E allora Nico “King" Pandetta che praticamente non lo fanno suonare quasi in nessuna piazza perché è nipote del boss Turi Cappello? E allora Filippo Zuccaro, in arte Andrea Zeta, che ha gli stessi problemi perché figlio del boss Maurizio Zuccaro? Noi siamo d’accordo e felici, ché finalmente gli artisti si sollevano contro il potere politico, a sua volta eterodiretto da associazioni un po’ beghine (dall’Oxford Languages: bacchettona, pinzochera) che hanno ostacolato la presenza di Tony Effe al concerto di Capodanno al Circo Massimo di Roma. Siamo con Mahmood e con Mara Sattei che hanno solidarizzato con Tony Effe ritirando la loro presenza al concerto. Siamo felici che persino Vasco Rossi si sia espresso contro questa che di fatto è una censura: “Penso che censurare gli artisti non sia la soluzione. L’arte deve restare un luogo di espressione, anche quando fa discutere”. Solidarizziamo con la solidarietà espressa da Giorgia: “La musica è espressione di libertà di chi la fa ma anche di chi l’ascolta che può scegliere se ascoltarla oppure no. La censura, la storia lo dimostra, non è mai una soluzione ma di solito l’inizio di un tunnel che non porta mai alla luce”.
Noi, che siamo fuori dal tunnel (el, el, el) del moralismo, solidarizziamo con la solidarietà di Emma Marone: “Una forma di censura ‘violenta’ che alle soglie del 2025 non si può tollerare e giustificare" (solidarizziamo un po’ meno col termine ‘violenta’, anche se ci piacerebbe che il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, e Tony Effe si menassero, propriò lì, al Concertone, alle soglie del 2025. Solidarizziamo con Lazza, anche se non si capisce cosa abbia detto solidarizzando: “Ogni volta che qualcuno del rap viene infilato in una situazione mainstream si cerca sempre di additarlo per qualcosa o farlo passare per co...ne. Geolier non va bene, è napoletano, canta solo in dialetto. E Geolier ve l’ha messo nel c*lo. Tony Effe è misogino, è violento e non va bene. E anche Tony Effe ve la metterà nel c*lo. Smettetela di censurare il lavoro degli altri perché non lo ritenete tale e allora cercate delle scuse per darvi ragione, siete voi che non capite. Odio l’Italia perché si sta bene soltanto se trovi un colpevole”. Solidarizziamo con Gaia, che ha solidarizzato con le seguenti parole: “Censura: spazio dove la libertà e la verità sono imbavagliate e la menzogna del potere crea il suo dizionario”. Perché è vero che la politica la sta facendo un po’ fuori dal vasino, con questa sua fissa della cultura e dell’arte. Lo sostengo da sempre: la politica dovrebbe occuparsi di “beni culturali”; l’illuminazione delle statue, le toilette dei musei, la biglietteria dei parchi archeologici, non darsi le arie di uomini d’arte e cultura perché proprio non è roba loro.
Noi avremmo solidarizzato persino con Leonardo Caffo (da oggi "Tony Caffo"), se non fosse stato lui a ritirarsi dalla fiera editoriale della piccola e media editoria, “Più Libri meno Liberi”, per togliere dall’impaccio Chiara Valerio, la quale, almeno fino all’intervista definitiva rilasciata a Gianmarco Aimi, non gli ha neanche telefonato. Ha forse picchiato la sua ex? Noi siamo con Franco Battiato e Manlio Sgalambro: “I madrigali di Gesualdo, principe di Venosa/Musicista assassino della sposa/Cosa importa?/Scocca la sua nota/Dolce come rosa/Come rosa”. Perché non prendono esempio dagli artisti della nota, i nostri artisti della scrittura? Perché la canzone, come è giusto che sia, deve essere libera dalle pastoie del giudizio morale mentre Chiara Valerio ci deve sfracassare i cabbasisi e poi intortarsi quando si tratta di invitare l’amico di Michela Murgia? Ha fatto male, "Tony Caffo", a ritirarsi in buon ordine, ligio ai dettami di questa scrittura politica che, essendo politica, non è scrittura. Come ha fatto male il ministro Giuseppe Valditara (e Giorgia Meloni muta?) a querelare lo scrittore Nicola Lagioa che gli ha fatto notare un (presunto) orrore grammaticale. Che sia la Destra che sia la Sinistra, la politica esonda, dimentica il suo essere serva (la serva serve, cit. Totò), dimentica consapevolmente la sua funzione: pulire le toilette, spazzare i pavimenti, svuotare i posacenere, perché vuole credersi mecenate.
Ma dico, "Tony Caffo", uno che vuole parlare di "Anarchia" e poi se ne corre via perché vuole salvare il sederino asciutto della scrittrice più prestata alla politica che abbiamo? Oramai pare che la sinistra, con il parallelo Elly Schlein - Chiara Valerio si debba occupare solo di chi ficca con chi, mentre dimenticano che i poveri ficcano poco, gli etero e gli omo, perché la minchia non vuole pensieri e anche il pacchio. E insomma vivaddio i musicisti, che si scrollano dalle spalle con fastidio questi canini della politica puntati alla loro giugulare. E però Nico "King" Pandetta e Andrea Zeta? Un po’ rapper un po’ neomelodici, nella linea del glorioso gangsta rap americano? Censurati continuamente per le loro parentele. Ma se dobbiamo solidarizzare allora solidarizziamo forte! Valgano per tutti le parole di Snoop Dogg, che, intervistato da una che gli chiede: “Ripensi mai ai testi che hai scritto in passato, contando cosa è successo con l’emancipazione delle donne, e pensare che hai detto delle cazzate?”, risponde, chiamandola meravigliosamente “bro”, fratello, a una donna: “No, fanculo, quello ero io. Amo tutta quella roba. Fanculo le tro*e. No bro smettila. Fanculo queste bitch*s”.