Pierdomenico Baccalario è senza dubbio uno degli scrittori italiani contemporanei più brillanti della letteratura per ragazzi. Abbiamo anche provato a contare quanti libri avesse scritto e glielo abbiamo chiesto “Quanti sono?”, ma nemmeno lui ha saputo darci una risposta. Fra i suoi libri più famosi, spicca Il grande manca (Il Castoro, 2023) presentato da Loredana Lipperini fra i titoli proposti dagli Amici della domenica al Premio Strega 2024. Libro brillante, escluso però dal concorso per una bizzarra “polemica”, come lo stesso autore ci ha poi raccontato. Lo abbiamo intervistato al Salone del libro di Torino dove fra canzoni create con IA ha presentato Viaggio oltre l’ignoto Una sfida narrativa tra Intelligenza Umana e Intelligenza Artificiale (Il Castoro, 2024), libro da lui curato, che già dal titolo preannuncia una sfida cruciale e che da millenni turba l’animo umano: quella fra uomo e macchina. A sfidarsi nella “gara” letteraria sono Valentina Federici, una giovane autrice esordiente, e un’intelligenza artificiale, entrambe guidate nel miglior modo possibile per produrre ognuna la sua storia. In futuro sarà dunque impossibile fare a meno delle intelligenze artificiali, anche nel mondo della cultura? “Guarda, io spero che potremo fare a meno della scemenza naturale” ci ha risposto ironico Baccalario.
Hai scritto tantissimi libri, decine e decine. Li hai mai contati?
Credo che siano sopra il centinaio, ma non li ho mai contati. Ho questa forma di ideazione e quasi subito inizio la realizzazione. Sono veloce, i miei colleghi mi odiano - pazienza – e i librai anche. Adesso ho compiuto 50 anni e mi prometto di fermarmi e pensarci bene ogni volta.
Qual è il tuo libro preferito per ragazzi? E quello per adulti?
Ce ne sono tanti per motivi diversi. Sono affezionato a un mio libro uscito l’anno scorso che si chiama Il grande manca, che non so se sia per adulti o per ragazzi, perché la giuria del Premio Strega Ragazzi ha detto che era per adulti; quella del Premio Strega Adulti ha detto che era per ragazzi e quindi non è andato avanti in nessuna delle due categorie. Poi ho amato tantissimo scrivere Lo spacciatore di fumetti, perché mi sono calato nella storia di Budapest nell'89, in cui i fumetti erano vietati, e mi sono detto: cosa avrei fatto io? Beh, li avrei spacciati, senza dubbio. E infine, un altro che si chiama Per catturare un rospo magico, un’idea di mia figlia piccolina.
C'è qualche autore a cui ti ispiri?
Immagino a tutti quelli ho letto, tutti lo facciamo. Passiamo la vita a portarci dietro storie e frasi che ci sono piaciute e quando si ha la grande fortuna di provare a metterle giù per conto proprio, le proviamo a copiare. Alla fine, la scrittura è una copia di quello che ci è piaciuto. C'è uno psicologo, James Hillman, che nel suo Il codice dell'anima dice che bisogna cominciare a vedere la propria vita, non come una conseguenza di problemi, ma come una storia dove dobbiamo inseguire la bellezza. Quindi vivere un po' come in un romanzo: in questo momento ho la possibilità di farlo, ma non avrei mai pensato di fare lo scrittore.
Davvero? E che cosa?
Dovevo fare il notaio io. Sono figlio unico di una famiglia di notai e quindi era per me evidente che avrei fatto il notaio e ho fatto tutto: mi sono laureato, ho dato l'esame da notaio e poi… Ho iniziato a scrivere per passione, con la paura, ma è andata bene.
Quando hai iniziato a scrivere?
I miei compagni di liceo mi hanno detto che già dicevo che avrei fatto lo scrittore, ma io non me lo ricordo. Ho iniziato a pubblicare a 22 anni. Adesso ne ho 50 e ho passato più di metà della mia vita a scrivere, quindi adesso basta, farò il cantautore.
Davvero? Canti, suoni?
Non suono, però ho un po' di idee. Vorrei cambiare drasticamente.
Hai scritto tanti libri per ragazzi, hai modo di incontrarli? Cosa dicono dei tuoi libri o cosa ti colpisce?
Io sono invecchiato, mentre i ragazzi sono sempre uguali. Quello che mi ha colpito è la progressiva distanza culturale tra me e loro, ma riesco sempre a farli ridere. Finché si finisce l’incontro con una grossa risata dico ok, è fatta. Quando vedrò che non ridono più, vorrà dire che sono diventato il solito trombone che racconta cose di cui a loro non frega nulla.
Cosa pensi del fatto che i ragazzi di oggi, già giovanissimi, hanno un linguaggio un po' più rude, cercano di fare i “ribelli” e in alcuni casi prendono anche posizioni politiche? Per esempio, fanno manifestazioni per il clima, contro le guerre
A me sembra che manifestino, ma che siano meno idealisti della mia generazione. Per noi manifestare era un desiderio di visibilità, che loro però hanno già sui social, per cui non la cercano. Sul linguaggio sboccato, io parlo male e dico parolacce, le mie figlie le hanno imparate e mia moglie dice che è colpa mia, pazienza.
Nei tuoi libri ci sono parolacce?
In alcuni sì, per esempio ne Il grande manca. In una scuola, quella di mia figlia, sono stati ritirati i miei libri perché alcuni genitori hanno protestato perché nel libro La rivincita dei matti, che parla di 11 ex pazienti del manicomio, si dicono parolacce. Tutti i miei libri sono stati tolti dalla biblioteca di quella scuola, a cui tra l’altro li avevo donati, compreso L’investigatto. Capisci che L’investigatto è chiaramente pericolosissimo… Le parolacce fanno paura ai genitori e agli educatori deboli.
Spesso si dice che la gente legge meno, i libri non si vendono, e soprattutto i ragazzi non leggono. Secondo te qual è un modo per avvicinare alla lettura?
È un processo di imitazione. Noi come esseri umani tendiamo a fare quello che fanno gli altri esseri umani che ci piacciono, quindi leggiamo, quando i nostri genitori leggono. Come adulti abbiamo una responsabilità: se non leggiamo noi, non possiamo chiedere che leggano loro. Forse ci vuole un po' di curiosità e di spirito di ribellione. Però sai, mi viene in mente quando guardano un bambino e dicono: “Ah, leggi, che così diventerai un buon lettore”. Sei già un cazzo di buon lettore, perché stai leggendo. Ho detto una parolaccia. (sorride).
È appena uscito il libro Viaggio oltre l’ignoto. Una sfida narrativa tra Intelligenza Umana e Intelligenza Artificiale (Il Castoro, 2024) che hai curato. Come vi è venuto in mente di mettere a confronto l'uomo e la macchina?
Prima di tutto abbiamo messo a confronto una donna e la macchina, perché la scrittrice è Valentina Federici. Lei è un fenomeno, non aveva mai pubblicato nulla, è arrivata da me l'anno scorso con un manoscritto, l’ho letto e in quattro ore l’ho venduto all'editore Il Castoro. Il vero libro di Valentina uscirà nel 2025, quello con cui ci siamo conosciuti, però ci è venuta l'idea di farle fare questa sfida. Ho pensato: questa ragazza scrive molto bene, facciamole sfidare una macchina. Abbiamo messo insieme macchina e donna e ha vinto la donna. Avevi dubbi?
Qual è stata la cosa che ti ha colpito di più del testo prodotto dall'intelligenza artificiale?
Il finale, perché è fantastico e del tutto inaspettato. Ha tirato fuori una possibilità che noi non avevamo pensato. Però la macchina non ha la stessa soddisfazione ‘umana’ quando scrive. La letteratura non è fatta solo dal libro chiuso, ma anche dalle emozioni che prova l’autore o l’autrice: l'invidia per gli altri libri, la paura che il libro non piaccia, la soddisfazione di ricevere un complimento. Questa parte emotiva l'intelligenza artificiale non potrà mai farla maturare.
Una bambina con i capelli scuri, riccia e con gli occhialini tondi si avvicina allo stand de Il Castoro. Osserva i libri esposti. Pierdomenico Baccalario la guarda e si interrompe: “Perché quella bambina prenderà il mio libro?” Mi dice piano “Perché no? Prendi il mio libro bambina, vai! Niente, ne ha preso un altro…”
Perché Valentina ha vinto sull’intelligenza artificiale? La sua storia è più efficace?
Ha vinto perché ha giocato sporco, sapeva di dover dare il massimo e l’ha fatto. Questa è un’altra differenza interessante: la macchina in quanto tale, dà sempre il massimo, mentre noi no. Quanti libri ho scritto… All’inizio mi hai chiesto: sono tutti buoni? In tutti ho dato il massimo? No. Alcuni li ho fatti perché dovevo, velocemente, mentre una macchina lavora sempre allo stesso modo. Anche questo fa parte della letteratura, quell’emozione particolare legata a un libro è irripetibile. La macchina è ripetibile, la letteratura no.
Vista la costante evoluzione delle macchine e delle IA, secondo te in futuro tutti noi giornalisti, scrittori, drammaturghi, copyrighter saremo sostituiti dalle macchine?
Il dramma sarà quando tutto, spettatori, lettori e ascoltatori saranno sostituiti dalle macchine. Quando saranno loro a leggersi, vedersi e ascoltarsi. Non mi spaventa tutto sommato che si usino queste tecnologie nel mondo della cultura, mi spaventa l’uso che se ne fa, ma vedremo cosa succederà. Sarà divertente. Una macchina che legge un’altra macchina e si recensiscono a vicenda. Oggi ho anche sentito dire che le intelligenze artificiali sanno fare bene quello che noi umani non sappiamo fare; spero che ci siano un sacco di intelligenze artificiali che facciano politica, così magari andrà un po’ meglio, perché è abbastanza evidente che noi non sappiamo fare politica.
Cosa pensi della polemica sul fatto che ci sia sempre più censura nella stampa e in televisione? È presente anche nel mondo dell’editoria?
Alcuni chiamano censura dei tagli ai testi destinati ai lettori più giovani. Tagli che vengono fatti dagli editori, con il sacrosanto obiettivo di pubblicare testi non traumatici, seri e curati per i libri per ragazzi, per evitare di dire cose inutilmente crudeli. Poi certo, la censura è dappertutto, non vedo perché non dovrebbe esserci, però sono molto annoiato dalle crociate anti-censorie. Per me è molto più probabile che avessi scritto una schifezza.
Hai conosciuto e incoraggiato Valentina, che è un’autrice emergente. Quanto è difficile emergere per un autore emergente? Quanto è difficile pubblicare?
Vuoi la risposta cattiva?
Certo!
Se sei davvero bravo come Valentina, ci vuole poco. Altrimenti ci vuole un po’ di più e l’unico modo è quello di fidarsi di ciò che ti viene detto, senza dire che “tutti gli editori sono degli sciagurati che non capiscono nulla”.
Secondo te in futuro non potremo più fare a meno dell'intelligenza artificiale?
Guarda, io spero che potremo fare a meno della scemenza naturale.