Fa discutere e polarizza le opinioni (anche politiche, di certo culturali, tutte piuttosto prevedibili) lo sgombero del centro sociale Leoncavallo a Milano. Sul caso interviene anche Daniele Capezzone, che nella sua rassegna scorrettissima “Occhio al caffè” commenta l’intervista allo scrittore Sandrone Dazieri ospitata su La Repubblica, con titolo “Qui ho imparato tutto, chi pensa spaventa la destra”.
Sul giornale del gruppo Gedi si legge che “Sandro Dazieri, ‘Sandrone’, è uno dei figli del Leoncavallo: attivista e scrittore […] e che nel centro sociale è impegnato nelle lotte ambientaliste e per il diritto alla casa. «Molto di quello che sono lo devo al Leoncavallo. Sarei diventato comunque uno scrittore? Probabilmente sì. Ma il Leo (lo chiama così, ndr) ha formato il mio modo di vedere il mondo, tanto che in tutti i miei libri la questione sociale è sempre al centro. È stata la mia educazione sentimentale»”. Per Dazieri il Leoncavallo sarebbe “la storia della controcultura milanese. Un luogo dove chiunque poteva entrare, a prescindere da come era vestito o dalla provenienza, e organizzare qualcosa, mettendosi in gioco, collaborando: la meritocrazia e la collettività per eccellenza. Non mi stupisce che lo sgombero sia avvenuto con questa destra al governo: da ieri non fanno che dire “finalmente”, a dimostrazione che per loro non c’è spazio per il pensiero alternativo”.

Ma su cosa si fonda l’attacco di Capezzone? “Come si chiama – chiede il direttore editoriale di Libero – l’ultimo libro di Sandrone? L'ultimo libro si intitola Uccidi i ricchi. Aspetta, come si intitola? Uccidi i ricchi. E chi lo pubblica? Rizzoli. Ah molto bene. Avanti così... Rizzoli, gruppo Mondatori, pubblica Uccidi i ricchi, Sandrone, Leoncavallo, va bene. Anche oggi – conclude Capezzone – la lotta a all’egemonia di sinistra, la facciamo domani, dai”.
Ma di cosa parla Uccidi i ricchi? Non è un saggio o un manifesto politico, ma (per Rizzoli) “un thriller implacabile che si interroga senza sconti sul presente più attuale e sul futuro dell’umanità”. Nella sinossi si legge che “si diffonde online una serie di post che incitano alla rivolta lanciando lo slogan: UCCIDI I RICCHI. Che si tratti della mano di un singolo vendicatore sociale oppure di un gruppo di anarchici o complottisti, il killer sembra inafferrabile”.

