Una laurea ad honorem non si nega a nessuno, come dimostra la carrellata di titolati eccellenti in Italia, da Luciano Pavarotti, passando per Vasco Rossi e Valentino Rossi. Ma se c’è chi rifiuta (vedi il Papa), c'è anche chi la brama perfino, come Federica Pellegrini, che dopo medaglie e Olimpiadi, e la recente fede nuziale, raggiunge anche il sogno della corona d'alloro. Un desiderio rimasto a lungo “sott'acqua” per i suoi impegni in vasca, e ora realizzato tramite l'università San Raffaele di Roma, che le conferirà la laurea honoris causa in Scienze e tecniche delle attività motorie preventive e adattate. Così la Divina, nel corso della cerimonia (alle 11 di giovedì 29 settembre) - alla presenza, tra le altre, di Giovanni Malagò (presidente del Coni) - terrà una lectio magistralis dal titolo: “La donna e la performance sportiva: come il ciclo mestruale può influenzarne la prestazione”. Un argomento ancora tabù, ma che ha già affrontato altre volte, portandone a galla problematiche e criticità, e di cui è stata anche vittima in prima persona, come alle Olimpiadi di Rio (anno 2016), occasione in cui ha confessato pubblicamente di aver calcolato male l'arrivo del ciclo e gareggiato nel momento per lei peggiore. Ma al di là del passo oltre i pregiudizi, che valore hanno queste onorificenze? A toglierci ogni dubbio ci pensa il filosofo Stefano Bonaga, che a colpi di pungente ironia svela i retroscena di un titolo simile. “È una scelta di marketing. Quando una persona è celebre le università fanno a gara per consegnarle, ma non hanno un gran valore...”. Poi liquida anche chi le esibisce a dismisura e chi polemizza per una laurea poco sudata...
Stefano Bonaga, come commenta la laurea honoris causa alla Pellegrini?
Ovviamente non è premiato l’alto livello scientifico della ricerca, ma il prestigio sportivo e sociale della campionessa. Anche vero che una laurea ad honorem non ha un gran valore…
Allora perché conferirla?
Immagino sia una scelta di marketing. Ma non sono titoli che mi emozionano.
Una scelta ben ponderata dall’università San Raffaele di Roma…
Che tra l’altro è un’università privata, e ha altri interessi di pubblicità.
Non riscontra alcuna utilità sul tema scelto?
Questo sicuramente, il tema delle mestruazioni è un tema sociale e trattato anche dal punto di vista politico. Non è assolutamente su questo che metto bocca, ma sulla laurea in sé.
Le polemiche, come sempre, si sprecano. Specie di chi sottolinea il sudore dietro un titolo accademico.
Chi polemizza sul sudore per lo studio cerca visibilità, nella stessa maniera in cui commenta il gossip dell’anno su Totti e la Blasi. Un effetto specchio ogni volta che si parla di persone famose, grazie al gioco dei social, che è iper-narcisista.
Intanto da Totti a Valentino Rossi, le lauree ad honorem non si contano…
Sempre per il motivo di cui sopra, dietro c’è un progetto di marketing. Quando una persona è celebre, le università fanno a gara per consegnare le onorificenze accademiche. Fu conferita anche ad Umberto Eco, per dire, ma dal punto di vista intellettuale c'è una bella differenza con la nuotatrice.
C’è chi se ne vanta…
Ho sempre detto che chi ha più di una laurea esposta nel suo ufficio è un deficiente, chi ne ha addirittura di più non ne parliamo. Anche perché l’esibizione dei titoli è poco simpatica, di chi si dà della arie col fumo.
Figuriamoci per un titolo ad honorem, allora...
Ecco, ha già risposto perfettamente (ride nda).