato per MOW il compositore, chitarrista e produttore Teo De Bonis...

di Teo De Bonis Teo De Bonis

Produrre non significa solo creare beat, ma avere una visione. Significa valorizzare un artista senza snaturarlo. Night Skinny, con un approccio sartoriale, crea un sound che esalta la voce di Jake La Furia. "Fame" è un album coeso, con una direzione precisa e una pasta sonora ben definita. Il rap è la matrice di tutto, un’essenza tutelata e aggiornata con intelligenza. “Spegnimi la trap, la drill, la UK garage. Rimettimi la cassa e il rullante”, dice Jake in Diego Armando. Con un BPM tra 85 e 90 in quasi tutti i pezzi, le batterie sono protagoniste: rullanti acustici e potenti sorreggono l’intero progetto, creando un’architettura solida su cui si poggiano le barre del maestro indiscusso del genere.

Ok, ma com’è “Fame” di Jake La Furia dal punto di vista musicale? Lo abbiamo fatto ascoltare a un esperto: Night Skinny in questo disco fa una masterclass di rap e produzione…
Jake La Furia
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Ma la musica è cura del dettaglio. Il macro-organismo sonoro che tiene insieme il disco trova la sua linfa nella microvariazione. L’essenza delle batterie rimane sempre riconoscibile, ma si modella sottilmente a seconda del carattere del pezzo e dei feat. In Cucchiaino, un pezzo potente e incisivo, lo snare è un pugno in faccia: pesante, con un beat distorto che si modella perfettamente sul mood del brano. In Andiamo al mare con Anice, invece, il rullante si fa più clappy e leggero, esaltando la delicatezza della traccia e la texture vellutata della voce dell’artista. Oltre alla centralità delle drum e della voce di Jake, Skinny arricchisce il suono con elementi raffinati: piano lo-fi, bassi profondi e un uso sapiente del sampling a cui si aggiungono vocal chop ben dosati che donano al disco una dimensione moderna, segno della sua conoscenza delle sonorità internazionali, comprese quelle più vicine alla musica elettronica contemporanea. Tuttavia, la produzione resta sempre al servizio dell’artista e questi elementi fanno sempre e solo da sfondo. Anche quando un sample compare in un punto cruciale − come in Back Like Cooked Crack – non prende mai il sopravvento. Night Skinny tiene le fila, ma Jake rimane protagonista. Ed è forse proprio la scelta di posizionare sullo sfondo la parte musicale del beat a permettere una gestione coerente dei featuring: le armonie si modellano sugli ospiti, proprio come accade con le drums, adattandosi alle diverse atmosfere e contribuendo a creare un suono coerente e dinamico. Oggi i feat sono spesso determinati anche da logiche di streaming, ma il produttore ha il compito di trovare un filo conduttore che tenga tutto insieme e Night Skinny, abituato a lavorare con i containers, lo fa magistralmente. Con la sua produzione, riesce a collegare vecchio e nuovo in un unico organismo sonoro, dando vita a un disco che suona fresco senza tradire le origini.

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  • critica musicale
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