Luca Beatrice, critico d’arte, curatore e presidente della Quadriennale di Roma, era un punto di riferimento nel mondo dell’arte, ma anche in quello di tutta la cultura italiana. E ora non c'è più. Centinaia le persone che lo hanno voluto salutare al funerale nella Cattedrale di San Giovanni Battista a Torino. Un funerale in bianco e nero, come la sciarpa della Juventus che ricopriva la bara. Quella Juve che per Luca era un grande amore, una passione sconfinata che gli stessi amici non possono non sottolineare. Chiamandoli, parlando con loro, la Juventus è stato il tema più ricorrente: c'è chi ci ha detto che la società dovrebbe dedicare a Luca un seggiolino allo stadio per quanto era folle il suo attaccamento a quei colori. Noi vogliamo ricordarlo tramite i pensieri di chi lo conosceva bene e di chi, oggi, rappresenta il panorama artistico e culturale in Italia. Ecco, dopo le parole del nostro direttore Moreno Pisto, gli omaggi che abbiamo raccolto: Beatrice visto da Alessandro Giuli, Gennaro Sangiuliano, Giordano Bruno Guerri, Luigi Mascheroni, Edoardo Sylos Labini, Marco Lodola, Antonio Colombo, Alessandro Nicosia, Maurizio Galimberti, Alessandro Gnocchi.
Alessandro Giuli
“Piangiamo la scomparsa di un protagonista della cultura italiana e internazionale che con il suo sapere ha saputo valorizzare artisti e artiste. Curatore, critico e docente, in ogni ruolo Luca ha espresso al meglio la sua vocazione di intellettuale e polemista al servizio dell'agone pubblico. Il confronto con lui non era mai scontato o banale: aveva uno sguardo libero e curioso sull’arte, che egli considerava un fenomeno totale. Ne indagava ogni aspetto ed espressione, dal cinema alla musica per arrivare alle arti figurative, con un approccio autenticamente popolare che aveva sempre al centro l’Italia, il suo patrimonio e la creatività dei suoi artisti e di quelli che l’hanno scelta come patria di elezione. Era questo il filo rosso che aveva scelto per la sua Quadriennale, che inaugurerà il prossimo ottobre. Se ne è andato appena dopo aver presentato la sua idea a Torino, nella prima delle tante conferenze stampa in cui aveva articolato la presentazione di “Fantastica”: il titolo che ha scelto per la diciottesima edizione esprime appieno lo slancio che provava per l’arte italiana in tutte le sue espressioni. Ma fantastico era anzitutto lui, Luca, nella sua capacità di modellare idee e stupirci ogni volta. Non posso e non intendo rassegnarmi alla sua perdita”.
Gennaro Sangiuliano
“La mia amicizia con Beatrice era datata nel tempo perché sono stato vicedirettore di Libero e poi collaboratore dello stasso giornale per cui scriveva . Era una persona di grande valore, con il quale conversavi spesso e a lungo di progetti intellettuali. Ci siamo scritti fino a poche settimane fa per gli auguri e perché mi aveva proposto di organizzare a Torino la presentazione della biografia di Trump”.
Giordano Bruno Guerri
“Al Salone del Libro, due anni fa, Luca e io parlavamo dal palco del libertarismo di destra, disinvolti negli abiti e nel linguaggio. Un giornalista famoso e incravattato disse al ministro seduto accanto a lui, abbastanza forte per farsi sentire anche da noi: “È che vogliono fare quello che gli pare!” Luca e io ci guardammo, chiedendoci muti se avremmo dovuto rispondere. Gli occhi gli splendevano, prima che entrambi scoppiassimo a ridere. Era bello con lui, ci si capiva al volo”.
Luigi Mascheroni
“Tutti i critici sono anticomformisti perché tutti credono di esserlo. Ma Luca Beatrice era un anticonformista a modo suo. Da una parte pagava dazio per essere di destra, ma dall’altra si divertiva ad esserlo. Per quanto riguarda la politica, si trovava dalla parte ritenuta culturalmente “sbagliata”, ma lui ne era fiero. E quando qualcuno gli chiedeva il perché fosse a destra, per provocazione lui si spostava sempre più a destra. Non gli piacevano vie di mezzo, non le concepiva, e faceva di questa diversità di vedute un suo punto di forza e lo applicava anche nelle sue scelte di critico. La sua importanza è stata quella di rappresentare una posizione artistica e culturale autorevole, accademica, rispettata ma “altra”, cioè diversa. Così ha arricchito la democrazia della cultura in un panorama in cui le posizioni sui fatti dell’arte, della letteratura e del cinema visti da destra erano una rarità. Lui invece garantiva una democrazia della politica culturale e leggeva la realtà secondo i valori in cui credeva politicamente. Nel 2009 quando ha curato il Padiglione Italia della Biennale di Venezia è riuscito a riportare attenzione sul figurativo, che in quel momento era considerata una posizione di retroguardia e snob. Ma ha avuto il coraggio di farlo, senza paure o soggezioni, e facendo un ottimo lavoro. Cosa che non ha mai smesso di fare: nei libri che scriveva o nelle mostre che curava”.
Antonio Colombo
“Vedo tanti articoli su Luca Beatrice; ora tutti lo lodano (ognun loda ognun taglia…), ma aveva anche tanta indifferenza della qual cosa non si crucciava affatto, e su ciò gli davo il tormento. Andavamo per le nostre strade spesso comuni, senza timore di inciampare e stare accanto a lui dava sicurezza alle mie scelte: 22 mostre che ha curato per me testimoniano il nostro sodalizio e sono cara memoria. Amava la puntualità e questo pareva contrastare col suo aspetto rock, scarponi, giubbotto e tatuaggio della Juve. Sapeva scrivere di tutto con competenza e acume, una virtù non comune e non mancava mai di mettere qualche citazione musicale, a volte spiazzante, nei suoi saggi. Veloce e scattante si fermava in galleria per scrivere un altro pezzo, ma nel mentre io parlavo stuzzicandolo sul birignao di un certo mondo dell’arte, e del frullatore romano; si interrompeva un istante, mi guardava ridendo e tornava a ticchettare veloce. Poi il caffè e di nuovo a scherzare. Amava tutto e tutti, non le convenzioni e le ipocrisie. Non ci sarà un altro Luca, almeno per me”.
Marco Lodola
“Noi siamo nati entrambi il 4 Aprile, è stata una coincidenza astrale. Facevamo a gara a chi per primo, scoccata la mezzanotte, faceva per primo gli auguri all'altro. Scherzavamo sul tempo, su chi era più vecchio, io lo battevo sempre perché sono più vecchio di lui. Adesso però mi piace pensare che Luca sia in uno spazio senza tempo, mi piace immaginarlo lì. È stato un compagno di vita, di lavoro, di affetti e il cuore me l'ha spezzato in due. Non ho ancora metabolizzato il fatto che Luca non ci sia più, soprattutto perché penso ai suoi figli e non sapete quanto sia stato inaspettato l'ultimo figlio. Mi faceva sorridere il fatto che si sentisse o un nonno giovane o un Papa vecchio. Poi eravamo entrambi Uniti dalla passione per la Juventus, c'era un legame che andava davvero oltre, era una di quelle persone con cui entri in un'empatia difficile da descrivere. Per me Luca era un fratello, sono trent'anni di storia trascorsi insieme che se ne vanno. Per me quello che di più importante ha lasciato Luca è il suo carattere: non scendeva a compromessi, faceva delle scelte alcune volte molto forti, per cui la traccia della sua personalità è qualcosa di unico. Stava finalmente facendo la sua prima mostra come Presidente della Quadriennale e se ne è andato via così, non ci posso pensare”.
Alessandro Nicosia
“Era una persona straordinaria con cui avevo un bellissimo legame, ma non solo legato al suo grande sapere artistico sul quale ci confrontavamo, ma c'era anche un bel filo legato alla Juventus. Juventus di cui lui era innamorato. Andava in curva a vedere le partite e un giorno, a Torino, mentre eravamo con delle persone parlando di Juventus, si levò il pullover e la camicia per farmi vedere uno straordinario stemma della squadra che aveva tatuato sul braccio. Mi ha fatto piacere che in una delle tante testimonianze su di lui abbiano detto “caro Luca sicuramente in cielo ti aspetterà Gaetano Scirea per portarti il suo ben arrivato”. È così che voglio ricordare Luca, da juventino quarantennale quale sono”.
Maurizio Galimberti
“Luca Beatrice è stato un caro amico, era una persona veramente speciale. Ironico, sempre sul pezzo per parlare di arte e di Inter. Io sono interista e lui era juventino: ci siamo spesso scontrati in maniera simpatica su questo aspetto. Luca è stato un grande curatore, ha creduto lui per primo in diversi artisti facendo loro realizzare mostre importanti, progetti interessanti e innovativi. L'ultima cosa che ho fatto con lui è stata la mostra su Diabolik a Torino nel periodo subito dopo il covid: era una mostra di ripartenza, un ritorno alla gioia, alla collettività dopo un periodo veramente duro. Ricordo con affetto l'amore di Luca per i miei lavori su Diabolik, li ha messi in mostra e ha portato quello che era un mio lavoro di ricerca personale agli occhi del pubblico, storicizzando anche il lavoro esposto. Questo è solo un esempio di tutte le cose che io e Luca abbiamo fatto insieme. Ma anche quando volevo parlare di fotografia e di progettualità lui c'era, perché è stato un grandissimo personaggio del mondo dell'arte in ogni suo aspetto. Ha avuto grandi successi nonostante fosse fuori dal coro di una certa parte politica, che maggiormente e storicamente hanno sempre gestito il patrimonio artistico italiano. Nonostante fosse dall'altra parte lui è sempre stato rispettato, perché era amato e perché era bravo, un gigante. La definizione più giusta per lui è quella di gigante dell'arte contemporanea, ed è per questo che ci mancherà tantissimo. Era anche un gigantesco tifoso della Juventus, per questo penso che la squadra dovrebbe omaggiarli un seggiolino con scritto Luca Beatrice in modo tale che lui sia allo stadio per sempre, perché poche persone avevano un amore per la propria squadra di calcio come lui lo aveva per la Juventus. Per lui era poesia, era vero e grande amore. Un personaggio straordinario, ironico, su di lui si potrebbe e si dovrebbe fare un film. L'ultima cosa che vorrei dire e la gioia che ricordo per essere diventato padre in tarda età: io, che vivo da solo, lo prendevo in giro, ma è un maestro e lo è stato anche in questo”.
Edoardo Sylos Labini
“'Io ho ripopolato l’Italia', ha ricordato così con queste parole, suo padre , una delle figlie di Luca Beatrice durante l’omelia del suo funerale. La vita privata si fondeva con quella dell’intellettuale controcorrente, tra arte e famiglia allargata ( tre madri per quattro figli). Luca Beatrice era anche questo e non aveva paura delle proprie idee spiaccicate senza filtri lontano dalle ipocrisie delle buone maniere. Amava l’arte e come un vero italiano era fiero della bellezza della nostra nazione”.
Alessandro Gnocchi
“Luca Beatrice ha avuto il dono raro di coniugare conoscenza scientifica e alta divulgazione. Mi piace ricordarlo con la mostra Sound and Vision, che fece a Perugia. Esplorava la relazione tra musica e arte, era una cosa bellissima, con uno sguardo trasversale così raro nella critica d’oggi”.