In passato ci pensavano le principesse Disney a romanticizzare l’amore tossico. A farlo oggi, ancora con più forza, sono TikTok, programmi come Temptation Island, e i (mai fuori moda) romanzi rosa. “It ends with us”, best seller mondiale di Colleen Hoover, ne è un esempio concreto. In breve, il romanzo racconta la storia di Lily Bloom e Ryle Kincaid, due adulti che prima fanno finta di odiarsi e poi si amano. Fin qui, una storia d’amore come tante. Peccato che lui poi si dimostri scostante e violento, in particolare quando ricompare un vecchio amore di Lily, Atlas, con cui ha avuto una relazione al limite del surreale. Anche questa è una storia d’amore come tante, ma di quelle che purtroppo si leggono spesso sui giornali e che, a volte, non hanno esattamente un finale felice. La scelta di farne un film è, ancor prima che arrivi nelle sale italiane il prossimo 21 agosto, vincente. Al di là del periodo d’uscita, in cui al cinema c’è poco o nulla di interessante, la scelta dei due attori che interpretano i protagonisti, Blake Lively e Justin Baldoni, è sicuramente azzeccata, vista la popolarità dei due. E poi, diciamolo, le commedie romantiche funzionano sempre. Ma allora, dove starebbe il problema?
Perché prendersela con Blake Lively, bellissima e bravissima, invece di difenderla per il fat shaming che avrebbe ricevuto da Justin Baldoni sul set? Beh, per il modo in cui l’attrice sta portando avanti il press tour promozionale di “It ends with us”. Blake Lively starebbe promuovendo il film come la più banale delle rom-com, senza minimamente soffermarsi sul delicato tema della violenza domestica. Una tematica che meriterebbe un “trigger warning” anche nel trailer, dove vediamo persone prese a pugni, oggetti spaccati e lividi. Chi è vittima di violenze di questo tipo, e prima di andare al cinema non pensa di leggere il libro, potrebbe essere “triggerato”, per non dire ritraumatizzato. Ma Blake Lively, invece di provare ad utilizzare un minimo di empatia, parlando del tema della violenza domestica e soffermandosi su quel “siamo noi a dire basta”, sottotitolo del best seller di Colleen Hoover, ha ben pensato di trasformare il press tour di promozione del film in un momento frivolo. Un momento in cui sponsorizzare, perché no, anche la sua linea di prodotti per capelli Blake Brown e la sua azienda di bevande, la Betty Buzz. Se tutto questo non bastasse, su TikTok e affini (ma lo trovate anche qui sotto), è possibile vedere il video promozionale in cui l’attrice invita a “prendere le vostre amiche, indossare un vestito a fiori e uscire a vederlo!”. Insomma, prendete a braccetto le vostre migliori amiche, mettete il vostro vestitino a fiori più bello e passate un’ora e mezza a guardare un bel film sull’amore e la violenza domestica. Non esattamente il modo migliore per sponsorizzare una pellicola che potrebbe traumatizzare qualcuno. E se pensate che sia finita qui, purtroppo vi sbagliate. Perché Blake Lively ha usato il red carpet di “It ends with us” per far sì che il pubblico si concentrasse sul nuovo film del marito, “Deadpool & Wolverine”, dando a Ryan Reynolds e non alla sceneggiatrice Christy Hall o all’autrice Colleen Hoover, il merito di aver scritto la scena del tetto presente nel film (e ancor prima nel libro, ndr.).
Ma quindi, è possibile che nessuno le abbia chiesto nulla a proposito del delicato tema delle violenze domestiche? Non esattamente. Come riportato da Vox, una giornalista le ha chiesto se il film potesse ispirare le persone a contattarla per parlare di abusi. Blake Lively, dimostrandosi sempre poco empatica, ha liquidato la domanda con un battuta, senza nemmeno provare a fare riferimento ai servizi disponibili per denunciare e avere supporto in caso di violenza domestica. A tutto questo si aggiunge che Blake Lively e Justin Baldoni, che è anche regista del film, hanno promosso la pellicola separatamente. Una scelta piuttosto strana da parte dei due protagonisti, ma non del tutto. Tra i due attori non ci sarebbe una grande simpatia, ma soprattutto Justin Baldoni sembrerebbe aver realmente capito più della sua co-protagonista la delicatezza e l’importanza del tema affrontato in “It ends with us”. “Non importa quante ricerche faccia, con quante donne parli, o quanto cerchi di immedesimarmi, non sarò mai in grado di capire com’è quell’esperienza. Lo sapevo già in partenza” ha dichiarato Justin Baldoni in un’intervista al magazine TheWrap.
Per chiunque pensasse di andare al cinema il prossimo 21 agosto per “It ends with us”, più che con vestiti a fiori e sorrisoni, entrate in sala con la consapevolezza di cosa andrete a vedere: una storia di abusi, romanticizzata. Una storia che più che farvi dire “quanto è bella/perfetta Blake Lively”, dovrebbe farvi capire che “siamo noi a dire basta”, ma non è mai facile. Non basta dire “smetti di uscirci” o “smetti di rispondergli” per far sì che il problema scompaia. E non bisogna mai prendere la violenza domestica, o qualunque altro tipo di violenza, sottogamba. Impariamo ad ascoltare, e i vestiti a fiori teniamoli per le serate davvero frivole.