Appuntamento al Pantheon con una diva contemporanea per una cena dalla celebre nonna Iris, che ci sotterrerà a tutti con il suo impero di otto ristoranti sparsi per il mondo. La Queen novantaquattrenne a capo del brand Osteria da Fortunata - esatto, proprio quella dinanzi alla quale frotte di gente sostano ore sotto al sole attratte dalle rumene che fanno la pasta in vetrina - ci ha fatto penare perché, per via dell’età, fa il giro delle sue trattorie solo di giorno e mai di sera – si è concessa a noi dopo giorni di piagnistei, ma solo per Vera. Alle ore 21 spaccate siamo spintonati dai turisti esattamente nel punto in cui Garibaldi fece il fatidico “giro de Peppe” (intorno alla rotonda appresso alla Reale), per seguire il corteo funebre di Emanuele II. Vera Gemma ci ha scritto: “Stasera ridiamo, beviamo e ce ne freghiamo di tutto”. Promessa concordata e non vediamo l’ora. Ed ecco a un certo punto che il brulichìo della piazza si apre in due ali di gente, un raggio di luna colpisce l’oculus del Tempio di tutti gli dèi voluto da Marco Vipsanio Agrippa, per fuoriuscire dalla porta eterna e andare ad illuminare la divina, che irrompe dinanzi all’uscio dell’osteria come un esile giunco venuto dal cielo di altri mondi ribelli, avvolto in nylon a pelle 18 carati, modello Vikki Dougan, detta “The Back”.
Noi non entreremmo in quell’abito da sirena, neanche se calasse Cristo sotto minaccia del Dottor Nowzaradan. All Eyes on Us di Britney Spears risuona nell’aire e il tempo si ferma. È lei, Vera, accompagnata da un aitante impubere cavaliere bianco da capo a piedi, munito di copricapo texano. L’entrata al ristorante della divina ha il medesimo sinuoso incedere di Jessica Rabbit illuminata dall’occhio di bue del micragnoso night club Inchiostro e tempera, sotto gli occhi di un Eddy Valiant di sale, dinanzi a tanto ben di dio fatto cartoon. Why Don’t You Do Right risuona sensuale, gli avventori si incantano a guardarla a bocca aperta e forchetta a mezz’asta. E li avviene l’incontro con la Signora Iris, che a dispetto delle sue novantaquattro primavere appare pimpante e in forma come una scarpa nuova, nella sua biondità. Da sola sta meglio di tutti noi messi insieme, che la Dèa la guardi. Vera sfila sul catwalking tra i tavolini e le cacio e pepe sino alla cucina e in un aureo scintillio comincia a spadellare sotto gli occhi attoniti dei cuochi. Poi la sexy attrice figlia del grande attore Giuliano si accomoda al nostro tavolo. E li si abbatte su di noi lo zot divino di Zeus che ci ha scovato dall’alto tra la folla per inviarci quella che si dice in gergo qui una sciagurata “cozza” – scatarro, scaracchio, sputo, nda -. Misha, il cavaliere senza macchia sul candido candeggio, ha scordato il passaporto nel capoluogo patavino ove risiede e ciò rischia seriamente di mandare all'aria il viaggio da sogno negli Usa insieme alla divina Vera. Appena appresa la ferale notizia tutto il desco si è fatto camminare il cervello per trovare un escamotage che salvasse il soggiorno americano alla nostra coppia, finché una carbonara è arrivata in soccorso a schiarire gli orizzonti con la risoluzione dell'impasse, celebrata con imprecisati cin di rosso della casa.
Noi capiamo il Misha angoscia, chi non vorrebbe partire per un viaggio al fianco di Vera Gemma, qualora se ne presentasse l'occasione? Recuperato il passaporto del fiancé e avendoci ormai accannato -mollato, congedatasi, lasciati, nda -The Queen Nonna Iris, tra uno strozzaprete e un cicciolo di guanciale, si sono sciolti i gargarozzi e con loro una disamina efferata circa l’annosa questione della separazione di Damiano dei Maneskin dall’attivista dei peli e dell’endometriosi Giorgia Soleri. Le ultime news la vedono infatti al centro del gossip in seguito all’outing sulle ragioni dell’addio al frontman di Monteverde che fa arrapare le tardone. Pare infatti che Giorgia non si dedicasse all'arte casalinga delle pulizie. Non passava lo straccio, insomma. Una roba inaudita, alquanto scandalosa. “E che non gliele fai le pulizie a Damiano?” Constata Vera allibita muovendo il biondo impeccabile crine. “Il vero potere è un altro, non il rifiutare di fare le pulizie”. Diavolo di una Vera Gemma, quanta saggezza. “Le pulizie gliele fai, a Damiano, eccome; non è tramite simboli superficiali che si stabilisce il valore di una donna”. Ebbri di Moscow mule, la nostra stella polare è già Vera, in tutto e per tutto. Catalizza l’attenzione e fatichiamo a staccarle gli occhi di dosso, così luminescente, compresi i glitter sulle palpebre. Ma parliamo dell’America, i sogni di gioventù, le scorribande a Rodeo Drive. Vera comincia a raccontare di quando scrisse a Tarantino promettendogli una carbonara hand made e lui le rispose dopo un mese invitandola a casa sua a Los Angeles.
E poi che accadde?
“Feci il biglietto e partii. Io sono cresciuta nel cinema, avevo questo grande desiderio di vederlo e lui mi accolse con incredibile entusiasmo colmo di affetto, mostrandomi la sua casa gigantesca e bellissima, ‘da uomo’, pratica, con dei divani vecchiotti in un bel salotto, si vedeva che mancava il tocco di una donna. Una enorme piscina e la sala del cinema. Elogiò mio padre, mi fece vedere due film di Giuliano Gemma bevendo e fumando. Fu gentilissimo, non ci provò. Gli piacque la mia pasta, la feci da Dio! Ridemmo insieme come matti, fu una giornata meravigliosa. Mi sembrava davvero un sogno, sapevo che lui non scorda mai una faccia. Poi tornai in Italia, Non mi cercò, in seguito.”
Vera è divertente, sagace, muove le unghie dipinte da fata unicorno ed è schietta, non chiede molto a parole ma la grazia obliqua dei suoi occhi capta, poi ride, crea complicità. A tratti è una creatura immortale, dannata, intimamente fragile e dolente, in lei c’è qualcosa di intenso e segreto, sotto il make-up da star che tradisce forza, ambizione di outsider, determinazione di chi se ne frega dei giudizi di poveri sfigati che potrebbero giudicarla. Arrivano delle cheesecake esagerate, Vera creatura lunare anticonvenzionale e verace affonda il cucchiaio nella crema bianca fino all’ultima briciola di frolla e ciliegie, una istantanea anni ’50 dal mondo delle pin up live per noi, viva la faccia, il sogno di ognuna che mangia radici pur di entrare in un abito a pelle; lei è oltre, lei può.
E gli uomini?
“Non sono mai stata sola. Ho sempre avuto fidanzati, non è mai successo che fossi single. Sono stata con un uomo sposato, ma lui non riusciva a godersi la situazione per i sensi di colpa. La donna invece sc*pa con leggerezza, poi però il se*so la lega. Oggi l’amante non la farei. L’uomo non lascia mai la moglie e io non voglio chiedere di farlo, perché dovrebbe lasciarla perché lo vuole, non per me. È faticoso.”
Ti piacciono gli stronzi?
“No, però mi piace chi mi dice di no, perché mi chiedo, come fai a non volermi?”
Ma sei gelosa?
“No. Sono gelosa dei like” (sorride) “Ma perché mettere like ai c*li delle donne?” (Misha sghignazza sotto i baffi).
Noi siamo presi dalla ragazza che tira la pasta in vetrina, di nome Nessie, il Moscow mule sta facendo a botte con gli strozzapreti, gli argomenti trattati su maschi e gelosie ci fanno prudere le mani e sotto L’italiano vero di Toto Cutugno obnubila le poche energie tumefatte dei caffè preserali. Una miseria insomma. Vera pare leggerci nel pensiero, circondandoci nei suoi abbracci firmati ‘Giuliano’, nome indelebile nel suo cuore e sul suo avambraccio. Mitica Vera che ordina vino rosso e mangia la carbonara di gusto mentre riascolta le canzoni che ha inciso con Asia Argento.
Com’è Asia?
“Con Asia qualsiasi cosa lei faccia è cool. Abbiamo inciso queste canzoni di Gabriella Ferri, è stato divertente, siamo amiche. Io sono amica anche di Moreno Pisto - ilmegaultrawowdirettore di MOW - adoro MOW! A settembre farò il Grande Fratello e l’unico che voglio che venga a trovarmi, oltre ad Asia Argento è lui. Entrerò con Misha al Gf! Ci siamo conosciuti mentre incidevamo un disco.”
E il film Vera come è andato?
“Il film è uscito in 14 sale in Francia, e in Italia non è stato distribuito. A Venezia andai per ritirare il premio (‘Migliore attrice nella sezione Orizzonti’ di Tizza Covi e Rainer Frimmel per Vera, che ha dedicato ai suoi uomini, il figlio Maximus e al suo bellissimo papà nda) e mi chiesero un’intervista. Domandai se avessero visto il film e mi risposero di no. Così rifiutai. Ma quale intervista devo farti se non hai visto il film?”
E poi i figli, il desiderio di rendere più forte Maximus, avuto dal musicista americano Hanry Harris, che si sentiva “diverso” per la sua pelle mulatta in un mondo discriminante come quello romano, che faticava a rendersi conto della sua unicità. E così Vera apre gli occhi al ragazzo mostrandogli la meraviglia dell’appartenere ad un popolo ‘fico’, naturalmente superiore all'etnia bianca: “Quanto sei bello, gli dicevo, lo sai che i neri sono i più fichi del mondo? Gli facevo vedere i video di Michael Jackson, Michael Jordan, Travis Scott, e lui capiva che doveva essere orgoglioso di sé. Oggi ha superato ogni problema. Io ho vissuto molto in America, mi divertivo, ma quando è nato mio figlio ho voluto che crescesse a Roma, in una situazione più ‘normale’. Ma dove andavo io con il passeggino a Los Angeles? Li ci si diverte”.
Come andava con tuo papà Giuliano?
“Mio papà mi diceva sempre che non avevo il viso giusto per il cinema, che non ero abbastanza magra. Ho sempre avvertito il giudizio di mio padre e della gente, il paragone con mio padre. Io sono quello che sono, ho la mia bellezza. Se tu non la sai vedere è un problema tuo”.
Cosa ti ha lasciato tuo papà?
“Umiltà, senso del dovere, mi ricordo un episodio particolare in cui dissi a mio padre ‘Io non riesco a liberarmi, sono molto sicura di me, sono indipendente però ho un lato di me molto bambino che non è mai cresciuto’. Lui mi ha detto: ‘Non ti liberare mai della tua parte bambina, perché è la parte più bella di te’. Era burbero, ma in quell’occasione mi disse così. Negli ultimi anni è stato un confidente per me. Da adolescente ero una ribelle e lui non mi capiva. Era difficile per lui capire la figlia problematica. Crescendo ci siamo trovati, io ho fatto un documentario su di lui, questo ci ha costretto a passare tante ore insieme a vedere molto materiale, poi è venuto a Los Angeles e negli ultimi dieci anni della nostra vita eravamo molto complici. Mi suonava il campanello di casa ad ogni ora del giorno ed io gli dicevo ‘Papà perché non mi avverti, chiamami prima, io sono una adulta, potrei essere con qualcuno, non arrivare così all’improvviso’. ‘Da domani ti chiamo’, mi diceva, e poi arrivava improvvisamente e suonava il campanello”.
Eri te stessa fino in fondo con lui?
“Era difficile essere sé stessi con il proprio padre. una parte di me voleva sempre conquistarlo, essere accettata da lui. Quindi volevo recitare il ruolo che a lui più piaceva di me. Non è che facevo finta, però tiravo fuori una parte di me stessa piuttosto che un’altra, perché volevo il suo amore. È tutto per me essere amata da mio padre, ma negli ultimi anni ho avuto il coraggio di farmi conoscere per quello che realmente sono e lui si divertiva molto con me. Mi diceva ‘mi piace stare con te perché mi metti di buonumore, sei simpatica, talentuosa, mi fai ridere, sei autoironica…’ Era come se mi avesse scoperto negli ultimi dieci anni della sua vita. ‘Ma lo sai che è da quando avevo sedici anni che sono talentuosa? Sei tu che te ne accorgi solo ora’, gli dicevo. Lui rispondeva ‘mi sa che hai ragione’. Si era impegnato per capirmi meglio e si scusava se non mi conosceva bene, perché non c’era stato abbastanza, lavorava sempre e quando c’era non riusciva a capirmi perché ero strana, però diceva anche ‘oggi mi rendo conto che sei un’artista interessante e valida’”.
Hai ancora tante cose da dire a papà?
“Non tante, per fortuna ci siamo detti tutto, questa è una grande fortuna perché quando una persona non c’è più e pensi ‘avrei potuto dirgli questo o quello’, è una grande mancanza ed è difficile rimediare. Ma noi ci siamo detti tutto. Io l’ho lasciato andare perché c’è un momento in cui le persone muoiono e devi lasciarle andare. Oggi ho un rapporto interiore intenso con mio papà, con lui più di quanto ne abbia con mia mamma. Papà mi manda messaggi, mi parla, io capisco che è lui che mi dice delle cose, credo profondamente che muoia il corpo ma l’energia e l’amore restino in circolo”.
Con tua mamma che rapporto hai avuto?
“Se devo fare il bilancio di una vita, sono stata più con mia mamma che con mio padre, però oggi avverto attorno a me più la presenza di papà, del quale sento i consigli, so già cosa devo fare nella vita perché è già come se lui me lo avesse detto. Mia mamma era la mia complice e mi sento in colpa di avere un rapporto più stretto con mio padre che con lei. Comunque, le persone che ci hanno amato e hanno avuto profonda sintonia in vita con noi, ci saranno per sempre, È impossibile che se ne vadano. Muore il corpo, ma non l’energia, i consigli che ci davano, l’amore. Io lo dico sempre a mio figlio, ‘tu non ti libererai mai di me, anche quando io non ci sarò più, mi sentirai in qualche modo, continuerò a esserci’.”
Un ricordo importante con papà?
“Mille cose, mille viaggi, come quella sera a Ischia all’Excelsior con papà, arrivò Maradona, e io e mia sorella eravamo emozionate perché c’era Diego. Lui venne verso di noi e disse a papà: ‘Tu sei un mito in Argentina, me lo fai un autografo?’ E mio padre rispose ‘Me lo fai tu a me?’, scambiandosi gli autografi. Avevo sedici anni e Maradona mi invitò a ballare, per me Diego era un mito come per tutti, perché io non sono speciale. Una volta eravamo in Brasile e volevamo andare a un mercatino. Lui ci disse che non avrebbe nemmeno potuto camminare per strada, mentre noi dicevamo ‘dai papà, ma chi ti conosce! Siamo a Rio, ti pare… Chi ca*zo ti si fila? Mettiti gli occhiali no?’. E invece al mercatino successe il panico, arrivò la polizia, lo riconobbero in tre secondi, scoppiò il delirio, seicento persone attorno a lui... Mio padre disse: ‘Ve lo avevo detto, sembra che io mi voglia atteggiare…’. Ci riportarono in hotel grazie alla polizia. Tutto il genere Spaghetti Western ha avuto successo in quei Paesi e in breve tempo si sparse la voce. In Brasile era davvero famoso.”
Sembra che tu abbia un mondo da condividere
“Si, ho un mondo dentro, ho viaggiato tanto sin da quando ero piccolissima, mio padre era fissato con l’Africa, quindi ogni anno andavamo in Rhodesia, Zimbabwe, Senegal, e poi lo seguivo nei viaggi per il suo lavoro, Almeria, Spagna, dove girava i Western. Poi i viaggi per promuovere il film. Ho fatto una vita bella e fortunatissima che però non ha risparmiato grandi dolori. Ma io non amo il lamento, amo la dignità. La vita è bella, ma poi papà muore in un incidente stradale e mamma a causa di un cancro. Quindi la vita fortunata non garantisce che non ci saranno dispiaceri. C’è un prezzo da pagare per tutto, nulla è gratis”.
Cosa vorresti oggi?
“Continuare a fare cinema, approfittare del successo internazionale che ha avuto Vera per lavorare sempre di più nel mondo del cinema e vivere da artista e da essere umano libero, facendo qualunque cosa mi permetta di essere me stessa. La libertà rende creativi, evita i conflitti, è il segreto della felicità”.
Non sei stata tanto capita, vero?
“Ancora adesso non sono capita. Per la gente non sono mai all’altezza, ma superare l’influenza del giudizio altrui fa parte di un percorso giornaliero e ci si arriva. Io però me ne frego sei giudizi della gente, ho imparato che la vita è precaria, ti può sfuggire in un attimo, perché la precarietà l’ho vissuta sulla mia pelle. E allora perché non essere quello che siamo con le nostre imperfezioni? Ma chi ca*zo se ne frega! Chi ci somiglia ci capirà e tanta gente ci odierà, ma questo accadrà pure se faremo sforzi per essere capiti. E allora tanto vale non farlo. Ho lottato per essere senza filtri e senza maschera. Se facessi psicoterapia la prima cosa che farei è innamorarmi dell’analista, perché io faccio sempre la cosa sbagliata”.