A sette anni dall’addio alla Bbc, Jeremy Clarkson torna a parlare, un po’ a sorpresa, di Top Gear, mettendone in dubbio la sua natura motoristica. Il giornalista e conduttore televisivo britannico, infatti, ha citato il nome dell’iconico programma in un suo editoriale pubblicato sul The Sunday Times. No, non si tratta di un annuncio a sorpresa del suo ritorno; e no, non torneranno (almeno per il momento) nemmeno James May e Richard Hammond. Jezza, questo il suo soprannome, nel suo articolo non parlava nemmeno di auto, né di televisione, ma di mascolinità. Può sembrare strano, eppure… Tutto è nato dalla notizia dei The Florida Man Games, per cui “ero abbastanza eccitato - scrive Jeremy -, perché sembrava una sorta di festival della virilità imbevuta di birra in un mondo in cui gli uomini spesso pensano di non essere completi se non hanno almeno un disturbo mentale e la bandiera BLT+ appesa alla finestra della loro camera”. Un preambolo ambiguo, certo, ma che ha portato Clarkson ad affermare che forseTop Gear non era ciò che tutti pensavamo fosse. “Quando lo conducevo - afferma Jezza -, la gente lo definiva uno show di auto [...] ma non lo è mai stato. Una volta un produttore, quando gli è stato chiesto perché molte donne guardassero il programma, ha detto: ‘Perché offre loro un viaggio nella mente maschile, dove, diciamocelo pure, non succede mai niente’. Questo - sottolinea ancora Clarkson - definisce perfettamente Top Gear, e più recentemente anche The Grand Tour”. Insomma, sono dei programmi di motori o una sorta di esperimenti sociologici?
La risposta potrebbe stare nel mezzo, e questa ce la offre lo stesso conduttore. “Abbiamo passato 25 anni tenendoci occupati a non fare assolutamente nulla di importante - il commento del giornalista -. Possiamo guidare un’auto sulle rotaie di un treno? possiamo guidare fino al polo nord? Possiamo giocare a calcio con le auto? Questi sono molte delle cose su cui discutevamo. Cose inutili. Cose stupide. Cose pericolose”. Ma a quanto pare, visto il successo globale, queste “cose stupide” piacevano a molti; e forse questo appunto sostiene la strana teoria di Jezza? Comunque sia, finito il suo piccolo (ma nostalgico) passaggio su Top Gear, Jeremy nel suo articolo riporta e descrive dei vari giochi “da maschi” in giro per il mondo, e soprattutto elogia il popolo basco, e i suoi “enormi” giocatori di rugby. Infine racconta come dovrebbero essere delle vere competizioni da uomini, ma poi avverte: “Niente di tutto ciò sarebbe concesso. Ci sarebbero accuse di misoginia e poi verrà fuori una donna che ammette di identificarsi in un uomo e di voler prendere parte al gioco ‘quanto forte possono essere presi a calci i miei testicoli’”, e tutta un’altra serie di conseguenze che, scrive Jeremy, porteranno “la nostra squadra di rugby a diventare una selezione di timidi piagnucoloni che verranno così sbattuti a terra dai giganti baschi, i quali passano la loro infanzia a imparare come buttare giù le case a testate”.