Il comico Salvo Di Paola è stato ospite nell'ultima puntata di Propaganda Live, lo storico programma condotto da Diego Bianchi su La7. Partendo da una riflessione sul gesto di Elon Musk, che ha fatto discutere il mondo che conosciamo e quello che ancora dobbiamo scoprire, durante i festeggiamenti per l'insediamento di Donald Trump come presidente degli Stati Uniti, il giovane comico nel suo monologo satirico ha voluto soffermarsi sulla serie più vista del momento, o quanto meno la più criticata: M il figlio del secolo. “La serie sul Duce l'avete vista? Fighissima. Mia nonna, grande fan, non so come abbia fatto, ma ha già messo le mani sul merchandising, sul comodino aveva il busto di Marinelli”, ride Di Paola. Con un umorismo tagliente, il comico continua così il suo intervento, riportando alla luce un aneddoto di qualche mese fa legato alla serie tv di Sky. “Stavo facendo un lavoro a Cinecittà e nello studio accanto al mio stavano ridoppiando alcune parti della serie, mi hanno detto che lo stavano facendo perché nella sceneggiatura originale Mussolini bestemmiava, era storicamente accurata la cosa, dunque anche Marinelli bestemmia nella serie ma hanno poi deciso di togliere questa parte”. Qui la domanda. Perché preoccuparsi di togliere una bestemmia in una narrazione che, come riporta la Storia, è piena anche di violenza? “Ci deve essere stato un momento in cui i produttori della serie hanno visto il montaggio finale con questo signore pelato che metteva fuori leggi razziali, faceva spargere sangue, e poi quando però questo ha sbattuto il mignolo contro il comodino e ha cacciato un porcone hanno detto ‘eh no qua stiamo esagerando, il nostro pubblico non vuole questo’”. Risate amare da parte del pubblico. Anche quello da casa, forse da sempre troppo abituato ad assistere alla violenza perpetrata a mo’ di serie o film da restare impassibile di fronte a un coltello che fende la carne, ma non al sopraggiungere di una bestemmia.
“Chissà se i fan del Duce (quelli veri che vanno a Predappio) ci rimangono male che l’adattamento cinematografico non è fedele all’originale. (…) Se fai una serie sul Duce gli devi dare un po’ fastidio. Io avrei calcato molto la mano sulle inesattezze storiche”. Le tanto declamate incongruenze. E poi quella provocazione durante la sua performance satirica: “Per quanto sia stato bravo Marinelli, io avrei preso un attore per fare Benito omosessuale ghanese. Bello in forma. Lo avrei ambientato ai giorni nostri, si chiama M - Il figo del secolo e lui è un ragazzo che va in palestra e si allena. A un certo punto, in palestra conosce un bellissimo ragazzo austriaco coi baffetti e diventano subito amici, c’è un’intesa particolare. (...) Questo per i primi 15 minuti per i restanti 75 loro scopano e basta”. Segue l’analisi ben precisa nel breve spettacolo di Di Paola su quanto e perché debba servire una serie per ricordarci che “qualcosa di malvagio” si smuove e alita tra noi. “Una cosa che trovo molto interessante è come ne parla la gente (di questa serie, ndr). Ho letto molti articoli che sostengono che sia molto importante in un momento come questo vedere che questa storia venga raccontata. Però dobbiamo capire qual è il confine tra raccontare la storia e fare il tutorial su come diventare Duce. La linea è molto sottile. Mi fa impressione che c’è voluta una serie di 50 milioni per capire che il mondo sta andando a puttane”.