“Lasciate in pace l’espressione artistica, fatela respirare, basta intasarla di merda, non è un cesso”. Poche parole centrate, che sparano “nel mucchio”, ma colpiscono tutti. Scrollando le stories su Instagram, tra un reel e l’annuncio di un featuring in caps lock, Madame si è rivolta a tutto il mondo della discografia: “non sopporto chi prende la musica come una macchina da soldi, chi lavora 24/7 anche con cose non ispirate e vuote di contenuto per piazzare o grattare da tutti”. Non fa nomi, ma sa bene dove colpire. Poche parole precise che risuonano come uno schiaffo nel silenzio comodo dell’industria musicale. “Basta intasarla di merda, non è un cesso”. Un’immagine grottesca, ma efficace. Non è solo uno sfogo, è un manifesto. È la presa di coscienza di un’artista che preferisce essere dimenticata “perché non pubblica” piuttosto che “essere dimenticata perché sono scarsa”. Madame è tra le artiste più talentuose non solo della scena rap, ma anche del panorama italiano. Non pubblica un album dal 2023 e sarà l’unico ospite fisso del tour negli stadi di Marracash, interpretando un personaggio all’interno dello show. Una scelta che riporta alla mente l’uscita di Persona, nel 2019, quando Marra ha scelto di puntare su due delle voci più rappresentative di quella che era, in quel momento, la nuova scena italiana: Thasup e Madame. Due artisti che hanno una “visione” simile della musica, tra lunghi periodi di silenzio e poche parole, misurate ma taglienti, sui social. Oggi Madame si guarda intorno e ci restituisce l’immagine di una musica da distributore automatico, dove al posto dei numeri trovi i tasti “hit estiva”, “featuring a caso”, “produzione sempre uguale” e “disco dell’anno”. Selezionando dal distributore sappiamo già cosa aspettarci: un prodotto preconfezionato, da scegliere con la monetina, che sia rap, pop o qualsiasi altro genere che funziona in quel determinato momento.


La musica non può essere e soprattutto non deve essere solo algoritmo, perché il rischio è quello di marginalizzare chi non lavora 24/7 e chi non vede il tempo come una condanna ma una risorsa. Gli artisti non sono infallibili, ma finché si continuerà a pensare che bisogna essere costantemente presenti per non essere dimenticati, la fiamma brucerà così intensamente da ritrovarci, nel giro di qualche anno, con un cerino talmente corto che ci porterà a fare davvero fatica a capire cosa è di valore e cosa no. Non si può continuare a giocare sulla visibilità e sul posizionamento nelle playlist giuste per non finire nel limbo dei “mai esistiti”. Il punto è che Madame non solo ha ragione, ma ha anche il coraggio che molti non hanno. Perché le “regole” del sistema non vanno accolte come un comandamento e se non c’è più tempo ne spazio per ascoltare nuova musica, assimilarla e farsi un’idea chiara, ma deve essere tutto immediato e usa e getta, allora forse dovremmo rivedere il concetto di musica come arte. E le parole, a volte, valgono più di mille singoli inutili.

