Vera Gemma è a Los Angeles, patria del cinema internazionale. Il film di cui è protagonista, “Vera”, viene proiettato da una prestigiosa associazione californiana in uno dei teatri più importanti di LA. E non è tutto qui. Il film viene presentato da Sean Baker, il regista che ha vinto la Palma d'oro a Cannes per il film Anora, e da Kirsten “Kiwi” Smith, autrice di film hollywoodiani e di serie Tv per Netflix. Il Los Angeles Times la elogia in un articolo, la serata in uno dei teatri più importanti di Los Angeles è sold out e Cord Jefferson, il regista che ha vinto il premio Oscar per American Fiction, la inonda di complimenti. In Italia non ne parla nessuno, perché? Dov'è finita la solita rivendicazione gloriosa e patriottica che ha luogo ogni volta che un italiano fa successo all'estero? Lo abbiamo chiesto direttamente a Vera, che ci ha raccontato la sua parentesi da star in California.
Come ci sei finita a Los Angeles?
Mi ha contattata l’American Cinematheque, un'associazione di filmmaker e cinefili fondata da Sidney Pollack, e della quale hanno fatto parte anche registi del calibro di Martin Scorsese e Francis Ford Coppola.
Non un club di provincia, insomma.
È una delle associazioni più importanti in campo cinematografico, a Los Angeles. Hanno organizzato una rassegna di film dedicata all'Italia, nella quale hanno incluso il mio “Vera”, e hanno voluto che partecipassi.
E il film lo ha presentato Sean Baker, fresco di Palma d'oro a Cannes.
Mi ha chiamata, prima della serata, per dirmi che era contentissimo di essere lui a introdurre il mio film, e che non solo avrebbe fatto la presentazione, ma che l’avrebbe fatta benissimo. Ma Palma d'oro a parte, Sean ha diretto alcuni film che hanno vinto diversi premi, come Tangerine o The Florida Project con Willem Dafoe, uscito in Italia come Un sogno chiamato Florida
Insieme a lui, leggo sul Los Angeles Times, c’era Kirsten Smith, detta Kiwi.
Esatto, lei è una bravissima scrittrice e sceneggiatrice: ha firmato diversi film hollywoodiani con attori importantissimi, come Legally Blonde con Reese Whiterspoon o I Mercenari, che aveva un cast stellare: Milla Jovovich, Sylvester Stallone, Cameron Diaz, Meryl Streep. Ha scritto anche alcune serie uscite su Netflix, mi viene in mente Trinkets. Anche lei, come Sean, era molto contenta di incontrarmi. Sul suo profilo Instagram gli ultimi due post sono dedicati a me, e nelle caption dice che Vera è un capolavoro, che io sono un’icona, una dea e che è pazza di me e del mio film.In Italia, invece, silenzio di tomba.
I giornali tacciono, in Italia. In America, il Los Angeles Times ti ha dedicato un articolo celebrativo.
ll Los Angeles Times pubblica notizie dal 1881, ed è il quinto giornale nordamericano per diffusione. Nello Stivale quasi nessuno lo legge, ci mancherebbe altro, ma se qualcuno per caso fosse capitato sulle pagine della sua versione online ci avrebbe trovato questo articolo a firma di un esperto di cinema, Mark Olsen, in cui si parla dell’evento, di me e del mio film.
Per un italiano potrebbe quasi sembrare strano, no?
Hai ragione, ma non lo è per niente. La cosa veramente strana è che se in Italia cerchi Vera Gemma su Google, i primi risultati parlano soltanto della mia relazione con un fidanzato più giovane di me, e di una mia possibile partecipazione al Grande Fratello. A proposito: non ci vado al Grande Fratello. Ho rifiutato. Non lo faccio. Scrivono poco di me, e quel poco è anche sbagliato.
E non è la prima volta che finisci sui giornali negli States, no?
No, l’anno scorso il New York Times aveva dedicato una bellissima critica al mio film, dopo che era stato proiettato al MoMa, uno dei musei di arte moderna più importanti al mondo. Poi un’intervista su Variety, in cui si parlava sempre del film che ho girato con due bravissimi registi austriaci, perché è davvero necessario citare loro e la loro bravura: Rainer Frimmel e Tizza Covi. Se hanno vinto il premio per la migliore regia a Venezia, nella sezione Orizzonti, un motivo ci sarà.
E tu hai vinto il premio come migliore attrice: nemmeno dopo questo riconoscimento ti hanno presa sul serio in Italia?
Io in Italia sono sempre quella dei reality, dell’Isola dei Famosi. In Italia nessuno mi fa fare dei film. Certo almeno, adesso che ho vinto il premio, se vado ospite a Verissimo posso chiedere un compenso più alto (ride). Io ho vinto il premio come migliore attrice, ma in Italia ha fatto notizia Micaela Ramazzotti che ha vinto il premio Armani Beauty. Io e i registi scherzavamo su questo, dicevamo speriamo di non aver beccato il premio Beauty. Poi è andato alla Ramazzotti e via con i titoloni sui giornali. Io vinco un premio come migliore attrice e niente, silenzio. Anzi, Vanity Fair mette una pessima valutazione per il mio abito di Angelo Fiorucci. Fa ridere, no?
Come te lo spieghi? Hai pestato i piedi a qualcuno?
Non sono in nessun giro. Non sono nemica di nessuno, ma nemmeno amica. A me non frega assolutamente niente di frequentare gli ambienti del cinema, di entrare nei giri giusti. Sono cresciuta con Sergio Leone che mi teneva sulle ginocchia da bambina, avevo sempre la casa piena di registi e attori e attrici. Io alla sera non frequento i party, le ville, i club. Me ne sto a casa con mio figlio. Non ho mai litigato con nessuno ma nemmeno fatto mai la paracula. In Italia mi chiamano per i reality e va bene così, la uso per guadagnare.
In America c’è un’attitudine diversa, magari? Meno pregiudizi?
Non saprei dirlo ma, per farti un esempio, alla proiezione c’era anche questo regista, Cord Jefferson. Lui ha vinto il premio Oscar per la migliore sceneggiatura non originale con American Fiction, se ne era parlato molto anche in Italia perché era un’opera satirica, che affrontava il problema del politicamente corretto. Ecco, lui si è avvicinato per farmi un sacco di complimenti, ci siamo scambiati i numeri e mi ha anche scritto poi su Whatsapp per dirmi ancora che ha amato il mio film e la mia performance, e che in futuro spera di poter lavorare con me.
Sei stata trattata come una diva.
Pensa che quando sono atterrata c’era perfino un ragazzo che mi ha detto: piacere di conoscerti Vera, io sarò il tuo ufficio stampa per tutta la durata della permanenza. Cose pazzesche, alle quali non sono di certo abituata.
Trattamento a parte, il silenzio è la cosa più incredibile, no?
Non me lo so spiegare. Il fatto che un'attrice italiana riceva un riconoscimento internazionale, in America, a Los Angeles, che è la patria del cinema, è una cosa che anche solo per dovere di cronaca dovrebbe uscire sui giornali. Pensa che sto registrando tutta la mia permanenza qui, ne farò un documentario, perchè poi racconti queste cose in Italia e manco ci credono.
Il soggiorno negli States sta rilanciando la tua carriera?
Doveva essere una vacanza, ma non lo è: ti dico solo questo. Ho dei progetti cinematografici, ho ricevuto proposte, ma non ne posso ancora parlare. Vi terrò aggiornati. Ovviamente, nulla che riguardi l'Italia, come sempre.
Nessuno è profeta in patria...
Qualcuno lo è, e non capisci come mai. Qualcun altro se ne va. Anche la Bellucci non la facevano lavorare in Italia ed è andata in Francia, però almeno di lei ne parlavano. La verità è che c’è omertà su Vera Gemma in Italia. Nient’altro.