Tommaso Donadoni ha vent’anni e una gran voglia di prendersi il mondo. Noi ce ne siamo accorti subito mentre lo intervistavamo durante la Festa del cinema di Roma, nel nostro spazio esclusivo da MBU. Tommaso, è apparso ai nostri microfoni come un ragazzo empatico, felice, emozionato (e con un completo maschile di rara bellezza) per avere preso parte alla serie che ha tutte le carte in regola per diventare un successo planetario. Diretta da Stefano Mordini, Adorazione (liberamente ispirata all'omonimo romanzo di Alice Urciuolo) è la storia di una scomparsa, di un amore, di un'estate a Sabaudia, della paura del mondo, di ragazzi che si nascondono fra mille fragilità. Oltre al nuovo progetto creato dalla piattaforma streaming, Tommaso ci ha svelato qual è l’artista, fra i tanti, le cui parole sono diventate per lui “dei pilastri su cui appoggiarsi nei momenti di difficoltà”.
Ciao Tommaso, dal 20 novembre su Netflix è disponibile la serie Adorazione, un progetto molto importante in cui sei protagonista. Ti va di parlarci di questa storia e di "presentarci" Enrico?
Adorazione è una serie corale che ha uno scheletro ben definito, ossia la scomparsa di una ragazza, Elena, una giovane con una grande voglia di evadere dagli schemi. Io interpreto Enrico, il fidanzato di Elena nella serie. Enrico proviene da un contesto familiare molto rigido e tradizionalista. Ha una visione ben chiara della vita e delle relazioni, cerca di percorrere una strada che sia "giusta" secondo i suoi schemi. Nel nome stesso della serie, "adorazione", c'è una dualità: da un lato l'amore, dall'altro una possibile ossessione.
Possiamo descrivere Enrico con tre aggettivi?
Direi "represso", nel senso che Enrico reprime molte cose: passioni, emozioni, modi di pensare. È apparentemente felice, ma in realtà è anche un complessato, un complessato "brutto", perché non è consapevole della sua condizione e non ha il coraggio di confrontarsi con la sua vera natura. E cerca di nascondere questa fragilità, pensando di dover mantenere una facciata di figura maschile.
Qual è stata la sfida più grande che hai incontrato nell’entrare nel personaggio?
All'inizio non riuscivo a creare una connessione tra me ed Enrico, o meglio, inconsciamente non la creavo, perché lo giudicavo in un modo o nell'altro. Questo mi rendeva difficile interpretarlo in maniera autentica. Fortunatamente sono stato guidato da Stefano Mordini, un grande regista e una persona incredibile, che mi ha aiutato a modellare il personaggio. Insieme a lui e alla nostra acting coach Barbara Chiesa, abbiamo lavorato per togliere e aggiungere elementi, dando vita a Enrico, man mano che il tema della serie si sviluppava.
Sei molto giovane. Quali sono i tuoi modelli di riferimento? Ci sono attori o attrici che ti hanno insegnato tanto in questi anni, aiutandoti nella preparazione dei tuoi personaggi?
Sicuramente, ho trovato i miei modelli tra gli artisti che ammiravo. Quindi, la lista è piuttosto lunga! Un attore che mi ha dato tanto in questo periodo è Vinicio Marchioni. Ho avuto la fortuna di seguire una sua masterclass, è stata un'esperienza molto formativa per me. Le sue parole hanno una vitalità incredibile, sono veri e propri pilastri su cui ti puoi appoggiare nei momenti di difficoltà. Ho anche avuto il privilegio di conoscerlo meglio, accompagnandolo nella presentazione del suo romanzo Tre Notti, e ho capito come vive. La cosa che mi ha colpito di più è proprio la sua capacità di mantenere una vita normale, nonostante sia un artista completo, un intellettuale, un uomo dalle mille sfumature. La normalità delle sue giornate, fatta di piccoli gesti, mi ha sorpreso. È stato bello vedere questo equilibrio tra la sua carriera e la sua vita quotidiana. E poi, in questo periodo, lui è sicuramente uno dei miei punti di riferimento.
Tornando ad Adorazione e più in generale alla tua carriera, c'è qualche abitudine che segui quando ti prepari per un ruolo?
In realtà, direi che sono più dei "trucchi" che metto in pratica sul set. Ogni volta, ogni personaggio da interpretare, credo sia un viaggio diverso, una sfida nuova. Come ti dicevo prima, Adorazione è stata una delle mie prime esperienze, quindi non ho ancora sviluppato un metodo fisso. Tuttavia, forse, pensandoci meglio, ho qualche routine: ad esempio, devo mettere a posto certe cose nel camerino prima di uscire e ascoltare una serie di canzoni che mi permettano in quel momento di entrare nella giusta mentalità sul set. Sono tutte piccole cose che mi preparano, ma non le definirei delle vere e proprie abitudini.