Luca Barbareschi è tornato in tv con la nuova stagione di In Barba a Tutto, il talk show controcorrente e pop composto da sei puntate in onda su Rai 3 a partire dal 14 Gennaio. Barbareschi all'inizio presenta la band: “Lo facciamo oggi e non lo facciamo mai più”, promette al pubblico. Parte subito con la prima frecciatina (decisamente trita e ritrita) sulle nuove generazioni: “Ci chiediamo, visto come sono cresciute, cosa potranno mai fare nella vita. Consentitemelo”. La prima ospite presentata è Serena Rossi, alla quale viene domandato cosa ne pensa dell'intelligenza artificiale. In tutta risposta la Rossi chiede il suo cellulare. Ne approfitta per spulciare le notifiche-prima il piacere e poi il dovere- e per chiedere a ChatGpt nozioni di sé stessa sconosciute pure a lei in persona. Poi inizia la conversazione tra Barbareschi e Serena Rossi e a noi spettatori sembra di essere catapultati nel bel mezzo di un aperitivo un po' alla “What else?” (“Ma qual è il valore di Serena Rossi?”, “L'umanità, ovviamente”). Poi Barbareschi mostra alla sua ospite l'immagine di un'influencer che, in realtà, non esiste. “È corteggiatissima dai calciatori”, dice: “Mah, la trovo uguale a tante altre. Tanto poi vera o finta per me è uguale". Un commento che probabilmente finirà presto nelle liste di priorità settimanali delle femministe in rete. A un certo punto viene interpellato l'esperto di algoritmi dalla platea e gli viene chiesto un riferimento tra l'intelligenza artificiale e il film su Alan Turing interpretato da Benedict Cumberbatch (d'altronde Turing fu effettivamente il primo a sperimentare una sorta di intelligenza artificiale negli anni della Seconda guerra mondiale). Impossibile, tra l'altro, non notare la somiglianza tra il look Cumberbatch/Turing e Matteo degli algoritmi. Il primo commento che viene spontaneo fare è: “Come lo ordini su Amazon vs come ti arriva a casa”. Spazio al lungo -e non corrisposto- “innamoramento” del conduttore verso Serena Rossi.
Il momento più tenero della serata è probabilmente dedicato a Vera Gemma, nella presentazione del suo ultimo lavoro cinematografico. L'artista si racconta, nella sua sregolatezza e nella sua generosità: “Io facevo la domatrice di tigri e leoni al circo. Ho sempre cercato le emozioni forti, che ci posso fare?”. Vera Gemma affronta anche il tema importante dell'accettazione di sé e della chirurgia. Lei e sua sorella dovevano corrispondere agli standard di bellezza a cui aspirava loro padre. Parla a lungo di ostentazione della femminilità: “Io adoro l'ostentazione della bellezza dei trans. Le donne generalmente tendono a essere un po' snob, quando invece dovrebbero solo prendere esempio”. Vera descrive una femminilità che è esagerata, bulimica, che è soprattutto amplificazione di sé e delle proprie forme. In qualche modo, se una donna mortifica la sua femminilità risulta più intellettualmente credibile. E proprio da qui ci arrivano degli spunti di riflessione. I canoni di bellezza odierni sono così spietati da limitare la percezione dell'intelligenza femminile? Una donna che cura il suo corpo automaticamente non sarà in grado di nutrire la sua mente? Sono molti i luoghi comuni sul sesso femminile che, nonostante siano assolutamente sbagliati, vengono tramandati da generazioni. Il motivo? La bellezza rende “ciechi” e non spinge ad andare a fondo nella conoscenza. Quando la verità è che bellezza e cervello sono due entità separate e possono-fortunatamente- coesistere in un'unica dimensione.