"Dopo ho voglia di tirare un po' il freno a mano e fermarmi", "in questi ormai otto anni di carriera, volati in un secondo, sono stato molto produttivo e ora sento la necessità di prendermi del tempo per tirare le somme. Una vera e propria pausa, soprattutto dai live". Lo racconta Gazzelle in un'intervista su Il Corriere della Sera, in attesa delle uniche due date del 2025, il 7 giugno al Circo Massimo a Roma e il 22 giugno a San Siro a Milano. Il cantautore ha così annunciato di volersi prendere una pausa. Quanto durerà? "Potrei stare fermo un anno come cinque, lo deciderà la vita. Ma voglio prendermi cura di me, smettere di rotolare in questo sistema che va molto veloce". Gazzelle non è il primo a decidere di fermarsi. Di recente anche Mahmood ha annunciato di volersi prendere una pausa dopo la fine del tour, e tanti prima di loro hanno preso questa scelta. Un nome tra tutti? Angelina Mango, che a ottobre 2024 ha deciso di fermarsi e a cui Jovanotti ha voluto dedicare parole speciali, vedendola presente tra il pubblico della tappa del suo Palajova 2025 a Bologna: "Sei una grande artista. Ti aspettiamo. Torna tra noi". Qualcuno potrebbe dire che gli artisti non lavorano di certo in miniera, che potrebbero avere una concezione di "fatica" e "lavoro" molto diversa da quella di una persona comune, ma a pensarci bene: chi può davvero biasimarli se decidono di fermarsi.

Lo fa, probabilmente, chi non si rende conto che dietro il lavoro degli artisti non ci sono solo soldi e bella vita. E che preparare un tour, dai club agli stadi, non è facile, a livello fisico e mentale. Fermarsi è una scelta profondamente umana. L'arte, lo ha detto anche Madame qualche giorno fa (come vi abbiamo raccontato qui), per essere davvero viva ha bisogno di tempo, vuoto, silenzio. E anche di quegli artisti che dicano: basta, mi prendo una pausa. Fermarsi non solo è legittimo, ma è anche necessario. È un atto di cura verso se stessi e verso l'arte che si vuole continuare a fare. Quindi sì, forse hanno ragione Gazzelle, Mahmood e tutti gli altri: fermarsi non è un lusso o un capriccio, ma una necessità. È la cura contro il burnout creativo, la soluzione per non svuotare l'arte di significato e, si spera, il modo per tornare poi con qualcosa di autentico da dire.
