Gli articoli musicali sono tra i più letti su MOW. Tra interviste e recensioni, abbiamo ascoltato così tanti brani che scegliere i preferiti della redazione non è stato facile. A sorpresa, troverete nella nostra lista delle canzoni del 2024 tantissimo rap. Qualcuno, però, rimane fedele al rock e al pop. Ecco quindi le canzoni preferite del 2024 della redazione di MOW.
Tutto fuori controllo - Mace, Kid Yugi, Izi, Franco126 / San Luca - Cesare Cremonini (Moreno Pisto)
Mace ha fatto l'album dell'anno, veramente grandissimo, e Franco126 è uno degli artisti più forti che abbiamo in Italia, erede della tradizione di Califano e della musica autoriale italiana. "San Luca" di Cremonini invece è un cazzo di capolavoro.
All My Love - Coldplay (Riccardo Canaletti)
“Hai tutto il mio amore”, dice il ritornello, tutto ogni cosa. È devozione ma anche senso di responsabilità, è anche la possibilità di identificarsi con un’altra persona, con il proprio amore. Siamo il modo in cui amiamo. Lo dice anche Dick Van Dyke nel videoclip: amore è un sentimento di cura verso la vita e il benessere dell’altro. Di più, amore è gioire per questo impegno, essere grati per la possibilità di accudire chi si ama. I Coldplay, che sono portatori sani di storie a lieto fine, hanno dedicato una canzone alla fragilità ma anche alla tenerezza. Nel video speciale con Van Dyke hanno anche reso omaggio a un grandissimo attore che ha avuto la capacità non solo di farci sorridere ma di intrattenere. Spesso ci dimentichiamo di questo aspetto proprio non solo dell’arte ma dell’amore: intrattenersi, farsi compagnia, scacciare la solitudine. E soprattutto, darsi tutto l’amore.
I can never say goodbye - The Cure (Matteo Cassol)
Per chi rifiuta di dire addio alla musica com’era: suonata, sentita, vissuta, cantata, vera. Per chi sa ancora aspettare e riesce a sorbirsi due minuti di intro strumentale (ne sarebbe bastato uno, ma il secondo ci fa riflettere sul valore del tempo?). Per chi ancora si aggrappa a uno come Robert Smith, che da 45 canta di fine e di morte ma che non è ancora finito né morto, al contrario di quasi tutti gli altri (compreso il fratello del frontman di The Cure citato nel brano, portato via “da qualcosa di malvagio”) e di quasi tutto il resto.
Wild God - Nick Cave and the Bad Seeds (Cosimo Curatola)
Il mio pezzo è Wild God di Nick Cave, anche se a sceglierlo mi sento un po’ uno scureggione che viaggia verso i sessanta con l’urgenza di trasgredire. La prima volta che ho sentito questo piccolo capolavoro stavo in macchina con Ivo a parlare di oppiacei sulla tiberina, entrambi convocati da Moreno in un piccolo paradiso nel bosco. Le canzoni sono importanti anche per i momenti a cui si legano ed è bello che questo processo di osmosi non dipenda quasi mai da te. Wild God è spiritualità, arte sacra, ispirazione, una tempesta di luce. Moving through your body like a prehistoric bird. È il primo pezzo dopo tanto tempo che cerco di mettere solo quando posso ascoltarlo davvero, mai in sottofondo. Purtroppo il resto dell’album non mi ha fatto impazzire, ma l’arte se n’è sempre fottuta della quantità. Voglio dire, quante Rayuela ha scritto Cortazar? Quante cupole ti servono dal Brunelleschi? Just one.
NGMI - Fuckyourclique (Alberto Capra)
Cazzoni come dovrebbe sempre essere chi fa musica commerciale (che tra Tony Effe e Mozart c’è di mezzo il mare, non Jovanotti), i Fuckyourclique sono una boccata di ossigeno in un panorama di gente convinta di saper fare rap, cresciuta con la DPG come modello. Un po’ old school, un po’ Bloodhound Gang, molto MOW.
L'abbraccio - Cosmo (Ilaria Ferretti)
Cosmo, l’ultimo dei poeti? Con l’album “Le ali del cavallo bianco”, il cantante di Ivrea mi ha fatto sognare, ancora e ancora. In “Un abbraccio” ha usato parole nuove e un sound senza tempo per dare forma a una delusione d’amore sospesa su un filo sottile tra mille paure. La delusione di chi si è tenuto stretto finché ha potuto e l’amore è bastato. Ascoltare Cosmo e capire la sua musica fatta di immagini e sentimenti è un vero atto politico contro un mondo che non sa più sognare.
Incubi - Salmo, Noyz Narcos (Domenico Agrizzi)
Noyz e Salmo: la coppia, un dogma, un calcio in faccia. Se la filmografia del grande vecchio Dario Argento fosse un album sarebbe CVLT. E noi abbiamo ancora gli Incubi. Per chi non ha tempo per gli stronzi, la sintesi di un’estetica. In un’epoca in cui il male e l’oscuro vanno di moda, loro rimangono fedeli alla linea. Loro lo sanno fare. Il 2024 è l’anno del culto. Speriamo lo siano anche il 2025 e il 2026. And counting. Le note che profanano quelle del “Ludovico Van” di Arancia Meccanica. Troppa roba tutta insieme per non dire che Incubi è la verità: la veglia del defunto (rap?), amen.
Fuck Tomorrow 2 - Night Skinny, Rkomi, Karakaz (Benedetta Minoliti)
Mi sono tatuata un uccello origami per “Origami” di Rkomi? Sì. Lo rifarei? Assolutamente sì. Come mi tatuerò presto “Fanculo, fuck tomorrow”, che è ripetitivo quasi da far venire il voltastomaco, ma vero. Come Rkomi, che si è preso in questi anni i peggio insulti per essere diventato troppo pop, troppo lontano dal rap, anch’io vorrei dire “vaffancu*o” a chi pensa che siamo sempre “troppo qualcosa”, a chi non accetta i cambiamenti. “È un nuovo mondo” e continua a fare schifo, ma questo brano mi ricorda ogni volta che lo ascolto che posso dire “fancu*o”, e provare ad andare avanti.
Liberi - Baby Gang (Federico Giuliani)
Rivalsa, rivincita, riscatto. Usate un po' la parola che volete, ma questa canzone di Baby Gang trasmette un raro e sentito senso di rivalsa. Non il solito cliché del "ce l'ho fatta, guardate quanto sono ricco", ma l'esigenza di farsi rispettare da un "branco di pecore", da chi vuole renderti debole solo perché non stai alle "sue regole". Andare contro corrente, quando sai di aver ragione da vendere, è la sensazione più bella che possa esistere...
Le cose cambiano - Massimo Pericolo (Emanuele Pieroni)
Odio la trap e sinceramente non so nemmeno se si dice la trap o il trap. Ho pure un vizio da sempre: considerare la parola la forma suprema e irraggiungibile d’espressione, quindi le canzoni non le ascolto: le leggo. Ho una figlia adolescente che invece le ascolta e, ahimè, ascolta proprio il o la trap e, su tutti, Massimo Pericolo e a volte mi capita di ascoltare dall’altra stanza dei passaggi (e dei messaggi) agghiaccianti. Agghiaccianti proprio. Però con grande sorpresa m’è capitato anche di ascoltare qualche pezzetto di questa “Le cose cambiano” e me la sono andata a leggere. Bella, cazzo! Intensa e dannatamente piena di quella disillusione che serve per continuare a sognare e contestualmente fare cose grandi. Umana. Alla fine anche la storia artistica e personale di questo Massimo Pericolo, che m’ha incuriosito, è potente un bel po’. Quindi grazie Massimo Pericolo e soprattutto, per tutto proprio, grazie Elena: sì, le cose cambiano per chi riesce a amare pure tutte quelle che succedono, anche mentre succedono.
Noi siamo l'Inter - Eddy Veerus (Giulia Sorrrentino)
Ha accompagnato e continua ad accompagnare ogni mio attimo con l’Inter. Non riesco a non piangere quando ricorda Zanetti, gli anni del triplete, i momenti di tenera nostalgia che ogni tifoso vive. Dedico tutto all’Inter perché è la più grande forma d’amore che io abbia mai conosciuto
Io direi di sì - Negramaro, Malika Ayane (Gianmarco Aimi)
Certamente non una canzone che poteva avere una grande risonanza, con ogni probabilità neanche nelle aspettative del suo autore (infatti è l’ultima traccia del disco), ma che proprio per questo sottolinea il coraggio di chi l’ha realizzata e pubblicata. Cosa c’è di più rivoluzionario oggi di fare qualcosa che non ha un ritorno di immagine o denaro e solo perché si sente necessaria? Se poi il brano è così potente da aspirare all’universale, allora dovremmo ringraziare la coppia Sangiorgi-Ayane per avercelo regalato, benché in sordina. Una canzone piano e voce che hanno definito, giustamente, “una carezza al cuore che ci siamo donati”, dove l’amore non è raccontato come problematico, controverso e sofferto, ma riportato alla sua essenza: ottimista verso un futuro migliore. Una visione che, in tempo di trap, polemiche e testi violenti (più per provocare strumentalmente che per reale necessità di espressione), sentire queste due splendide voci che si fondono a meraviglia mentre cantano “Io direi di sì/Magari fosse un sì/Quello che tu mi dirai/E tu copialo dal mio, se vuoi” ci sembrano provenire da uno spazio-tempo altro e nel quale vorremmo rifugiarci. La canzone perfetta da metter in loop per lasciarsi alle spalle le inutilità sentite nel 2024 e tornare a dare valore a quello che valore lo ha davvero nel 2025. E se sulla Terra non è più possibile, la soluzione la suggerisce il brano stesso: “Conosco il rischio/Semmai voliamo su di un'altra stella”.