Minchia a brodo e canzonette (e un po’ di sadomaso). Così possiamo riassumere gli ultimissimi sviluppi della vicenda Gennaro Sangiuliano-Maria Rosaria Boccia. Ma veniamo al dunque. Subito dopo la pubblicazione, da parte di Dagospia, de "il” pistola fumante, nel senso quantomeno del documento, ossia la mail in cui il sovrintendente del parco archeologico di Pompei, Gabriel Zuchtriegel, inviava in copia informazioni riservate e sensibile a Maria Rosaria Boccia nella sua carica di consigliera di una minchia a brodo (è un detto siciliano, con la minchia non ci puoi fare il brodo perché non ha ossa, significa “nulla”), la stessa Boccia, sul suo Instagram, pubblicava una sua foto di spalle, vestito nero con scollatura sulla schiena cu*o in primo piano, mani giunte in posa contrita, la scritta: “Segni particolari: se sbaglio chiedo scusa” (molto sadomaso, pronta per deliziose frustate, tra “Sfumature di grigio” e “Secretary”) e come colonna sonora la canzone “Makumba” di Carl Brave e Noemi:
E mentre il sole sale, sale, sale, sale su
E a chi ci vuole male, male, male, una macumba
Che mi frega a me, mi basta che rimani tu…
E mentre il sole sale, sale, sale, sale su
E a chi ci vuole male, male, male, una macumba
Che mi frega a me, mi basta che rimani tu…
Mentre il Dagoreport che accompagnava "il" pistola fumante (quantomeno il documento) parlava a ragion veduta di “peculato d’uso”, di coinvolgimento della Corte dei Conti, di cybersicurezza nazionale (la mail della Boccia non è un account governativo e quindi non può garantire gli standard di sicurezza necessari per l’invio di dati che riguardano anche gli spostamenti dei partecipanti al G7, piantine accluse), la Boccia, in modalità Anastasia di Christian Grey, cercava una foto e una canzonetta, nella sua maniera di mandare “pizzini” che in questi giorni ci hanno allietato: dalle foto da Venezia che, pare, abbiano fatto fuggire a gambettine levate Sangiuliano dal Festival del Cinema lagunare, dove era accompagnato dalla legittima consorte, Federica Corsini che, raccontano, non gli ha rivolto la parola, alle smentite ossessive nei confronti di Dagospia (auguri).
Un russo canta "O sole mio", tu non sei il sole mio
Il solito menu, che ci hanno fatto i filtri su…
Sono state proprio le foto, con i filtri e senza, a inguaiare tutto il ministero della cultura a brodo. Come la foto del 2 giugno, in cui Maria Rosaria Boccia è alla manifestazione dei Fori Imperiali, organizzata dal ministero della Difesa: “Chi ha fornito il suo nome?”, si chiede l’ottimo Carmelo Caruso su Il Foglio. Pure il ministero della difesa!
E andavi fuori di testa
Quella mezza tresca è tutto ciò che ci resta
E andavo fuori di testa
Il tuo numero in tasca è tutto ciò che mi resta, mi resta di te…
Come gli rimprovera Mario Giordano su La Verità a un certo punto il ministro, subito dopo l’annuncio dato da “Anastasia” Boccia della sua nomina a “consigliera”, “poco cavallerescamente” sparisce, si dà, fa “ghosting”. Lei risponde a colpi di storie su Instagram, parla di complotti di Forza Italia. D’altronde si è sucata il ministro (nel senso di sopportato) in tutte le salse. Era una presenza fissa. Ricostruisce Giuliano Foschini su Repubblica: “Il 3 giugno e il 25 luglio erano a Pompei. Il 20 giugno a Taormina. L’11 giugno a Riva Ligure. Il 14 a Polignano (con la foto, sempre pubblicata da Dagospia, in cui il ministro era allettinato in piscina con la Boccia in bikini mentre Giuseppe Cruciani, giustamente, curiosava, nda). Il 16 a Sanremo e il 3 agosto a Milano. Chi ha pagato?”, si chiede ancora Repubblica.
Oggi il sole scioglie le suole di queste Etro
M'hai lasciato appeso ad un discorso in sospeso
Non ti vedo da quel giorno, in quel fast food a Orvieto…
Non solo viaggiava con la scorta, non solo era negli appuntamenti di peso, non solo era nelle chat di lavoro, non solo riceveva mail contenenti dati sensibili su un account gmail, ma, mentre dal ministero smentivano tutto imbarazzati, mentre la descrivevano come una “che si voleva accreditare”, mentre – pare – che Sangiuliano, dall’alto della sua calimeritudine la descriveva a Giorgia Meloni come “una mitomane”, Luca Telese, su La7, testimoniava: "Non è una millantatrice. L’ho incontrata a Polignano a Mare quando faceva parte della delegazione di Sangiuliano a un evento. Anzi era l‘unica componente della sua delegazione. Il ministro fu fischiato, e appena sceso dal palco fu confortato da lei”. Ha ragione Mario Giordano: e che si fa così con una che “conforta”?
E andavi fuori di testa
Quella mezza tresca è tutto ciò che ci resta
E andavo fuori di testa
Il tuo numero in tasca è tutto ciò che mi resta, mi resta di te…
“È ricattato, il ministro?”, si chiede, con malizia la capogruppo Dem alla commissione cultura della Camera Irene Manzi. Noi ci chiediamo: che tipo di promesse le ha fatto? Nello sfogo della Boccia che Dagospia continua a pubblicare – anche se la Boccia continua a bollare quello scritto come fake, e ci sembra difficilotto che Dago pubblichi fake – si parla di “bene che andrà oltre il lavoro”. Ussignur! Siamo molto oltre la promessa a Morgan di affidargli la Villa Verdi; promessa, anche questa, resa pubblica da Morgan e smentita dal ministero. Sangiuliano promette, il ministero smentisce. È un ministro o un marinaio? È un ministro alla marinara? O un ministro marinato? Al momento si propende per quest’ultima ipotesi. Che sembra non scalfire la Boccia. Ove, e diciamo “ove”, la “makumba” sia dedicata a Sangiuliano, qui siamo oltre, oltre il lavoro… Che le frega alla Boccia?
E mentre il sole sale, sale, sale, sale su
E a chi ci vuole male, male, male, una macumba
Che mi frega a me, mi basta che rimani tu…
Ps. Ma vuoi vedere che la profezia di Dago è destinata ad avverarsi? Sangiuliano finirà "a cantare malafemmena in qualche trattoria di Posillipo accompagnato dalla vispa Boccia?".