Gerry Scotti è la vecchia scuola, bellezza. E nulla si può contro di essa. Neanche in Mediaset avrebbero di meglio, per questo il canale principale dei Berlusconi, Canale 5, si bea della presenza solidissima di un conduttore che ha l’odore del classico e il successo dei cult. La ruota della fortuna ha dimostrato di poter sodomizzare la tv pubblica, che non sa fare di meglio che ricorrere a Techetecheté, stavolta tentando la formula sfigatissima della Top 10 con Bianca Guaccero e un dj dalle maglie attillate e i capelli lisci come lo zero assoluto, e cioè il successo ottenuto in competizione con lo zio Gerry.
Cosa resta a TeleMeloni per contrastare TeleBerlusconi? Niente, se non la pallida speranza di annichilire lo share avversario con l’ex ballerino di Maria De Filippi, il biondo Demiurgo dietro all’altra punizione teledivina di questa estate, Temptation Island. Stefano De Martino, ora in tour tra canzoni (di altri) e passerelle tra il pubblico, una sorta di Techetecheté vivente, ma più figo e muscoloso, che ha fidelizzato il pubblico dei “pacchi”. Affari tuoi, ma anche affari loro, visto che pare sarà l’unico cavallo su cui puntare in autunno, quando Canale 5 proporrà la tripletta mortale, come ricorda Domani: Sarabanda-Tg5-La ruota della fortuna. Ovvero: fante, cavallo e re.
Questo monopolio di fatto, perfettamente apprezzabile dal lato della strategia di mercato, non è esattamente una genialata di Pier Silvio, che non ha nulla di meglio della minestra riscaldata. Ma la fortuna della ruota riportata in vita gira dalla sua, e capita che quest’anno la Rai non abbia neanche un avanzo in frigo.

La lezione è comunque evidente. Mediaset ha, in fondo, la qualità principale per un’impresa di successo: il fatto di essere privata. È più veloce a cambiare, ad aggiustare il tiro e a migliorarsi. Può proporre quasi ciò che vuole e quando vuole, può cambiare i palinsesti con una elasticità più unica che rara. In momenti di magra non conta l’offerta, ma la piazza. E la piazza coltivata in questi trent’anni garantirà a Mediaset il successo, per altro sostenuto anche dai risultati dei talk show politici di Rete4, gli avversari di La7 (che tuttavia si mantengono in vantaggio ormai da qualche anno).
Abbiamo anche visto che il calciomercato di Nove serve a ben poco, a indiare che la tv, checché se ne dica, è meno queer del pallone. La gente premia la rete, più che i singoli. Poche le eccezioni che confermano la regola. Maria De Filippi, Gerry Scotti, Stefano De Martino, che però “deve crescere”. E proprio su di lui, se fossimo la Mediaset, punteremmo. Alla Rai non resterebbe più nulla. Si deve sperare che De Martino voglia vestire i panni che in molti vorrebbero cucirgli addosso: e cioè quelli del conduttore nazional popolare di Stato. Una sorta di Bruno Vespa del cabaret. Se così fosse Mamma Rai non avrebbe nulla da temere. In caso contrario si aprirebbe un’opportunità incredibile per la tv di Pier Silvio Berlusconi: quella di dare il là all’ultima fase della crisi della televisione pubblica. Nella speranza, chissà, che il canone un giorno possa diventare solo un vago – seppur fastidioso – ricordo.
