Ahia. Qualche giorno fa, abbiamo scritto una critica all'incredibile report che Guia Soncini ha vergato per F in merito alle due date del Jova Beach Party a Barletta, evento a cui la nostra ha assistito dal backstage entrando in stretto contatto con gli ospiti delle serate (da Zalone a Sangiorgi), l'artista e il suo staff responsabile della comunicazione (Goigest). L'articolo, su prestigiosa carta stampata, ci è parso fuori dal tempo visto che descriveva i live come una sorta di carrozzone peace & love, senza lasciare spazio a quel paio di polemicucce legate all'ambiente che seguono la carovana di Cherubini fin dal giorno in cui si è messa in moto, il lontano 7 giugno 2019. Soncini deve averci letto. Lo sospettiamo perché via Twitter, dove non è possibile risponderle, ha sciorinato la bellezza di 12 cinguettii di scherno a riguardo. L'ha fatto per argomentare la vastità del Jova che gliene frega delle nostre parole. Ma anche per spiegare a noi altri parvenus "del web" come funzioni davvero questo gioco del giornalismo di spettacolo all'italiana. Siamo qui per ringraziarla della lezioncina? Curiosamente, no. Anzi.
A Ferragosto, dunque, Guia si propone di "fare una buona azione", per come la intenderebbe Grimilde, e invece di arrabattarsi tra grigliate e possibili insolazioni, si china sullo smartphone per analizzare lo scempio che è il nostro articolo rispetto alla lucida cronaca con picchi di ironia sagace che si sciolgono in bocca di sillaba in sillaba, che resta il suo. Ora, per quanto da lei stessa accusati di "mitomania" - fa già ridere così, su questo sorvoliamo - è quando entra nello specifico che Soncini raggiunge l'apice della supercazzola: si chiede, per esempio, se noi umili "Carneade" che imbrattiamo il web siamo a conoscenza delle tempistiche di stampa di un settimanale, tempistiche da cui dipendono quelle di consegna dei pezzi.
La risposta è che sì, ne siamo a conoscenza. E che se anche Jovanotti avesse dato degli "eco-nazisti" agli italiani (quasi) tutti, dopo la chiusura del numero di F in edicola a inizio agosto, le polemiche ambientaliste legate al suo tour sulle spiagge italiane strepitano dalla vigilia della prima data, ossia da quel lontano 7 giugno 2019, rinnovandosi poi ogni estate. Soncini vuole dunque farci credere di aver scritto il pezzo quattro anni fa? Quando ancora la querelle non occupava un intero paginone di Repubblica e non funestava l'internet arrivando perfino ai Tg delle 20? Dobbiamo immaginare, quindi, che la giornalista abbia avuto una visione, tramite estasi mistica, del Jova Beach Party a maggio 2019. Appena riavutasi, eccola pronta a mettere tutto febbrilmente nero su bianco per inviare un report che, estate 2022, sarebbe finalmente riuscito ad accaparrarsi due pagine sul numero di F. Sì, ma con scappellamento a destra? Avvinti, proseguiamo.
Il fatto è, twitta Soncini, "che della polemica ecologista non avrei scritto comunque. Perché non me ne fotte niente. Niente nientissimo". Ah, quindi un report si scrive in base ai gusti e agli interessi personali del giornalista che lo redige, ignorando tutto il resto, non importa quanto la nazione ne stia parlando, come fosse un gigantesco elefante nella stanza impiastricciato di inchiostro simpatico. Prendiamo nota. Sarebbe come, con le dovute proporzioni, intervistare oggi Mario Draghi e non chiedergli nulla in merito alla caduta del Governo. Ma tempestarlo di domande su dove abbia acquistato quel meraviglioso cravattino che porta. Perché nostro nonno vendeva papillon e i tessuti per dettagli di stile maschili sono ciò che, personalmente, ci interessa davvero. Sì, ma i lettori? Ma che importa dei lettori? Saranno mica tutti ornitologi...
Volete mettere, a livello cronachistico, il plus che regala a chi legge l'articolo, venire a conoscenza di un croccante aneddotto su Dalia Gaberščik, figlia di Giorgio Gaber e da anni capoccia di Goigest, alle elementari? Questa sì che è un'informazione che fa la differenza, insaporisce il racconto di un Jova Beach Party possibile. Non importa, poi, se è quello che risponde all'attualità. Del resto, non dimentichiamolo, il pezzo è stato scritto così tanti eoni orsono per poterlo consegnare in tempo...
Non se ne faccia un cruccio, Soncini: dell'autografo di Biagio Antonacci non sapremmo cosa farcene nemmeno noi. Né lo accetteremmo in cambio di gustosi banchetti vip nel backstage. Se a quelli fossimo interessati, di sicuro tesseremmo quotidianamente le lodi di qualunque artista ci venga propinato dall'ufficio stampa di turno per arrivare, un giorno, a poter condividere del tofu con Lorenzo Cherubini vista mare. No, qui preferiamo indicare cortocircuiti e piccolezze spacciate per sontuose "buone azioni" di alto giornalismo. Perché glielo assicuriamo, per quanto un tempo sembrasse saperlo bene anche lei, è un gioco molto divertente. Oltre che, a suo umile modo, utile. Insomma, Jovanotti sarà anche femmina, il suo Jova Beach Party un carrozzone pace amore e fantasia ma "Carneade" continua a sentirsi piuttosto bene. E pure senza scappellamenti di sorta. Grazie.