Se pensate di trovarvi davanti alla solita classifica dei migliori album del 2024 beh, vi sbagliate. Nessun podio, nessuna top ten. "Semplicemente" una lista degli album che, per noi di MOW, hanno davvero segnato l'anno che stiamo per salutare. Un anno di alti e bassi per la musica italiana, tra artisti che ci hanno convinto e altri che, speriamo, ritroveranno magari un po' di sana ispirazione nel 2025. E sì, in questa lista troverete anche dei nomi che non vi aspettate. Non vi anticipiamo nulla, godetevi il viaggio. E se non siete d'accordo, sapete come trovarci (alla nostra mail di redazione, dove altro pensavate?).
È finita la pace - Marracash (Giuditta Cignitti)
Che Marracash sia ai vertici della canzone d’autore contemporanea era già una certezza, ma con questo disco uscito all’improvviso, perché non aveva di certo bisogno di pubblicità, ci ricorda che si può mantenere la curiosità di sperimentare e la lucidità di criticare anche quando si è arrivati sulla vetta. L’assenza di featuring e la ricerca dell’ispirazione dentro i confini della canzone italiana, piuttosto che verso il rap americano dimostrano che Marracash ha una visione libera e incondizionata rispetto al mercato discografico, tracciando nuove strade da seguire.
Alaska Baby - Cesare Cremonini (Benedetta Minoliti)
Sulla newsletter di MOW abbiamo definito “Alaska Baby” il “disco del 2024”. Un progetto che è anche un viaggio, dalla Route 66 all’aurora boreale, passando per “emozioni viscerali e panorami mozzafiato” (qui rubiamo le parole a Gianmarco Aimi, che ha scritto un’incredibile recensione del disco). Tra duetti e percorsi in solitaria, Cesare Cremonini si è riconfermato uno dei cantautori (se non il cantautore) di riferimento della sua generazione. Un’impresa non facile, ma che con “Alaska Baby” gli è riuscita ancora una volta. Un disco che non potevamo non inserire in questa lista, anche per dimostrare che il cantautorato e il pop, fatti bene, godono di ottima salute, basta solo avere pazienza e saper ascoltare.
I nomi del diavolo - Kid Yugi (GC)
“Mi analizzano a scuola, mi ascoltano gli assassini”, così Kid Yugi descrive la sua musica in “6SEI6” canzone contenuta in “Tutti i nomi del diavolo”, la versione Deluxe dell’album con cui quest’anno si è imposto sulla scena arrivando a collaborare con gli artisti più influenti del momento. Con le sue liriche crude ed erudite insieme taglia un pubblico trasversale, riuscendo a diffondere la
cultura letteraria fra le strade e a far comprendere l’Hip-Hop ai ragazzi per bene.
Trueno - Stabber (BM)
Qualcuno potrebbe dire: “e adesso, chi cazzo è Stabber?”. Se ve lo state chiedendo, potreste aver vissuto sotto a un sasso fino a oggi, perché ha prodotto sicuramente almeno un brano presente nelle vostre playlist. Tra tanti dischi che avrete già trovato in mille altri articoli sui “migliori album del 2024”, abbiamo deciso di inserire anche “Trueno”, progetto uscito a metà marzo che per noi è un vero e proprio gioiellino. Se non ci credete, vi consigliamo di partire da due brani: la title track con Salmo e “Piove forte” con l’inedita collaborazione tra Angelina Mango, Gemitaiz e Yung Snapp. Due brani che vi convinceranno a proseguire nell’ascolto, immergendovi nel mondo di Stabber, che con il suo primo producer album ha alzato l’asticella, facendoci riemergere da un anno di album pubblicati da produttori che ci hanno fatto cascare le palle. Non tutti chiaramente, e un altro esempio lo troverete a breve. Per noi, comunque, Stabber ha portato quella ventata di novità che serviva nel panorama urban, rap, chiamatelo un po’ come volete, italiano.
Pokè melodrama - Angelina Mango (GC)
Per Angelina Mango quest’anno è stato impegnativo, dalla vittoria di Amici nel 2023 a Sanremo e poi l’Eurovision è stata tutta una corsa che si è frenata con uno stop forzato. Il suo “poké melodrama” però è un disco pop aperto a sonorità varie, in cui viene fuori il talento di autrice, interprete e cantante di Angelina. La prova che il suo successo non dipende dal suo cognome.
Maya - Mace (BM)
Ve lo avevamo anticipato: non tutti i producer album del 2024 sono stati un fiasco. Mace, dopo il successo di “OBE”, è riuscito a riconfermarsi in tutta la sua genialità. Un visionario, un produttore capace di riunire artisti molto diversi tra loro in maniera così naturale da farlo sembrare facile. Con “Maya” siamo tornati ancora una volta ad immergerci nel mondo onirico di Mace. Un mondo che non lascia scampo alla superficialità e alla banalità. Non c’è nulla di scontato in “Maya”, neanche la scelta degli artisti. E poi, all’interno di questo progetto troviamo tutta una serie di artisti che dobbiamo (e dovreste farlo anche voi) continuare a tenere d’occhio: centomilacarie, Astro, Altea, Vins, Rares, Marco Castello, Ele A. Mace è molto più di un Re Mida: è un vero e proprio sciamano della musica.
Dio lo sa - Geolier (GC)
Se a inizio 2024 era un nome noto solo alla Gen Z e agli appassionati di Hip-Hop, dopo Sanremo è diventato un caso nazionale. Con “Dio lo sa”, un’opera gigantesca che supera le 30 tracce uscita in due momenti diversi, Geolier districa la sua penna su sonorità che vanno da quelle più dure a quelle più melodiche. È la voce della nuova scuola napoletana, che con saggezza e passione racconta la vita di un ragazzo che si è fatto strada dal niente.
Lettera Q - Nayt (BM)
Se “Habitat” è un gioiellino, con “Lettera Q” siamo di fronte a un vero e proprio capolavoro. Un disco che consigliamo di ascoltare a tutti coloro che, con una mentalità piuttosto retrograda, pensando che il rap sia solo “sesso, droga e soldi”. Il conscious rap con Nayt ha conosciuto nuovi orizzonti. Impossibile non emozionarsi ascoltando “Di abbattere le mura (18 donne)”, una celebrazione di quelle donne, da Letizia Battaglia a Paola Zukar, da Liliana Segre a Michela Murgia, che hanno segnato la storia, per motivi diversi, ma sempre con grande intelligenza e coraggio. “Lettera Q” è un progetto che non può, e non deve, essere ascoltato con superficialità. Dentro non c’è solo il mondo di Nayt, ma anche il nostro. Ed è qui che, secondo chi scrive, si trova la vera potenza della musica: riuscire a immedesimarsi nelle storie raccontate dagli artisti. Un’esperienza non sempre facile, a volte molto dolorosa. Ma la musica è anche questo: dolore, rabbia, e infine consapevolezza.
Dinastia - Co'Sang (GC)
Dopo anni di rancore e silenzi, i Co’Sang si sono riuniti per un disco che ha ridisegnato il corso del rap partenopeo, mettendo in chiaro, tramite le collaborazioni, che c’è chi ha creato un’eredità insieme a loro (Club Dogo e Marracash) e chi l’ha raccolta portandola avanti (Geolier e Liberato). Un lavoro che ha più un peso storico che discografico e che alimenta quel modello di scrittura ricercato che tanto caratterizza la lingua napoletana.
Club Dogo - Club Dogo (BM)
L’abbraccio tra Guè, Don Joe e Jake La Furia nel video di “Infinity Love” di Marracash ha fatto battere il cuore di molti e, lo sentivamo, qualcosa stava per succedere. C’è voluto un po’, ma alla fine i Club Dogo sono tornati con il loro ultimo omonimo album. C’è chi lo ha definito “un disco per grattare”, e in parte possiamo anche dargli ragione. Ma il fan service di questo progetto non può essere superato da quella sensazione che si prova quando, dopo anni, il sogno di ritrovare i propri artisti preferiti insieme si avvera. “Club Dogo” è un album scontato? Per nulla. Anzi, ci ha dimostrato come crescendo i tre artisti si siano ritrovati, più consapevoli, con una penna ancora più affilata. Un progetto ricco di citazioni e uno street album che è già culto per tutti i dogofieri.