“Siamo noi a dire basta” è il sottotitolo di “It ends with us”, film uscito il 21 agosto nelle sale italiane che in queste ultime settimane ha fatto molto discutere per la sua promozione. L’attrice protagonista, Blake Lively, ha usato il press tour della pellicola per promuovere le sua attività di imprenditrice e l’ultimo film del marito Ryan Reynolds, “Deadpool & Wolverine”, dimenticandosi un piccolo dettaglio: “It ends with us” non è una commedia romantica. Il film parla infatti anche, e soprattutto, di violenza domestica. In questa trasposizione da libro (best seller nel mondo dopo anni anche grazie a TikTok) al film, a voler dire basta siamo noi.
Il motivo? Ce ne sono diversi. Nonostante l’adattamento praticamente perfetto, che farà felice chi ha letto il libro, si salva poco e niente. Partendo dal principio, il film dura troppo. Due ore e undici minuti, per la precisione, di cui forse un’ora degna di essere guardata. A parte i dialoghi, quasi imbarazzanti, a far cadere le palle sono i lunghi silenzi. Troppi, per un film che poteva durare un’ora e avrebbe fatto tutti contenti. E poi i continui flashback per raccontare la tormentata storia d’amore tra Lily Bloom, interpretata da Blake Lively, e Atlas, interpretato da Brandon Sklenar, sono, per essere gentili, di una noia mortale. In tutto questo, forse, a salvarsi è la narrazione fatta proprio sul tema portante del film, la violenza domestica. Vediamo sullo schermo la rappresentazione plastica di quelle storie che leggiamo, purtroppo, molto spesso sui giornali. Lei e lui si innamorano, sembrano avere una relazione perfetta, e poi iniziano i problemi. Lui è violento, ma lei lo difende. Questa parte, in particolare, è rappresentata benissimo, va dato atto al regista (che tra l’altro è anche l’attore maschile protagonista, Justin Baldoni). Fino all’ultimo ci si ritrova quasi a difendere Ryle Kincaid, fidanzato e poi marito di Lily, perché sembra sempre tutto “un incidente” o “un grosso malinteso”. Alla fine del film però, quando la protagonista apre finalmente gli occhi, vediamo che quelli che fino a poco tempo prima abbiamo pensato essere incidenti, in realtà sono violenze, e basta.
Fuori e dentro la sala ci sono persone che piangono. Il tema della violenza domestica in “It ends with us” è trattato in maniera molto lucida, diretta, e chi è stato coinvolto in episodi che rimandano a questo tipo di esperienza sicuramente ne uscirà triggerato. Il problema è che poi il film rimane di poca sostanza, tra dialoghi mosci e un racconto che vuole avvicinarsi a quello delle commedie romantiche, senza però esserlo. Alla fine si esce dalla sala con un po’ di amaro in bocca e incaz*ati per aver speso otto euro. Non è che l’ambizione sia quella di vedere sempre e solo film impegnati, o da premio Oscar, ma almeno un po’ di dignità in più nel raccontare forse ci dovrebbe essere. Ma se pensiamo che la scrittrice del romanzo, Colleen Hoover, voleva farci un album da colorare, forse abbiamo già la risposta al perché questo film, alla fine, faccia abbastanza cag*re.