Tutti dicono tutto su Giacomo Leopardi: cattolico, materialista, illuminista, progressista, conservatore, patriottico, rivoluzionario (vedi Toni Negri), scientista, antimanzoniano per eccellenza, asessuato, bisessuale, omosessuale. Succede quando la bellezza e la grande dell’opera di un autore sono tali che le menti piccole devono imporsi di trovare in lui qualcosa che permetta loro di integrarlo nel proprio orto di verdure bio: un po’ come con i parametri per i film candidabili all’Oscar come miglior pellicola, che devono rispettare alcuni standard di inclusività (standard che pare abbiano impedito a C’è ancora domani di Paola Cortellesi di finire in lizza per la statuetta più importante dell’evento americano). Insomma, qualche tempo fa un poeta tra i maggiori che abbiamo in Italia, Franco Buffoni, si è proposto di invertire il trend degli studi leopardiani con un saggio pubblicato da Marcos Y Marcos, Silvia è un anagramma, in cui si sostiene, in sostanza, che il poeta recanatese fosse omosessuale. Non è stato il primo a parlarne e, come possiamo vedere dalla serie in onda sulla Rai, non è di certo l’ultimo ad aver recuperato questa teoria del complotto (perché questo è). Nel secondo episodio della serie evento di Sergio Rubini Il poeta dell’infinito Giacomino bacia Antonio Ranieri, suo caro amico, che in quel momento aveva anche una coperta sulla capoccia. Bene, quel che di doveva fare è fatto. A Giacomino piacciono uomini e donne, tocca le tette di una e sfiora le labbra di un altro. Lo stesso Giacomino che, accusato da Ranieri di portarsi in camera dei giovinetti, descriveva la pederastia in questo modo nello Zibaldone (opera non destinata alla pubblicazione e in cui non si dovevano, dunque, per quanto possibile al tempo, salvarele apparenze): "Vizio antinaturale" o "inclinazione che il solo eccesso di libidine snaturante il gusto e l’inclinazioni degli uomini può produrre".
Insomma, perfetto prototipo del nuovo modello umano, né virile né femminile, un po’ coglione e, possibilmente, ispirato dall’aria che respira (lo vedi comporre L’infinito annusando il nulla, in sostanza; perché ce li immaginiamo così i poeti, come uccelli che volano a metà strada tra l’atmosfera e il mondo). Precursore del comunismo gaio di Mario Mieli, buono per discutere di baci, ormoni e orientamento sessuale. Le poesie? Ma no, chi se ne frega di quelle. Sta di fatto che ora qualcuno si è convinto davvero che Leopardi fosse gay, lo ha detto mamma Rai, la tv di Stato; e poi, se TeleMeloni non censura un bacio omosex è perché deve per forza essere vero no? E invece no. Per niente. O almeno non ne abbiamo le prove. Qualche parola di Antonio Ranieri nel suo Sette anni di sodalizio con Giacomo Leopardi, una sorta di diario delle malelingue su lui e il poeta, il racconto di presunti incontri notturni nella camera del poeta tra lui e dei ragazzotti, una sorta di pederastia wildiana da ultimi giorni in Francia. E poi qualche parole di Leopardi, tra le migliaia scritte, che attesterebbero secondo pochissimi studiosi (uno forse, Buffoni) e moltissime pagine di attivisti l’omosessualità di Leopardi: lui che dice “Ranieri mio, tu non mi abbandonerai però mai, né ti raffredderai nell’amarmi”. Esistono gli astoriologi come Scurati (il termine lo ha inventato lo storico Emilio Gentile per parlare di chi crede che la storia sia un fatto di oroscopi e di segni zodiacali, cioè che torni in vesti diverse a chiamata degli intellettuali illuminati), ma esistono anche gli astoriologi della letteratura. La gente si scandalizza quando un ministro sostiene che Dante sia stato il padre della destra italiana, poi però guardano nelle mutante di Leopardi, che ne avrebbe da dire su destra e sinistra odierne, che appuntano guardano alle sue mutande e lo leggono poco. Manca Aldo Busi, che in televisione, parlando di coppie omosessuali e matrimoni in Chiesa, con fervore illuminista diceva: ma se io sono gay cosa me ne frega di sposarmi in Chiesa? Manca un orgoglio (un gay pride) che impedisca di fare dietrologia nella speranza di rendere masticabile la carne dura di un grande intellettuale.