Metà febbraio. Sanremo, Sanremo ovunque. La polemica, più della musica e dello spettacolo, ha avuto la propria settimana di gloria. La settimana del “dopofestival” è, storicamente, dedicata alla valanga di fango, per colore e consistenza, del gossip e delle dicerie. Facendosi largo tra le montagne di fertilizzante e vuote chiacchiere emergono alcuni, interessantissimi, orizzonti culturali e artistici. Ecco le mostre che abbiamo scelto (e visitato) per voi.
Mostra fotografica Robert Capa e Gerda Taro: la fotografia, l’amore, la guerra
Il giorno di San Valentino, un altro santo iconico del mese in corso, inaugura a Torino la mostra fotografica Robert Capa e Gerda Taro: la fotografia, l’amore, la guerra a Camera, centro italiano per la fotografia. L’istituzione culturale si dimostra coerente presentando l’esposizione all’interno di una programmazione, quella del 2024, ricca di retrospettive e autori impegnati. Le, magnifiche ed iconiche, foto nel numero di 120 accompagnano lo spettatore nella creazione, da parte di Gerda Taro, del fenomeno e personaggio Capa, la nascita e la crescita del loro rapporto professionale e sentimentale fino allo snodo, capitale, del 1937 quando lei muore, nella Spagna franchista. Muovendosi tra “miliziano colpito a morte” e gli scatti ritrovati e attribuiti nel 2007 a Mexico City, nella cosiddetta “valigia messicana”, si riflette sull'universalità e atemporalità del volto della guerra e dei suoi profeti, la morte e la distruzione, ieri come oggi e si auspica non domani.
Jeff Koons, The Balloons World
L’impegno e la profondità del pensiero, nella sua forma splendente e ricca di lucore, si mostrano aRoma dal 25 gennaio al 24 febbraio 2024 presso la Galleria Deodato Arte: Jeff Koons, The Balloons World. Lo sguardo vaga tra sculture, ormai storiche, inflatable, della serie Baloon Aniamal, la serie dei diamanti e la Ballerina seduta; lo sguardo si sofferma su opere capitali, una su tutte Baloon Dog Blue elegantemente ricoperta di porcellana Limonges e sardonicamente ammiccante nei confronti di monumenti equestri e a punti di riferimento della cultura occidentale. La serie Diamanti fa echeggiare l’archetipo maschile e la potenza creatrice femminile invitandoci a riflettersi nello specchio della porcellana, ricordando come l'energia maschile e femminile siano presenti in ognuno di noi. Legno dipinto, dunque refrattario alla lucentezza delle altre opere in mostra, è il cuore della ballerina seduta, punto fermo nel vortice del gioco di specchi che Koons padroneggia benissimo, un’ancora che ci tiene legati al terreno, al pragmatico mondo della materia in un universo di eterico splendore. Non manca un grande omaggio all’arte italiana del Cinquecento nella serie Carracci Flower ispirata alle acqueforti erotiche degli omonimi, grandissimi, artisti italiani.
Mirò - La gioia del colore
Achille Bonito Oliva, a Catania, cura Mirò - La gioia del colore, al Palazzo della Cultura fino al 7 luglio 2024. La splendente città siciliana ospita tempere, acquerelli, prove grafiche, sculture, ceramiche e altro prodotti dal poliedrico Mirò; i pezzi esposti sono presenti grazie allo sforzo condiviso di gallerie d’arte francesi e collezioni private. L’esposizione si arricchisce e caratterizza grazie ai lavori grafici per la rivista Derrière le Miroir prodotti da Mirò nell'arco della propria carriera. Alla luce di tale scelta espositiva si può riflettere, una volta di più, sulla necessità di mostrare i grandi maestri dell’arte in modo nuovo, fresco e critico, riscoprendo in ogni occasione la loro genialità, senza chiudersi in stanche ripetizioni di formule e metodi.
Diego Marcon, Glassa
Una mostra che sarebbe dovuta essere rubricata al capitolo “cosa vi siete persi” ha visto prorogata la sua esistenza fino al 25 febbraio 2024: Diego Marcon. Glassa al Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato. Marcon, guru del contemporaneo internazionale, è stata una scelta oculata, all’interno delle controverse decisioni in materia di esposizioni e gestione aziendali del centro. L’ala Gamberini, articolata in dieci sale, è teatro dell’essenza dell’artista che riesce a indossare in modo tautologico lo spazio grazie ad un allestimento pensato appositamente per l’occasione. Vuoto. Luce. Tempo. Tre ingredienti eterni ed elastici si fanno multiformi e si palesano grazie a medium di natura diversa capaci di completare il significato di ognuno di essi. Il visitatore, muovendosi, si misura con la velocità di riproduzione dei contributi audiovisivi e cinematografici. Il Centro Pecci, capace veicolare una proposta lungimirante come quella esposta, ha anche generato un dibattito controverso per una scelta di marketing opinabile: proiettare la finale del Festival di Sanremo nelle sale adiacenti alle proposte, mediatiche, di un artista di livello quale è Marcon. La serata, a pagamento, invitava i partecipanti a presentarsi abbigliati con “moda eccentrica”, lasciando aperta la discussione e ampliando i quesiti: il Festival di Sanremo può essere inserito nel novero dei punti di riferimento Pop al punto di avere un posto d’onore in un tempio dell’arte contemporanea? Ai posteri l’ardua sentenza.
Extinction di Max Papeschi
Malpensa. Si Malpensa. Al Terminal 1 ci si può imbarcare in un’esposizione che ribalta le prospettive: Extinction di Max Papeschi. La riflessione sui temi dell’estinzione umana e delle guerre che potrebbero esserne l’innesco, si palesa attraverso tre momenti, tre capitoli. La prima tappa è cadenzata in 54 sculture in terracotta e un video. La presenza, materica e pragmatica, della scultura, si fonde e confonde con le possibilità dell'intelligenza artificiale che fa riecheggiare il contenuto audiovisivo nell'insolita cornice. Le due polarità, terrena e avveniristica, suggeriscono un punto di vista esterno sul nostro pianeta, quello di forme di vita cosmiche o di chi sa guardare senza giudicare? Le statue, di orientale memoria, hanno teste di volgari e replicabili nani da giardino, l’unicità di ognuno di noi si fonde con l’intrinseco carattere dozzinale dei prodotti della modernità, non ultimi i manufatti artistici, destinati alla mercificazione e alla banalizzazione. Arte, vita e natura avrebbero, nelle visioni di Max Papeschi, un unico fine: il disfacimento, la fine, l’oblio facendo riecheggiare le parole del saggio che, già nelle morbide lenzuola della culla, percepiva l’odore della distruzione.
Cosa vi siete persi …
Ha chiuso, al Palazzo Roverella di Rovigo, la mostra su Tina Modotti, la più completa mai realizzata ad oggi. Fotografie (300), filmati e documenti hanno guidato alla riscoperta di un’autentica avanguardista della fotografia del XX secolo, protagonista del mezzo così come della propria vita, vissuta all’insegna delle collaborazioni folgoranti, una su tutte quella con Edward Weston e del grande impegno politico in occasione della rivoluzione messicana. Mostra interessante e coinvolgente da vedere o rivedere quando e dove verrà riproposta.
In arrivo …
In una data anomala, il 29 febbraio, inaugura una mostra che propone un immaginario altrettanto anomalo: Sebastião Salgado. Amazônia, a cura de Lélia Wanick Salgado. Lo spettatore si potrà immergere nella cultura delle popolazioni amazzoniche studiate e documentate durante i sette mesi di permanenza in loco di Salgado.