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Le bombe di Vecchioni (Meraviglioso): Bob Dylan? “Poteva allacciare le scarpe a De Andrè”. Luci a San Siro? “Prostitute mi hanno scambiato per un violentatore e picchiato”. La Fiat 600 “scomodissima per fare l'amore”, ma l'incontro con Montale?

  • di Jacopo Tona Jacopo Tona

6 giugno 2025

Le bombe di Vecchioni (Meraviglioso): Bob Dylan? “Poteva allacciare le scarpe a De Andrè”. Luci a San Siro? “Prostitute mi hanno scambiato per un violentatore e picchiato”. La Fiat 600 “scomodissima per fare l'amore”, ma l'incontro con Montale?
Bob Dylan? “Poteva allacciargli le scarpe”, dice Vecchioni parlando di De André. Ma come poteva nascere Luci a San Siro, se non Da un’aggressione di un gruppo di prostitute che picchiano il cantante? Fare l’amore in una Fiat 600? “Un disastro”. La richiesta di un trenino a Eugenio Montale e il militare a Casale Monferrato: il podcast si chiama Meraviglioso, e forse c'è un motivo

di Jacopo Tona Jacopo Tona

Meraviglioso-Dentro una canzone è un podcast condotto da Lorenzo Casadei. Il tema, facile capirlo dal titolo, è la musica. Si parte da una canzone per raccontare il mondo che c'è dietro, tramite l'autore. Per la prima puntata tocca a Roberto Vecchioni, che ha sparato aneddoti e opinioni sul mondo della musica, e non solo, dai ricordi d'infanzia con nientemeno che Eugenio Montale fino al racconto di come è nata la sua hit più famosa: Luci a San Siro. Perché, se è vero che dentro una canzone c'è (quasi) sempre un mondo, allora dentro a uno che di canzoni ne ha sfornate a centinaia ci si può perdere. La storia di Luci a San Siro? Sembra quasi una commedia sexy anni Ottanta: “Io avevo 21 anni, lei ne aveva 16, anche se dimostrava una maturità da quarantenne. Bellissima, splendida, siamo stati insieme 4 anni, facendo l'amore da tutte le parti. Naturalmente non avevamo case, stanze, posti dove andare. L'amore si faceva in macchina: una Fiat 600, scomodissima, faceva sempre male dappertutto. Un giorno, dopo 4 anni che stavamo insieme, mi avvicino per baciarla e lei mi fa: basta, non voglio più stare con te. E scappa via. Io le corro dietro e le dico che la amo. Mentre la inseguo sento uno scalpiccìo, mi giro, erano le prostitute del posto che mi avevano scambiato per un violentatore. Così hanno iniziato a insultarmi: brutto scemo, schifoso, me ne hanno dette di tutti i colori, m'hanno tirato giù per terra e mi hanno preso a borsettate. Borsettate pesanti”. Le hit nascono anche così: “Poi mi sono rifatto scrivendo questa canzone mentre ero a militare a Casale Monferrato”. Quasi a Cuneo, come nel film di Totò.

Roberto Vecchioni a Meraviglioso
Roberto Vecchioni a Meraviglioso

I cantautori italiani? I migliori al mondo, secondo Roberto Vecchioni, fatta eccezione per Leonard Cohen. Non si salva nemmeno Bob Dylan: “Può allacciare le scarpe a uno come Fabrizio De Andrè. De Andrè è trenta volte Dylan per cultura, per sentimento, per modo di costruire la canzone. Solo che lui parla italiano, a volte perfino genovese, mentre l'altro parla inglese americano, e se ha vinto il Nobel è soltanto per questo motivo”. Tant'è che chiede di non chiamarli cantautori, un termine brutto secondo lui, ma “poeti cantanti”. E, se deve pensare a un momento bello, il professore indica proprio la nascita della canzone d'autore italiana. “Quando ho sentito Gino Paoli, o Luigi Tenco dire cose tipo: mi sono innamorato di te perché non avevo niente da fare, ho pensato: questo è un genio”. Cantanti e poeti come Guccini, con il quale Vecchioni passava le famose serate in osteria a bere e cantare fino al mattino: “Non ricordo bene l'ora perché eravamo ubriachi”.

Fabrizio De André
Fabrizio De André

E, parlando di poeti, il cantante racconta di aver conosciuto Eugenio Montale in persona. Vecchioni era un bambino, e il padre lo portava in questa pizzeria a Milano, frequentata da tutti gli artisti, additandoglieli. Una volta c'era il poeta e premio Nobel seduto a mangiare. Vecchioni chiede al padre cosa fosse un poeta, ricevendo una risposta che era già poetica di suo: “I poeti sono quelli che vedono ciò che non vediamo”. Il piccolo Vecchioni fraintende sia il significato che il nome del poeta dei Limoni, e pensando che si chiamasse “Un tale” gli si avvicina per fargli questa domanda: “Signor Un tale, lei che vede tutto, sa dov'è finito il mio trenino elettrico? Montale ha riso, e parecchio”. Il grande poeta, tornando seri, diceva che la poesia ha già una sua ritmica, quindi la musica non serve. Vecchioni su questo non è d'accordo: “Per me cazzava totalmente, io sono con Dante, che ha scritto una cosa bellissima a riguardo: la canzone, quella in poesia, su quei versi è ancora più bella se c'è la musica”.

Roberto Vecchioni
Roberto Vecchioni

E, parlando di poeti, il cantante racconta di aver conosciuto Eugenio Montale in persona. Vecchioni era un bambino, e il padre lo portava in questa pizzeria a Milano, frequentata da tutti gli artisti, additandoglieli. Una volta c'era il poeta e premio Nobel seduto a mangiare. Vecchioni chiede al padre cosa fosse un poeta, ricevendo una risposta che era già poetica di suo: “I poeti sono quelli che vedono ciò che non vediamo”. Il piccolo Vecchioni fraintende sia il significato che il nome del poeta dei Limoni, e pensando che si chiamasse “Un tale” gli si avvicina per fargli questa domanda: “Signor Un tale, lei che vede tutto, sa dov'è finito il mio trenino elettrico? Montale ha riso, e parecchio”. Il grande poeta, tornando seri, diceva che la poesia ha già una sua ritmica, quindi la musica non serve. Vecchioni su questo non è d'accordo: “Per me cazzava totalmente, io sono con Dante, che ha scritto una cosa bellissima a riguardo: la canzone, quella in poesia, su quei versi è ancora più bella se c'è la musica”.

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