Siamo onesti: qualcuno, prima di Sanremo, si sarebbe aspettato il grande successo che sta avendo Lucio Corsi? Probabilmente no. Ma la verità è che lui è sempre stato lì, non è cambiato. Non è diverso, per dire, dal cantautore che pubblicava “Cosa faremo da grandi?” (con un videoclip meraviglioso) nel 2020. La verità, probabilmente, è che prima non sembrava abbastanza “cool” o meritevole di una considerazione più mainstream. Il suo talento, cristallino e per nulla costruito, è sempre stato sotto gli occhi di tutti, ma in molti lo hanno visto, scoperto e apprezzato solo con la partecipazione a Sanremo e con “Volevo essere un duro”. Un brano di cui anche noi di MOW abbiamo parlato positivamente ma, credeteci, non di certo il più apprezzabile del suo nuovo album, “Volevo essere un duro”. Un disco composto da nove tracce dove Lucio Corsi, come ha raccontato in una conferenza stampa pienissima, è un album che “racchiude un sacco di personaggi”. “Parla della mia adolescenza, della mia infanzia, ma non solo la mia, anche quella di altre persone, mischiata alla mia e ai miei ricordi. Questo fatto di reinventarsi il passato è molto interessante in musica, perché quando penso ai miei ricordi mi volto a guardarli e mi sorprendo. Ripensando ai ricordi li conosci già, ci sei stato. Il futuro è sempre sorprendente, il passato no, e mischiando le tue esperienze con quelle degli altri crei la possibilità di guardarti indietro e sorprenderti”.

“Volevo essere un duro” è un album che affonda le sue radici nel passato, andando a pescare dalla storia della musica e dai grandi cantautori, come Ivan Graziani ed Edoardo Bennato, citati a più riprese da Lucio Corsi. “Ho cercato il cambiamento nella parte testuale, parlando in maniera più diretta, come se mettessi una telecamera su un marciapiede invece di utilizzare un drone. Tutto senza rinunciare al sogno, con tanta epicità e fantasia. Graziani e Dalla hanno narrato personaggi nella loro musica in maniera magistrale, e oggi che si parla più di stati d’animo e di emozioni volevo tornare alle persone e all’identità”. E Lucio Corsi riesce nell’intento di dare tridimensionalità ai personaggi, come Francis Delacroix, Rocco Giovannoni (il classico bulletto delle medie), Giulia (la donna amata, che però è di un altro che, purtroppo, è anche un amico) e “Il re dei rave”, un personaggio che è quasi una macchietta, che “sembra Paul McCartney” o “Il principe Giovanni”. Delle nove tracce a rimanere più impressa (almeno a me, poi agli altri chi lo sa), è “Situazione complicata”. Lucio Corsi riesce a raccontare l’amore per un donna che è di un altro, purtroppo anche amico, che si vive un po’ da lontano, idealizzando quasi l’altra persona e dicendosi “l’unico difetto che ha è suo marito”. Un brano che, ascoltandolo, vi farà ridere, ma che racchiude un grande spessore reso con semplicità.

Chiaramente poi non può mancare in conferenza stampa il “momento Eurovision”, a cui Lucio Corsi parteciperà a maggio. “Andiamo con lo stesso identico spirito di Sanremo. Non cambio la canzone e lo spettacolo che stiamo impostando sarà incentrato sulla musica e gli strumenti, senza tanti fronzoli e fuochi d’artificio. Andiamo dritti e scarni ed è giusto così, perché è quello che vogliamo e che ci interessa”. E sulla polemica nata su Altalena Boy, Lucio Corsi ha risposto secco: "È un brano uscito dieci anni fa. Il poter raccogliere una voce di piazza e metterla nelle canzoni va fatto". Tornando a “Volevo essere un duro” è uno di quei dischi che andrebbero ascoltati e riascoltati per coglierne davvero tutte le sfumature. E in un periodo in cui tutto è velocissimo, prendersi del tempo per la musica e per riflettere sul significato che hanno per noi le canzoni è fondamentale. Lucio Corsi ci invita, a modo suo, a farlo. Speriamo che questo disco venga accolto come merita, perché oltre a “Volevo essere un duro” c’è tanto, ma davvero tanto di più.
